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La Mosca Cocchiera, Venere e l’Afghanistan

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Mosca Cocchiera


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Le parolacce sono sempre fuori posto?

Una dama si felicitava con Boiste, un lessicografo francese, perché aveva scartato dal suo vocabolario tutte le parole oscene.

Rispose lo spietato e poco galante lessicologo:

Eh Madame, le avete dunque cercate!

Perciò, non prendetevela con me se mi leggerete fino in fondo, e assumetevi ogni responsabilità, poiché questa volta non userò un lessico gentile e non mi preoccuperò dell’ecologia verbale.

L’espressione “fare la mosca cocchiera” vuol dire attribuirsi dei meriti che non si hanno, o che si hanno solo in minima parte.

Il tutto deriva da una favola di Jean de La Fontane, ripresa da Fedro, in cui una mosca giunge presso una carrozza dalla quale i passeggeri sono scesi e proseguono a piedi per favorire i cavalli che percorrono una salita. La mosca solletica e punge tutti i passeggeri, compreso il cocchiere e i cavalli, intimando loro di far presto. Infine, quando il cocchio si riavvia coi passeggeri a bordo, si prende il merito di aver trascinato lei, tutti quanti, in cima alla salita.

Un bravo insegnante trascina i propri studenti affascinandoli, così come accadeva per la politica ottocentesca, ma oggi, la politica, come si è ridotta?

È davvero possibile che un leader di partito non riesca a fare alcuna differenza tra migranti in cerca di lavoro e un fenomeno migratorio nato dalla necessità di salvare la pelle a uomini, donne, anziani e bambini?

Il politico, oggi, è solo un’ipocrita mosca cocchiera?

A ben guardare non trascina le masse ma, più semplicemente, osserva dove queste ultime si dirigono e ci si mette a capo, prendendosi i meriti dei loro bisogni.

Non ti trascina con la propria saggezza poiché, più scaltramente, annusa il tuo odio e, per ottenere il tuo voto, ti dice che fai bene e che, anche lui, è come te e ti aiuterà ad averne di più.

Non è un affascinatore di masse bensì un insulsa mosca che ti punge alle spalle per poi proporsi come guida.

Possibile che tutti gli italiani siano così imbecilli da non saper fare alcuna differenza tra migranti in cerca di lavoro e fenomeno migratorio dovuto a grave e drammatica emergenza?

No, non è possibile, anche se taluni hanno goduto nel vedere cadere nel vuoto, dal cielo, quei poveri afghani i quali, ingenuamente, avevano pensato di salvarsi la vita aggrappandosi ad un aereo.

Ma sono pochi, inetti e crudeli, un’esigua minoranza di imbecilli, i soliti idioti, non la maggioranza degli italiani.

L’Italia è fatta di gente che ha sempre avuto un Cuore e che vanta uno straordinario numero di volontari che si adoperano in ogni settore di carattere sociale e umanistico.

Se fino a ieri le luride mosche hanno avuto vita facile a creare ad arte filmatini di parte per alimentare l’odio di chi già lo covava nel proprio acido animo, questa volta, ne sono certo, non tutti saranno così coglioni da cascarci.

Per ingannare qualcuno devi essere bravo a mentire, ma non basta, devi anche sapere cosa gli altri siano disposti a credere, e io non penso che la maggioranza degli italiani sia disposta a dare una sola briciola del proprio cervello in favore di una menzogna che non è più accettabile.

In conclusione?

È ai quadri di battaglie che bisognerebbe applicare foglie di fico, e non al ventre di Venere e degli amori. Le dolci immagini che insinuano nelle nostre vene il desiderio creatore, noi le proscriviamo come criminali. Ed esaltiamo a tutti i crocevia il bronzo dei generali che hanno trasformato la terra in cimitero.
Anatole France

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.