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La dottrina dei Cicli Cosmici

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Cicli Cosmici


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Nell’affrontare questo complesso tema, in una serie di articoli ci riferiremo soprattutto alla tradizione indiana, nella quale la dottrina dei Cicli Cosmici, già presente nell’antica cosmogonia vedica, ed ulteriormente sviluppata e definita nelle opere successive, ha trovato la sua più completa ed esauriente esposizione, ma non mancheremo di evidenziare i numerosi collegamenti e le analogie che esistono fra dati trasmessi dalla tradizione indiana e quelli presenti in altre forme tradizionali.

Kalpa, Manvantara e Yuga

Un primo elemento fondamentale della dottrina dei Cicli Cosmici è la distinzione di tre diversi tipi di ciclo temporale, generalmente definiti Yuga, Manvantara e Kalpa, che corrispondono a tre diversi livelli della misurazione del tempo in rapporto, rispettivamente, agli anni terrestri, o degli uomini, agli anni cosmici, o degli dei, ed agli Anni di Brahma, ovvero della Divinità suprema.

Maha-Kalpa
La suprema misura del tempo è data dalla durata della vita di Brahma, cui i testi brahmanici attribuiscono il ruolo di Dio-Creatore, e la cui vita dura 100, o 108, Anni di Brahma, un arco di tempo immenso, detto Para o Maha-Kalpa, che rappresenta il ciclo completo nel corso del quale si manifestano tutti i Mondi possibili, e al termine del quale sorgeranno altri Brahma ed altri cicli, all’infinito.

Kalpa
Ogni Anno di Brahma è composto da 360 Giorni, detti Kalpa, ed ogni Kalpa segna il nascere di un nuovo Universo: all’alba di ognuno dei suoi Giorni, Brahma si manifesta infatti depositando nelle Acque primordiali il Germe d’Oro dell’Uovo Cosmico, Brahmanda o Hiranyagarbha, da cui trae origine un Universo; il nostro Universo corrisponde, secondo questa dottrina, al primo Giorno del 51° Anno di Brahma. Ognuno di questi Universi è destinato a scomparire e ad essere riassorbito nel Sonno della divinità con il sopraggiungere della Notte di Brahma, quando si verificherà la Pralya, la “Dissoluzione di ogni cosa” a opera dell’Acqua e del Fuoco; ma al suo risveglio, Brahma creerà poi di nuovo se stesso come Uovo Cosmico, ponendo in essere un nuovo Universo. Vita e morte si alternano dunque come il giorno e la notte, la veglia e il sonno, e mentre ogni Giorno-Kalpa rappresenta la durata di un intero Universo, lo sviluppo totale di un Mondo, ogni Notte rappresenta un periodo di quiete ed uno stato di assenza della manifestazione.

• Manvantara
A sua volta, ogni Kalpa è composto da 14 Manvantara, divisi in due serie settenarie: il Manvantara, unità di misura cosmica e divina del tempo, comincia a riguardarci più da vicino, perché ad ogni Manvantara corrisponde un ciclo dell’umanità e delle sue civiltà, ciclo che è posto sotto la tutela di un Manu, ovvero di un mitico Antenato, dal quale promana la Legge propria di ognuno di questi cicli.

Il Manu del primo Manvantara del nostro Kalpa è detto Brahma Svayambhuva, “Colui che esiste di per se stesso”, dal quale sarebbero discesi i princìpi fondamentali della società indo-ariana contenuto nei Veda e nelle Leggi di Manu; gli fanno seguito altri cinque Manu: Svarochisha, Auttami, Tamasa, Raivata e Chakshusha.

Il nostro Manvantara è il settimo della prima serie, è ed retto da Vaivasata, il Manu dell’attuale umanità, la cui figura è collegata al primo Avatara, incarnazione, di Visnù.
Alla fine dell’attuale Manvantara, altri sette Manu reggeranno i Manvantara della Notte di Brahma: i loro nomi sono Savarna, Dakshasavarna, Brahmasavarna, Dharmasavarna, Rudrasavarna, Rauchya, Bhautya. Segnaliamo che al Manu Vaivasata corrisponde, nella mitologia babilonese, Sitnapistim, l’ultimo re antidiluviano e il primo uomo dell’attuale umanità.

Ogni Manvantara corrisponde dunque ad una particolare condizione dell’umanità, ed è localizzato in uno dei sette Dwipa – Terre, Regioni – del nostro pianeta, viene cioè collegato ad una particolare configurazione delle terre emerse, contraddistinta da un diverso Polo, e quindi da un suo particolare Centro Sacro principale. Queste sette Terre, che si succedono nel corso di un Kalpa, manifestandosi due volte, una volta durante il Giorno di Brahma, ed un’altra durante la Notte, sono designate, nel loro insieme, come Terra Santa o Terra dei Viventi, al cui centro si trova il Centro primordiale, simboleggiato dal Monte Meru, la Montagna Cosmica.

Se il Manvantara rappresenta la massima unità di misura del tempo di un’umanità, ed è contemporaneamente una misura cosmico-divina, per calcolare il tempo in termini terrestri, e a noi più accessibili, occorre far riferimento agli Yuga, le epoche o età che rappresentano la forma ciclica più ridotta, e che caratterizzano le principali fasi della storia di un’umanità.

Gli Yuga sono quattro, la loro durata è ineguale, ed era messa in rapporto ai punti segnati sulle quattro facce di un dado:

1. Krita-Yuga o Satya-Yuga, 4800 anni: corrisponde al numero 4, il punto vincente e rappresenta l’Età dell’Oro, letteralmente l’Età Compiuta o l’Età Reale, in cui la legge universale, Dharma, si manifesta nella sua integrità e la vita si svolge in uno stato di totale equilibrio e armonia; in questa età esiste un’unica classe, denominata Hamsa, come il Cigno di Brahma

2. Treta-Yuga, 3600 anni: corrisponde al numero 3, e indica un’epoca ancora felice, in cui però cominciano ad apparire la cupidigia e la sofferenza

3. Dwapara-Yuga, 2400 anni: corrisponde al numero 2, ed è l’epoca in cui il Dharma è ridotto alla sua metà, aumentano i vizi e le disgrazie, mentre diminuisce la durata della vita umana

4. Kali-Yuga, 1200: l’ultima età, corrispondente al numero 1, è l’età della privazione e della perdita, in cui resta solo un quarto del Dharma; il termine Kali, che indica concetti negativi quali perdita, cattiveria e discordia, può essere messo anche in relazione con la natura sanguinaria della dea Kalì, la Nera, si tratta, infatti di un’età oscura, e con il termine Kala, che indica il Tempo.

Nel loro insieme, i quattro Yuga formano un Maha-Yuga, una Grande Età, la cui durata è detta di 12.000 anni, simile a quella del Grande Anno delle tradizioni mesopotamica e greca. Il Maha-Yuga viene identificato da alcuni con lo stesso Manvantara, mentre altri affermano che occorrono 71 o 72 Maha-Yuga per formare un Manvantara, e 1000 per formare un Kalpa, la cui durata complessiva sarebbe quindi di 12 milioni di anni.
Nel Brahmavaivarta-Purana, Vishnu rivela a Indra che l’intera vita di Brahma dura 108 Anni e che un Giorno e una Notte di Brahma equivalgono a 28 esistenze di Indra, ognuna delle quali dura 71 cicli, corrispondenti ai Maha-Yuga.

Ma in realtà, avvertono alcuni testi, gli anni di cui si parla non sono anni umani, bensì Anni degli Dei, o anni cosmici, ognuno dei quali corrisponde a 360 anni terrestri, in quanto ogni nostro anno equivale ad un giorno cosmico. Pertanto, i 12.000 anni del Maha-Yuga, o Manvantara, dovrebbero essere moltiplicati per 360, e la sua durata complessiva sarebbe di 4.320.000 anni, 12.000×360; quella del Kalpa, considerato pari a 1000 Maha-Yuga, assommerebbe allora a 4.320.000.000 anni, mentre la durata complessiva della Vita di Brahma sarebbe quantificabile in ben 311.040 miliardi di anni.

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Autore Sigfrido Höbel

Sigfrido Höbel nato ad Arona (NO) il 30/09/1944 da padre tedesco vive a Napoli conservando un forte legame con la Germania. Attualmente in pensione, ha insegnato materie artistiche nei Licei Scientifici e nella Scuola Media, compiendo studi e ricerche sull'Arte e pubblicando diversi testi dedicati alle discipline artistiche, ma anche alle testimonianze artistiche e culturali presenti a Napoli e nell'Italia Meridionale. Nello stesso tempo si è dedicato allo studio delle tradizioni iniziatiche e delle dottrine esoteriche, interessandosi, in particolare, ai linguaggi simbolici e alla loro presenza nei miti, nella letteratura, nell'arte e nell'iconografia tradizionale. È autore di rilievo della tradizione esoterica napoletana.