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‘Terre del Finimondo’, nuovo album di Brunella Selo

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'Terre del Finimondo', nuovo album di Brunella Selo


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Un incontro tra Napoli e Rio, un viaggio nei mondi della musica brasiliana con testi in napoletano e in portoghese. Brani inediti della popolare artista e rivisitazioni di João Bosco, Jacob do Bandolim e Chico Buarque de Hollanda

Riceviamo e pubblichiamo.

‘Terre del Finimondo‘, titolo mutuato da un famoso romanzo di Jorge Amado, il più grande scrittore brasiliano del Novecento, rappresenta un ponte ideale tra le melodie napoletane e le forme musicali popolari brasiliane come lo chorinho e il samba.

Un racconto che si snoda attraverso brani originali e inediti, nati dalla penna e dalla voce di Brunella Selo, e alcune personalissime rielaborazioni di grandi autori brasiliani come João Bosco, ‘De frente pro crime’, Jacob do Bandolim, ‘Doce de coco’, e Chico Buarque de Hollanda, ‘Sinhá’. Un sentiero infinito di oceani e terre di un metaforico finimondo che congiunge Napoli e il Brasile in un variopinto gioco di luci e ombre, di miseria, anarchia e splendore.

Dopo otto anni da ‘Io sono Ulisse’, Brunella Selo torna con il suo quinto album, SoundFly, distribuzione Self, che racconta la vita e i sentimenti condivisi, inenarrabili dolori, bellezza e verità, e l’incredibile potere terapeutico dell’amore e della musica.

Rispetto a ‘Io sono Ulisse’ ci sono molte differenze, dovute in gran parte al mio vissuto in questi otto anni, sia sul piano personale che su quello professionale.

Io sono Ulisse dà una visione molto più cantautorale, anche per la scelta dei testi prevalentemente in italiano, con sonorità e arrangiamenti di quella matrice world che da sempre contraddistingue i miei lavori.

‘Terre del Finimondo’, invece, è un disco completamente acustico, perfettamente a metà strada tra Napoli e Brasile, con testi in napoletano e in portoghese. Non c’è più quell’inquietudine di cercare altri mari, altri orizzonti del precedente disco, in ‘Terre del Finimondo’ c’è la consapevolezza di aver attraversato la tempesta, di aver testato le proprie fragilità e le proprie risorse e di guardare ad una rinascita, che prima o poi arriva sempre.

Dopo un concept sul viaggio e sui percorsi di ricerca della vita, Brunella Selo torna con un lavoro che guarda alle connessioni con Napoli e la cultura partenopea, all’infinità di mondi contenuti nella musica brasiliana, che ha esercitato su tanti artisti un fascino irresistibile:

Sottolinea Brunella:

La definizione “musica brasiliana “racchiude in sé un’infinità di mondi: la musica popolare, lo choro, il forro, il samba… è un territorio talmente vasto, sia geograficamente che musicalmente, che è impossibile ricondurlo ad un unico concetto.

La sua bellezza è fonte di continua ispirazione, come tutte le culture in cui confluiscono etnie diverse: in Brasile Indios, Africani, Portoghesi, Olandesi; a Napoli Greci, Arabi, Francesi e Spagnoli. Sono entrambi mondi ricchi di un’infinità umanità, e anche musicalmente abbracciano un’illimitata gamma di sentimenti, ritmi, suggestioni, come non restarne affascinati?

Il fascino che ha rapito la cantante anima le undici canzoni dell’opera in cui emergono i temi del viaggio, dell’evoluzione personale, delle miserie e dei riscatti, dei ponti culturali, come quello che unisce Campania e Brasile.

Al centro dell’operazione i brani scritti da Brunella, tra episodi autobiografici, ‘Tarsila’, collaborazioni con autori partenopei quali Alessio Sollo, ‘Ciccibacco’, Antonello Paliotti, ‘Nada pra dizer’, Piero De Asmundis, ‘Nasco ddoje vote’, Pasquale Fama, ‘Mae de canto’.

Napoli e Rio de Janeiro sono città del finimondo, in cui convivono luci e ombre, la forza e la fragilità, l’amore e la violenza, il dolore, la miseria e l’ironia, la leggerezza del vivere. Pezzi come Ciccibbacco, Vesuviagem e De Frente Pro Crime rappresentano in qualche modo un ponte sonoro tra queste due terre lontane eppure vicinissime.

Napoli straripa di talenti, il problema è che ci sono sempre meno occasioni per suonare, sempre meno produttori che investono, sempre meno pubblico disposto ad andare ai concerti.

Siamo proiettati ormai verso una dimensione molto più autistica della fruizione della musica, e sarà sempre più complicato far emergere i giovani talenti se non ci diamo una mossa per ricostruire una solida identità culturale e musicale del nostro Paese.

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