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Burn after reading, la CIA presa in giro dai Coen

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La venerazione nata per questi due fratelli cinefili e cineasti risale alla visione de Il grande Lebowski’: quel film resta una delle pietre miliari del cinema, per come lo vedo io, e mi fece pensare per prima cosa che questi Coen erano fuori di testa… sottilmente volevo intendere geniali!

La capacità di narrare per immagini ogni evento della vita estremizzandolo per assurdo ha dell’eccezionale quando viene fatto con una tecnica registica e di scrittura pregevole: non c’è margine possibile di rinchiudere la cinematografia dei Coen nello stereotipo di un qualsivoglia genere.

La loro magnificenza è proprio questa… quando nelle sale esce una pellicola dei fratellini terribili non sai mai cosa ti aspetta, che diavoleria si sono inventati stavolta: ‘Sangue facile’, ‘Arizona junior’, ‘Crocevia della morte’, ‘Barton Fink’, ‘Mister Hula Hop’, Fargo’, ‘Il grande Lebowski’, ‘Fratello, dove sei?’, ‘L’uomo che non c’era’, ‘Prima ti sposo poi ti rovino’, ‘Ladykillers’, ‘Non è un paese per vecchi’; se vi siete persi qualcuno di questi film cercateli e guardateli, a mio parere potete tranquillamente evitare ‘Prima ti sposo poi ti rovino’ e ‘Ladykillers’, perché qualsiasi sia la trama ne sarete rapiti per l’ingegno, per l’umorismo, le creazioni visive, la straordinarietà dei personaggi e delle situazioni, la realtà mostrata attraverso il surreale.

Surreale è la parola chiave per descrivere il lavoro dei Coen e la conferma arriva con la pellicola ‘Burn after reading’: è una commedia che spiazza all’inizio e alla fine, lasciando per il frangente centrale un insieme di esilaranti momenti che danno un significato a una storia pressoché illogica.

L’agente della CIA “John Malkovich” viene licenziato per alcolismo e la moglie “Tilda Swinton”, antipatica e acida donna in carriera, non la prende tanto bene e si confida con l’amante “George Clooney”, a sua volta sposato e adulterino congenito oltre che appassionato di jogging e strani lavoretti d’artigianato.

L’ex agente raccoglie le sue memorie di anni di lavoro in un dischetto, la moglie che trama il divorzio glielo ruba per motivare la sua scelta, la segretaria dell’avvocato assunto per occuparsi della separazione perde il dischetto in questione nella palestra che frequenta. Qui viene ritrovato dallo stralunato istruttore “Brad Pitt” e dalla sua collega “Frances Mc Dormand”, desiderosa di rifarsi chirurgicamente quasi tutto il corpo, ma senza soldi sufficienti per farsi operare.

In un intreccio tanto confuso quanto diabolicamente consequenziale, tutti questi personaggi incroceranno le proprie vicende e, incontrandosi, coinvolgeranno la CIA, l’Ambasciata russa, quelle stanze del potere a cui può dare solo noia un affare così ingarbugliato.

Partendo esattamente da questi oscuri luoghi del potere è giusto soffermarsi sulle interpretazioni del film. I bravissimi caratteristi Richard Jenkins e J.K. Simmons, il padre di ‘Juno’ per intenderci, rendono appieno la sensazione di fastidio che provano i capi della CIA alle prese con questa vicenda, trattata come uno stupido incidente di percorso.

Tilda Swinton è aiutata dalla sua fisicità per un ruolo di antipatica che le calza a pennello; magnifica come in tutte le interpretazioni per le pellicole di marito e cognato, Frances Mc Dormand esalta le sue doti comiche in un’apparente normalità mostrata anche nei momenti più improbabili della storia, al limite della tragedia.

Poi c’è George Clooney alle prese con una maschera ambigua di dipendente del Dipartimento del Tesoro che, quasi sicuramente, nasconde qualcosa e non solo i numerosi tradimenti coniugali; impeccabile nella doppia veste di bello e misterioso, così come di ipocondriaco pieno di fisime, abitudini e paure, riesce comunque ad essere divertente.

Ma non posso esimermi dall’esaltare soprattutto la straordinaria prova comica di Brad Pitt: esilarante, con lui in scena la pellicola guadagna in interesse e probabilmente mette un’istintiva quanto umana curiosità sulle sorti del suo personaggio, più imbranato e ingenuo che scemo, anche se è il primo pensiero che viene quando lo si vede.

L’attore, ormai da anni, ha dimostrato la sua duttilità ma è raro vedere interpreti così affermati mettere alla berlina il proprio mito per dare sfoggio principalmente delle capacità recitative, a maggior ragione di quelle comiche viste non sempre di buon occhio da una certa critica.

Penso che ‘Burn after reading’ sia stato girato in un’atmosfera molto familiare, non solo perché c’erano parenti, Frances Mc Dormand, e amici, George Clooney, dei Coen a lavorarci, ma perché molti degli altri interpreti non vedevano l’ora di essere diretti da loro e, negli anni, hanno mandato chiari messaggi per farsi prendere in considerazione, su tutti Brad Pitt.

Forse per questo, di tanto in tanto, Ethan e Joel si trovano a scrivere certe storie di confine tra la tragica seppur assurda realtà e la comicità più devastante… per divertirsi a girare i film con gli amici e per cercare di far divertire anche il pubblico.

Non siamo al cospetto di una delle loro migliori opere ma, senz’altro, di un film che riesce a far ridere, in alcuni momenti addirittura a crepapelle, e a prendere per i fondelli la fantomatica CIA.

 

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Autore Paco De Renzis

Nato tra le braccia di Partenope e cresciuto alle falde del Vesuvio, inguaribile cinefilo dalla tenera età… per "colpa" delle visioni premature de 'Il Padrino' e della 'Trilogia del Dollaro' di Sergio Leone. Indole e animo partenopeo lo rendono fiero conterraneo di Totò e Troisi come di Francesco Rosi e Paolo Sorrentino. L’unico film che ancora detiene il record per averlo fatto addormentare al cinema è 'Il Signore degli Anelli', ma Tolkien comparendogli in sogno lo ha già perdonato dicendogli che per sua fortuna lui è morto molto tempo prima di vederlo. Da quando scrive della Settima Arte ha come missione la diffusione dei film del passato e "spingere" la gente ad andare al Cinema stimolandone la curiosità attraverso i suoi articoli… ma visto i dati sconfortanti degli incassi negli ultimi anni pare il suo impegno stia avendo esattamente l’effetto contrario. Incurante della povertà dei botteghini, vagamente preoccupato per le sue tasche vuote, imperterrito continua la missione da giornalista pubblicista.