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La mia autobiografia

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Scoprire se stessi attraverso il proprio giudizio

Che tu abbia un giudizio elevato o alquanto superficiale di ciò che giudichi, stai parlando di te.
Se nella bellezza vedi il brutto stai scrivendo l’autobiografia delle tue frustrazioni.
Se vedi parti di bellezza, dove la maggior parte vede solo il tetro e il nefasto, stai scrivendo l’autobiografia del tuo modo positivo di vivere.

Come disse, romanzando, Oscar Wilde:

Non esistono libri morali o immorali, esistono solo libri scritti bene o scritti male, nient’altro che questo.

La Vita, perciò, è un’opera d’arte che non viene giudicata dalla vita stessa, ma dalle proiezioni mentali dell’osservatore, il quale riversa sulla vita stessa la propria autobiografia.

Non posso conoscere il Mondo, ma posso conoscere Te, anche solo ascoltando cosa pensi del Mondo.

Dicendo:

Io voglio migliorare il Mondo!

Stai in realtà dicendo:

Io sono migliore del Mondo e lo voglio migliorare a mia immagine e somiglianza!

Ritenendo che tu possa essere il metro di misura giusto per le cose del Mondo.

La Vita non ha nessun interesse per le questioni morali o immorali, giacché queste cambiano nel tempo, nel luogo e nello spazio e il Mondo si cambia da solo, che tu lo voglia o no.

Ciò che era morale nell’antico passato, oggi è di abominio agli occhi dell’essere umano e per tale ragione, ciò che è oggi immorale, è quasi matematico e certo, non lo sarà più in futuro.

Non è il Mondo, ma gli occhi di chi osserva il Mondo, a cambiare!

L’opera d’arte potrebbe non essere la biografia dell’autore, ma è certo che il giudizio dell’osservatore, questo sì, è quel che l’osservatore ha dentro.

L’opera d’arte potrebbe essere richiesta a comando, ma quel che tu pensi dell’opera che osservi viene da sé, sorge da solo, e parla di te più di quanto tu possa immaginare.

Una cosa bella contiene parti di non bellezza, ma tu cosa vedi?

Una cosa brutta contiene parti di non bruttezza, ma tu cosa vedi?

Quello che pensi di quello che vedi mi parla di te, mi sussurra cose che hai dentro e che forse nemmeno tu conosci, ma che ti possono essere rivelate se solo hai il coraggio di osservare non più quel che è fuori di te, quanto, invece, i tuoi stessi pensieri in merito a quel che fuori di te si trova.

I giudizi e le critiche, buone o cattive, giuste o sbagliate che siano, non rivelano la bellezza o la bruttezza dell’opera osservata dallo spettatore, bensì quel che ha nell’animo lo spettatore stesso.

Quel che è fuori è mera apparenza.

Così infatti cantò il poeta Kabir:

A che serve che lo studioso ponderi parole e concetti, se il suo Cuore non trabocca d’Amore?

A che serve che l’asceta indossi abiti color zafferano se dentro di sé è apatico, scialbo e piatto?

A che serve che tu ostenti moralità fino a farla brillare davanti agli uomini,
se non c’è musica al suo interno?

Perciò…

Quel che è fuori è mera illusione.

Quel che è dentro viene rivelato da quel che pensi, di volta in volta, del Mondo.

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.