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La ritrazione

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Il respiro profondo prima del balzo. Il prodromo ad un percorso già affrontato. È riappropriarsi di sé.
L’iniziazione, e con essa i momenti che la precedono e le susseguono, danno l’idea di una paramnesia; la prima fase che si affronta è certamente quella interiore, ci si chiude naturalmente in un silenzio meditativo e successivamente si è messi al buio generatore di un obnubilamento che schiude il tempo del pensiero dimensionale.

Questo appena descritto è un momento cardine, poiché si ha il primo punto di intersezione tra il piano materiale, rappresentato dalla vita vissuta fino a quel momento, e quello psichico; la scintilla, l’intuizione, l’odore del selvatico per il leone vissuto in cattività. Questa presa di coscienza, seppur ancora larvale, afferisce, dunque, il piano emozionale e non più quello razionale.

Si insinua nella mente il tema dello “scopo”. Lo “scopo” della ricerca, quello teleologico, quello più banale è l’obbedienza. Si affrontano i simboli, tracce sfuocate nella mente finalmente resi manifesti, il rituale.

Si anela, in prima istanza, l’interiorizzazione della Chiave di decodifica della conoscenza. La ricognizione, dunque, non può che partire da se stessi. Bisogna interrogarsi sul perché si è scelto tale percorso, sul quomodo affrontarlo e soprattutto, come si diceva prima, sullo “scopo”.

La risposta a queste domande determina la strada.

Non bisogna averne timore: il solo fatto di porsi questi interrogativi e di essere lì, dimostra che certi concetti sono attivi in noi da sempre; le tracce sfuocate di cui sopra.

L’essere messi di fronte a se stessi e, contemporaneamente, di fronte alla potenza di se stessi, genera, in un primo momento, un sentimento di insufficienza che lascerà il campo a quello dell’entusiasmo e soddisfazione per aver avuto la volontà e la forza di affrontare il percorso del ricongiungimento con il se stesso.

Si ha la sensazione che l’iniziazione non si esaurisca con il rituale dell’iniziazione, ma che coinvolga l’intero percorso. L’iniziato è l’individuo che ha appena cominciato una ricognizione principalmente spirituale che non può esaurirsi con il primo “atto”.

In questa ottica, il lavoro dovrà essere quotidiano; la tenacia sarà determinante, poiché si è di fronte un percorso lungo e complesso. Non di meno si para di fronte lo scopo ultimo: la Consapevolezza del Tutto che passa attraverso se stessi.

Raggiungere l’essenza Superiore racchiusa in un semplice e logorando corpo è quanto di più soddisfacente ci è dato a questo livello immaginare.

Tutto quanto sopra detto potrebbe far pensare sia l’esposizione di un pensiero i cui concetti restano astratti. Materiale e spirituale ovvero psichico, l’impronta di una esistenza passata, la coscienza di sé fuori dal sé… è il contrario, o meglio, sta a ciascun “iniziato” far in modo che non lo sia.

Non c’è nulla di più reale di se stessi. La curiosità accompagna. L’intuito, l’Officina è la fucina, lo scibile è lo strumento mediano, noi siamo il mezzo.

Lasciare libero sfogo alla propria “naturale”” curiosità, porterà l’individuo ad approfondire determinati concetti da cui ne deriveranno altri e poi altri ancora. Ci si renderà conto che vi sono livelli di percezione che nello stato “profano” non era dato nemmeno immaginare che esistessero.

Singoli eventi, anche banali e quotidiani, a cui prima nemmeno si dava peso, assumeranno tutt’altro valore; si intercetterà il senso ultimo delle cose, la connessione tra esse, la trama al cui centro non può che esserci l’individuo quale mezzo.

È, quindi, un privilegio poter affrontare suddetta strada poiché ad un ristretto numero di persone è concessa una tale “naturale” capacità. Strettamente connesso al privilegio, vi sono gli oneri. Come detto, la tenacia, il lavoro, l’impegno, la partecipazione, l’azione.

È ovvio che la massima potenza si abbia con il rituale dell’iniziazione ed è per questo motivo che si è voluto porre l’accento proprio su quel particolare evento. È altrettanto vero, però, che con il trascorrere del tempo e con la frequentazione dell’officina, ciò che all’inizio appariva un esercizio di stile quasi accademico, ha trasmesso molto più di quanto ci si aspettasse.

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Autore Antonio Petito

Antonio Petito, nato a Napoli nel 1980, laureato in giurisprudenza all'Università degli studi di Napoli 'Federico II' e dal 2009 avvocato specialista in diritto commerciale.