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Gli ospedali storici italiani ripartono dalla cultura

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Santa Maria Nuova a Firenze


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Le strutture antiche di Milano, Venezia, Roma, Firenze e Napoli fondano ACOSI, l’associazione nazionale per potenziare la gestione e la valorizzazione del loro patrimonio artistico

Riceviamo e pubblichiamo.

Leonardo Da Vinci utilizzava già i loro laboratori per le sue prime dissezioni. Manzoni, ne ‘I Promessi Sposi’, raccontava del Lazzaretto e delle sue pene. Poi ci sono i sontuosi giardini dell’impero romano, le opere straordinarie di Della Robbia e Giambologna.

E sono solo alcuni dei tesori e delle storie che gli ospedali storici italiani custodiscono sfidando i secoli e portando avanti senza sosta la loro attività sanitaria, di cura e di ricerca. Due anime che convivono in loro e che ne rappresentano l’unicità e al contempo la grande sfida.

Per questo è nata ACOSI – Associazione Culturale Ospedali Storici Italiani: creare una rete in grado di rafforzare la loro missione sociale e di rendere ancora più aperto e disponibile il loro enorme patrimonio che unisce opere di inestimabile valore, edifici simbolo e una mole documentale che raccoglie la storia della medicina attraverso i secoli.

Aderiscono ad ACOSI gli enti sanitari e ospedalieri e altri soggetti giuridici pubblici o privati che siano dotati di un patrimonio storico o di beni museali.

Gli enti fondativi sono i più antichi d’Italia: l’Ospedale S.Maria Nuova di Firenze, l’Ospedale Civile SS. Giovanni e Paolo di Venezia, Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, l’Ospedale Santo Spirito in Sassia di Roma e l’Ospedale degli Incurabili – MAS di Napoli. Strutture ospedaliere impegnate nell’attività sanitaria e di cura e che custodiscono beni e documenti degni dei più grandi musei o biblioteche.

Oggi, 9 ottobre, si è tenuta la prima grande assemblea nazionale, all’Istituto degli Innocenti di Firenze a cui hanno partecipato Giancarlo Landini, Presidente Fondazione Santa Maria Nuova Onlus e Presidente ACOSI Mario Po’, Direttore Polo Culturale e museale Della Scuola Grande di San Marco e componente Comitato Scientifico ACOSI, Niccolò Persiani, professore ordinario Università degli studi di Firenze e Presidente Comitato Scientifico ACOSI, Angelo Tanese, Direttore Generale ASL Roma 1 e Vicepresidente ACOSI, Paolo Galimberti, dirigente dei Beni Culturali dell’Ospedale Maggiore di Milano e Consigliere ACOSI, Michele Tessarin, Direttore Sanitario Ulss 3 Serenissima e Consigliere ACOSI, Gennaro Rispoli, Presidente associazione Il Faro d’Ippocrate e Direttore del Museo delle Arti Sanitarie di Napoli e consigliere ACOSI. È intervenuto anche il Sindaco di Firenze, Dario Nardella

Già dal Medioevo, i maggiori artisti italiani frequentavano questi ospedali e le loro opere d’arte venivano realizzate al loro interno o gli venivano donate. La letteratura li ha raccontati ampiamente, come il Lazzaretto de ‘I Promessi Sposi’ costruito nel 1488 all’Ospedale Maggiore di Milano, progettato dal Filerete e nato dalla riforma promossa dall’Arcivescovo Rampini, resa poi operativa nel 1456 da Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti.

A Firenze, l’Arcispedale di Santa Maria Nuova fu fondato nel 1288 da Folco Portinari, padre di Beatrice celebrata da Dante Alighieri. Ancora oggi è uno dei principale luoghi di cura e assistenza della città e allo stesso tempo custodisce le opere inestimabili di Della Robbia, Giambologna e Buontalenti, solo per citarne alcuni. Qui operano da 700 anni le suore oblate ospedaliere e la stretta connessione con la vita liturgica è testimoniata dalla Chiesa di Sant’Egidio, celebre anche per il tabernacolo di Rossellino e lo sportello del Ghiberti.

A Roma, il Complesso Monumentale del Santo Spirito in Saxia custodisce un vero e proprio tesoro: l’area dove sorge era occupata dalle costruzioni imperiali e dai sontuosi giardini, gli ‘Horti Agrippinae’ di Agrippina Maggiore, che dal Gianicolo si estendevano fino al Tevere, di cui ancora oggi, nei locali sottostanti la Corsia Sistina, sono visibili resti di muri ad opus reticulatum, pavimenti in mosaico, frammenti di marmi scolpiti e resti di affreschi.

La Scuola Grande di San Marco a Venezia è un edificio rinascimentale, fondato dall’omonima Scuola, che si affaccia sul Campo Santi Giovanni e Paolo a Venezia. Al suo interno c’è la Biblioteca antica, il Museo di storia della medicina, il Museo di Anatomia Patologica, la Farmacia Storica, la Chiesa Ospedaliera, l’Itinerario dei medici ebrei, le raccolte d’arte e le architetture monumentali della Scuola Grande di San Marco e dell’ex-Convento domenicano.

A Napoli, l’Ospedale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili, insieme a un percorso museale tra farmacie storiche, chiese e cicli di affreschi, custodisce una collezione di circa 15.000 oggetti: antichi strumenti medico-chirurgici e scientifici, documenti, reperti anatomopatologici, preparati a secco e in formalina, cere e rilievi anatomici del secolo XVIII, ricostruzioni di farmacie storiche.

Ogni ospedale ha un percorso museale, che grazia all’attività dell’Associazione verrà da ora valorizzato al meglio con strumenti e strategie condivise a livello nazionale, progetti comuni e attività di promozione, a partire dall’implementazione del sito www.acosi.org che contiene le news e le schede di ogni ospedale

La presidenza Acosi sarà a rotazione tra le 5 città fondatrici. Si parte da Firenze, con Giancarlo Landini, Presidente della Fondazione Santa Maria Nuova. L’anno prossimo toccherà a Roma

Spiega il dott. Landini:

L’assemblea è un evento importante, che si ripeterà annualmente. Per la prima volta uniamo soggetti di natura sanitaria per la valorizzazione del loro patrimonio storico, culturale e artistico. L’associazione nasce nel mezzo di una pandemia, con un’emergenza sanitaria che ha messo ben in risalto l’importanza del sistema sanitario nazionale.

La scelta del momento vuole anche rappresentare un segno di riscatto e di ripartenza per il Paese, che passa necessariamente dalla cultura e dalla bellezza, anche all’interno della strutture che riescono a perpetuare nei secoli la loro vocazione assistenziale e di cura.

Ha detto Angelo Tanese:

Oggi vogliamo lanciare un messaggio forte, per valorizzare il nostro grande patrimonio artistico storico e culturale.

Ogni azienda sanitaria che possiede ospedali storici è impegnata, a distanza di secoli, nell’assistenza e nella cura delle persone, e lo fa nel solco di una tradizione e custodendo un patrimonio storico-artistico ingente che richiede tutela e valorizzazione.

Il nostro obiettivo è quindi coinvolgere altre realtà che condividono questo impegno e collaborare con enti e istituzioni che vogliono investire in questa nostra azione. Nel nostro Paese cura e cultura sono intimamente legate e dobbiamo rendere i nostri ospedali storici luoghi di fruizione culturale e di identità collettiva.

L’Associazione Culturale Ospedali Storici Italiani nasce per condividere con i suoi associati le migliori pratiche di conservazione, gestione e la valorizzazione del patrimonio artistico, storico, culturale ed architettonico in possesso di aziende sanitarie ed ospedaliere, oltre che promuovere l’incremento trasparente e sostenibile del patrimonio scientifico materiale e immateriale in possesso delle strutture.

L’obiettivo è anche contribuire a creare un nuovo modello di servizio culturale e turistico, incentivando la collaborazioni con le istituzioni e le associazioni territoriali.

L’ACOSI, inoltre, riconosce il valore sussidiario dei musei e delle opere per il potenziamento dell’attività sanitaria e assistenziale e per una maggiore “umanizzazione” delle cure attraverso una fruizione diretta ai pazienti e familiari del patrimonio culturale.

Ha detto il Sindaco Nardella:

Le istituzioni locali e nazionali hanno un ruolo molto importante nella tutela e valorizzazione di realtà che sono ancora attive in ambito sanitario e allo stesso tempo hanno una forte tradizione di storia e cultura.

A Firenze possiamo lavorare per creare un vero e proprio circuito culturale per i turisti, diverso da quelli più battuti, che faccia scoprire la bellissima storia di Santa Maria Nuova e il suo percorso museale. Ma possiamo anche sviluppare una rete tra le grandi città che ospitano questi istituti proprio per dare vita e sostenere un progetto di respiro nazionale.

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