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L’Errante del tempo: un viaggio senza fine tra le pieghe dell’eternità

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L'Errante del tempo


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La storia dell’ebreo errante affonda le radici nell’antichità, tra leggende e miti che si intrecciano come fili d’oro nel tessuto dell’umanità. Ognuno di noi è un’eco di quell’errante.

La vita ci spinge avanti, eppure siamo sempre in fuga. Il presente ci sfugge come sabbia tra le dita, mentre il futuro ci chiama con un sussurro inquietante. Siamo creature di passaggio, viandanti senza meta, eppure non possiamo fermarci.

L’ebreo errante è in ognuno di noi, un’anima inquieta che danza tra le lancette dell’orologio.

La nostra esistenza è un perpetuo cammino. Ogni passo ci allontana dal punto di partenza, eppure non raggiungiamo mai la meta.

Siamo come Ulisse, sempre in viaggio verso Itaca, ma senza mai toccare terra.

L’ebreo errante sa che la vera meta è l’infinito, l’eterno presente che si cela dietro le apparenze.
R. M.

Sin dai tempi remoti, quando la Tradizione Primordiale irradiava luminose verità negli animi degli iniziati, si narra di un pellegrino senza nome né dimora. Destinato a vagare senza tregua sulla Terra, mai trovando requie.

Si racconta che questo infelice, mentre Gesù Cristo portava la Croce verso il Golgota, incrociò il suo cammino davanti alla propria bottega di calzolaio.

Il Cristo, fiaccato e angosciato, pregò quest’uomo di concedergli un momento di riposo.

Ma questi, anziché ascoltare l’appello misericordioso, lo respinse con spregio ingiuriando:

Cammina, cammina dunque!

Per questo grave oltraggio, il Nazareno lo punì con una maledizione tremenda:

Camminerò, ma tu camminerai fino al mio ritorno!

Da allora, la sua giovane esistenza si tramutò in una perenne odissea senza meta.

Invano l’Errante chiese pietà a quel Cristo ormai glorificato, invano provò a togliersi la vita: era destinato a vagare per i secoli, senza incontrare mai la morte liberatrice.

Pellegrino tra le genti, senza potere né volere di fermarsi, egli assisté inerme allo scorrere dei tempi: ascese e cadute di regni e imperi, scoperte scientifiche, trionfi e disastri.

Eppure, la sua tormentata anima, ossessionata dall’idea del Ritorno, andava oltre ogni innesco esteriore, sempre più smaniosa di quiete.

Così l’Ebreo Errante divenne nell’immaginario una potente metafora del destino umano.

Quel viandante senza pace celava un’arcana verità: l’esistenza dell’Io Personale non è che un flutto in perenne divenire, un battito d’ali fuggente.

Sì, ciascuno di noi condivide il destino errante di quel leggendario viandante, ma la nostra maledizione non giunge dalla collera di un Dio, bensì dall’intrinseca natura del Tempo, che scolora ogni attimo nel suo vorticoso fluire.

Come quel calzolaio blasfemo, noi chiudiamo le nostre anime nel cerchio infernale delle occupazioni mondane, ignari che il momento presente sia l’unico varco verso l’Eternità.

Inseguendo bramosie effimere, rinunciamo a fermarci nel “Qui e Ora”, quel punto di ineffabile quiete in cui tutto si compie e si esaurisce.

Condannati a camminare in un ciclo incessante di nascita e morte, desideriamo farci pellegrini senza meta, sempre insoddisfatti dell’attimo che passa.

Persi nell’insana brama del “Poi”, corriamo dietro miraggio dopo miraggio, aggrappandoci vanamente all’illusione di un arresto finale.

Ma come per l’Errante della leggenda, quella quiete non si manifesterà mai nella dimensione del divenire. Possiamo ricercarla invano, desiderare con angoscia il Ritorno dell’Unità, ma la nostra anima iniziatica non incontrerà giammai requie finché verrà trascinata dalla corrente dei disegni transitori.

Eppure, il Mistero dell’Essere si cela nell’esatto opposto: nel totale abbandono al Qui e Ora che tutto trascende e tutto accoglie nel Suo grembo senza tempo.

Solo rinunciando al desiderio di arresto possiamo ricreare quel Centro immoto da cui tutto promana. Solo dissolvendo l’Io in un’esistenza vissuta secondo il Ritmo, possiamo elevarci sulla ruota incessante del Samsara.

In questo Hic et Nunc, nel battito febbrile del Cosmo, rifulge l’arcano splendore dell’Aion imperturbabile.

La vera quiete non è un’oasi nella corrente del Tempo, ma il disvelamento dell’Eterna Stasi che tutto sostiene.

E quando avremo dismesso il fardello dell’Io, apparirà limpida l’amarissima Scienza: che il Tempo, con il suo Errante, è illusione perpetua.

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Autore Raffaele Mazzei

Da bambino, mia nonna mi raccontava storie straordinarie che mi facevano sentire speciale. Storie che mi hanno insegnato che comunicare è toccare il cuore con un’intenzione pura. Non basta informare. Bisogna creare una connessione autentica con il proprio pubblico, facendogli sentire che fai parte della sua storia, del suo progetto, del suo sogno. Oggi le neuroscienze lo confermano: il coinvolgimento emotivo aumenta l’attività e la recettività cerebrale. Io ne ho fatto la mia professione. Sono Raffaele Mazzei, esperto di comunicazione e copywriter. Con il mio team di professionisti, ti aiuto a creare un messaggio che fa la differenza. Un messaggio che non impone, ma conquista. Che non manipola, ma ispira. Vuoi scoprire come? Visita il mio sito www.raffaelemazzei.it e scopri l’Arte di comunicare.