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Legge speciale per Napoli e mini boom economico di inizio Novecento

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Francesco Saverio Nitti
Francesco Saverio Nitti


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Dura solo pochi anni e porta benessere e ricchezza, ma la Grande Guerra interrompe tutto

Per quarant’anni, dalla pseudo unità fino al 1900, il Sud subisce il sacco dei piemontesi che, come novelli barbari, devastano e depredano tutto il possibile.

Sottraggano i terreni demaniali e quelli ecclesiastici e, con il ricavato, avviano l’opera di modernizzazione di Roma e Torino, costruendo ampie strade e ricchi palazzi.

Tentano di derubare, senza riuscirci, il Banco di Napoli, che rimane l’ultimo baluardo per l’economia del Sud.

Grazie ad una classe dirigente capace e alla politica agraria si riesce a far sopravvivere economicamente l’ex Regno Borbonico fino al 1877, quando la legge che introduce i dazi doganali affossa definitivamente il meridione, limitando le esportazioni dei prodotti agricoli e dando vita al fenomeno dell’emigrazione verso le Americhe, sconosciuto fino a quel momento nel Sud, mentre era una piaga nel Nord Est della penisola.

Nel 1900 un politico lucano, che ha ricoperto anche il ruolo di capo del governo, Francesco Saverio Nitti, pubblica il libro ‘Nord e Sud’ che dimostra, incontrovertibilmente, che il meridione era stato sfruttato e razziato, giungendo alla conclusione che per 100 lire prodotte nel settentrione si contrapponevano 85 lire prodotte nel meridione. Oggi il divario è 100 a 55.

Il lavoro di Nitti allarma il governo e risveglia la coscienza dei politici meridionali, che si ricompattano e chiedono la restituzione di ciò che è stato tolto. In qualche modo, il governo accetta le richieste e Giovanni Giolitti promulga alcune leggi speciali.

Nel 1902 inizia la costruzione dell’acquedotto pugliese, nel 1904 viene emanata una legge speciale per la Basilicata e una su Napoli e, nel 1906, sulla Calabria.

Quella su Napoli prevede una serie di sgravi fiscali agli imprenditori che ne avessero implementato l’industria, evitando contributi a pioggia, per non attrarre gli sciacalli.

Viene individuata un’area di periferia, quella che oggi si chiama Zona Est e verte su Poggioreale, Gianturco, San Giovanni e Ponticelli.

La classe agiata, appoggiata dal Banco di Napoli, vede in questa legge speciale una nuova opportunità di crescita e, in solo quattro anni, vengono costruite numerose aziende meccaniche e ferroviarie e finanche uno zuccherificio.

Il beneficio per la città è enorme; si abbatte la disoccupazione, si aumenta il reddito pro capite e si incrementano i consumi.

La bontà della legge speciale su Napoli e il mini boom economico che la città sta vivendo sono documentati da un’inchiesta del Senatore napoletano Pasquale Villari che, nel 1910, visita personalmente l’area industriale, riportando, nel suo report, i nomi di ogni singola fabbrica e la situazione dei libri contabili.

Pasquale Villari
Pasquale Villari

Questa indagine dà un esito sorprendente, una crescita esponenziale verso l’efficienza, grazie alla bravura delle maestranze e della classe dirigente.  Diventa chiaro che, in pochi anni, i prezzi sarebbero stati competitivi con le aziende del Nord Ovest. Ciò mette in allarme quel comitato affaristico piemontese che da quarant’anni spadroneggia nella penisola, corrompendo politici e funzionari, che corre ai ripari.

L’occasione si presenta nel 1914, quando scoppia la Prima Guerra Mondiale e l’Italia si dichiara neutrale. I Servizi segreti inglesi, però, vogliono l’entrata in guerra del Belpaese contro gli Imperi centrali, con i quali Vittorio Emanuele III ha firmato un trattato di alleanza per aprire un nuovo fronte a Sud.

Addirittura i Servizi di sua Maestà hanno un loro uomo nel governo, Sidney Sonnino, che ricopre il ruolo di Ministro degli Esteri; tutto ciò è documentabile visto la desecretazione dei documenti da parte dell’Intelligence britannica ed è descritto, con dovizia di particolari, in un saggio del giornalista d’inchiesta Giovanni Fasanella.

Con l’entrata in guerra contro l’Austria e la Germania, gli equilibri interni italiani cambiano e il Sud viene trasformato in una vera e propria colonia.

I giovani divengono carne da macello e sono mandati a morire nelle trincee, mentre le commesse dello Stato vengono assegnate alle industrie del Nord – Ansaldo, Orlando, FIAT – costringendo le industrie napoletane a chiudere. Quelle che resisteranno saranno poi rilevate a basso costo dalle società del Nord, come i cantieri Pattison a Castellammare di Stabia.

Dal 1918 il meridione diventa una colonia italiana. Oggi la zona est di Napoli è in rovina, con insediamento di campi rom abusivi in fabbriche abbandonate. La vera sfida sarebbe in una riqualificazione dell’area, ma nessuno, finora, ha voluto o potuto provarci.

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Autore Mimmo Bafurno

Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. In uscita il suo volume "Image EDITING", attualmente collabora con terronitv.