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Marina Tagliaferri, intervista esclusiva

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Marina Tagliaferri


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UPAS, doppiaggio e voglia di teatro

Centro Televisivo Rai di Napoli nel pieno dei festeggiamenti per il ventennale di Un Posto al Sole, la più longeva serialità italiana di sempre. Al “Caffè Vulcano” ci raggiunge la squisita, disponibilissima e sorridente Marina Tagliaferri che da pochissimo ha terminato di girare alcune scene della social soap.

Iniziamo a scherzare su dove sia Bricca, la sua affettuosa cagnolina di sette anni, che l’anno scorso ci aveva fatto compagnia durante la nostra chiacchierata sempre in Rai. Troppa confusione l’avrebbe forse indisposta o impaurita, meglio lasciarla in mani sicure ed amorevoli.

Questo compleanno di UPAS è un traguardo meraviglioso non solo per i diretti protagonisti, ma anche e soprattutto per il pubblico, incollato ogni sera davanti alla televisione, che continua ad appassionarsi in maniera sempre più coinvolta alle vicende del “condominio” più famoso d’Italia.

Lo definirei sicuramente un miracolo televisivo, perché siamo la sola serialità che va avanti da così tanto tempo, soprattutto perché Napoli, unica in questo, ci è stata accanto, ci ha aiutato, ci ha protetto. E poi, perché si è creata una bella atmosfera tra tutti noi, per cui si procede, giorno dopo giorno, come una vera famiglia.

Non avremmo mai immaginato che quello che doveva durare inizialmente nove mesi, che già ci sembrava tantissimo se paragonato alle tournée teatrali, sarebbe diventato parte della quotidianità di ognuno di noi fino ad arrivare a celebrare questa importante ricorrenza, un compleanno tanto significativo.
Il merito va agli autori che sono sempre al passo con i tempi e cercano di rendere le situazioni quanto più realistiche possibili.
Mi piace che in UPAS si parli di argomenti veri, anche spinosi, senza però indugiare inutilmente in particolari eccessivi. Ad esempio, si affrontano tematiche forti come i maltrattamenti e i femminicidi, senza esibirli mai in maniera gratuita. Le violenze mostrate sono brutali ma solo fino ad un certo punto; vanno analizzate per lanciare un messaggio sociale, non serve affatto ostentarne la ferocia.
Nello specifico, il mio personaggio, dato il suo ruolo di assistente sociale, spesso si trova a fronteggiare situazioni difficili che vedono protagoniste donne ferite fisicamente e psicologicamente a volte anche da uomini che dicono di amarle. Eppure il tutto viene trattato con quanta più delicatezza possibile perché non è necessario estremizzare o scendere in particolari scabrosi, ciò che conta davvero è parlarne con concretezza da tutte le angolazioni possibili.

E questo è anche il punto di forza di Giulia che, senza retorica, si rimbocca le maniche e va dritto al cuore del problema per cercare di risolverlo.

Giulia è un personaggio apparentemente facile da etichettare, invece ha in sé due diverse anime che si completano a vicenda. Da una parte è una persona molto tradizionale sempre pronta ad aiutare gli altri, una madre e una nonna premurosa, dall’altra, è una mezza rivoluzionaria che in passato si è spinta oltre fino a compiere persino azioni discutibili, salvo poi pentirsi e tornare sui suoi passi.

In questo senso, sono simile a Giulia. Anche se non ho figli ho però una grande famiglia alle spalle, sono attaccatissima a certi valori che considero inscindibili, eppure sono completamente “sdirazzante”, quella che, con le sue scelte professionali, ha sbalordito tutti i parenti, risultando, appunto, anticonvenzionale.

L’anno scorso l’abbiamo intervistata in occasione del doppiaggio del film ‘Dove eravamo rimasti’, titolo originale ‘Ricki and The Flash’, in cui prestava la voce alla grandiosa Meryl Streep. Nel vedere il film si rimane ipnotizzati dalla bravura dell’attrice e dal fatto che la sua voce si incolli perfettamente a quella della protagonista. Che altra splendida sorpresa ha in serbo per noi nell’immediato come doppiatrice?

Il doppiaggio è uno dei miei grandi amori cui mi sono sempre dedicata in parallelo con altri lavori. Doppiare LEI, la Streep è stata un’esperienza unica. Effettivamente il fatto che avessimo un timbro vocale così simile ha stupito anche me. Confesso che, di solito, non guardo molto i film in lingua originale perché capisco sì l’inglese, ma se voglio essere totalmente presa dalla trama, preferisco sia doppiato. Nel vedere, o meglio, ascoltare ‘Ricki and The Flash’ per doppiarlo, a volte chiudevo gli occhi e riuscivo a percepire la forte somiglianza delle nostre voci.

Quando abbiamo terminato e uno dei responsabili del doppiaggio ha detto che sembrava che la Streep si fosse doppiata da sola in italiano, perché tra canto e parlato c’era la stessa voce, è stata una soddisfazione enorme per me.

Rispetto alla recitazione, nel doppiaggio il tempo che intercorre dal provino alla firma del contratto è abbastanza ristretto, anche una ventina di giorni, per cui non è facile sapere in largo anticipo in quale progetto ci si imbarcherà.

Da pochissimo ho però terminato a Roma il doppiaggio di ‘Sully’, il film diretto da Clint Eastwood con Tom Hanks, Aaron Eckhart, Laura Linney, Autumn Reeser, Chris Bauer, Jerry Ferrara, Holt McCallany e Sam Huntington che narra, tra ricostruzione e dramma, del ‘Miracolo dell’Hudson’, l’eroico ammaraggio sul fiume Hudson, nel gennaio del 2009, da parte del pilota Chesley Sullenberger. Con il suo coraggioso intervento riesce a non far spaccare l’aereo e a salvare la vita di tutti i passeggeri e dell’equipaggio, eppure una serie di indagini in cui viene coinvolto rischia di distruggerne reputazione e carriera.

Il film, uscito in America il 9 settembre, sarà nelle sale italiane dal 1 dicembre. Io presto la voce a Laura Linney che impersona Lorraine Sullenberger, per cui venite al cinema a sentirmi.

Per quanto riguarda il teatro, l’anno scorso ci disse che non aveva progetti in cantiere; è cambiato qualcosa nel frattempo?

In questo momento nessuno, però, ci sto pensando seriamente. Dipende da una serie di fattori che devono convergere e, soprattutto, dal tempo. Non si può pensare ad un progetto ed inscenarlo subito, ci vuole la giusta tempistica.

Mi piacerebbe fare uno spettacolo a Napoli in italiano non in napoletano, non sarei totalmente a mio agio. L’ideale sarebbe recitare sul palco con dei cari colleghi. Il problema è mettere tutti d’accordo per i tempi.
Non è facile incastrare le riprese di Un Posto al Sole con delle prove in teatro e con la vita a Roma. Insomma, è un pochino complicato, ma non è detto che non ci si riesca, lo vorrei tanto. E ventiquattro ore non bastano comunque in una giornata. Ce ne vorrebbe qualcuna in più, però con gli impegni di adesso, sennò diventa assurdo!

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Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.