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I segni del disturbo mentale giovanile

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disturbo mentale giovanile


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Attenzione ai segnali del comportamento giovanile!

Se hai trovato una risposta a tutte le tue domande, vuol dire che le domande che ti sei posto non erano giuste.
Oscar Wilde 

In questo mondo pieno di tuttologi, con le risposte pronte per ogni evenienza, cerchiamo, se non altro, di dare indicazioni, seppure incerte, per poter riconoscere scenari preoccupanti in merito ai disturbi mentali dei giovani.

Prima di tutto, però, un allarme che riguarda gli adulti. Se un Sottosegretario politico dichiara, oltretutto vantandosene, di non aver letto nemmeno un libro in tre anni, davvero non possiamo pensare di essere in buone mani.

L’esperienza è importante ma non può essere dissociata dallo studio e dai continui aggiornamenti. Studio ed esperienza sul campo sono le due ali necessarie per poter volare nel mondo dell’apprendimento della soluzione dei problemi. Con un’unica ala si resta a terra.

Sorvoliamo ora su questa triste considerazione e veniamo ai segnali da tenere, guardinghi, sotto controllo.

Se un giovane, che fino a ieri era sociale e socievole, parlava con tutti, spesso amichevole e gentile, arzillo e pieno di vita, tutto ad un tratto diventa scontroso, chiuso, asociale e per nulla incline a relazionarsi con il mondo esterno, occorre preoccuparsi e domandarsi seriamente per quale motivo sia avvenuto in lui un cambiamento così drastico.

Un altro segnale importante è tutto ciò che riguarda l’autolesionismo.
Basti pensare che un giovane su cinque ha sperimentato almeno una volta il farsi del male da solo e di proposito.

Le statistiche dicono che generalmente, i giovani, si feriscono sulle braccia, sulle gambe o sulla pancia perciò, pur senza farsi accorgere, occorre osservarli con attenzione.

Se da un giorno all’altro iniziano a vestirsi con maglioni larghi e dalle maniche lunghe, anche se nulla è certo, potrebbe essere che lo facciano per nascondere i tagli che si auto-procurano. Si consideri pure il fatto che sono proprio gli autolesionisti che si suicidano in maggiore percentuale se non si interviene preventivamente.

I genitori di oggi tendono a voler diventare amici dei propri figli ma non c’è nulla di più sbagliato. I giovani hanno bisogno di guide sicure e di punti di riferimento poiché gli amici li sanno trovare da soli. Una cosa è raccogliere le loro confidenze ma ben altra è fare gli amiconi non avendone nemmeno le caratteristiche.

Un genitore adulto non è in grado di mantenere i ritmi dei giovani e non può neppure diventare un punto di riferimento se i figli li percepiscono come loro pari.

Troppo spesso, poi, sentiamo dire:

Io non posso dedicare molto tempo ai miei figli, ma non è importante perché ciò che conta è il tempo di qualità!

Altra faccenda del tutto errata.

Nel tempo breve si finisce soltanto, e purtroppo anche spesso, a parlare di cose razionali e tecniche:

Cosa hai fatto a scuola? Che voto hai preso? Hai fatto i compiti? Fammi vedere! Uh che bravo! Bene bene!

I giovani, però hanno bisogno anche delle astrazioni giacché non vivono solo di questioni tecniche. Queste ultime le vivono gli adulti, sempre impegnati a far di calcolo e che, anche per questo, invecchiano precocemente dentro di sé.

Il gioco, anche se frivolo – ma frivolo lo è ovviamente solo nella testa dell’adulto – è un elemento importante di condivisione, così come il discutere di cinema, musica, o di astrazioni come la solitudine, la rabbia, la malinconia, l’allegria, il pianto e il riso, tutte cose che non si possono toccare ma che vivono fortemente nell’anima.

Una postilla aggiuntiva la meritano i genitori disperati che hanno figlie anoressiche e che si colpevolizzano poiché si ritengono responsabili.

L’anoressia, ci ricorda il Prof. Stefano Vicari, è una malattia come tante altre.

Nessun genitore si sentirebbe in colpa a causa di figli malati di diabete, di epilessia o di qualche disabilità corporea.

Dobbiamo buttarci alle spalle vecchi concetti e non vedere più le malattie come condanne piovute dal cielo.

Se proprio vogliamo guardare l’anoressia come qualcosa che abbia un insegnamento per noi, vediamola come un invito a rammentarci che non di solo pane vive l’uomo.

La nostra società dei consumi, con tutti i modelli di perfezione esteriore sta creando reazioni anti-corpali nei confronti della materialità.

Sembra dire l’anoressica:

Che me ne faccio del cibo se non ho affetto e conforto dal mondo?

Prendiamo atto di tutto questo e aumentiamo le dosi d’amore che la società dei calcoli, dei consumi, della competitività e della produttività non può e non sa donare.

Non di solo pane vive l’uomo, ci venne detto, e Gore Vidal aggiunse:

Il cervello che non nutre se stesso, divora se stesso.

Non ascoltate certi politici, da qualunque parte provengano. Non è questione di partiti di destra o sinistra, di religioni, di ideologie, di metafisica, di misticismo o razionalità, è che proprio, senza sane letture e senza un sincero studio a fin di bene, finiamo per alimentarci di pensieri auto-distruttivi e per nulla edificanti per il cuore così come per la psiche.

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.