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‘A Joyful Sense at Work’ al Salone del Mobile di Milano

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'A Joyful Sense at Work'


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Installazione presente nella sezione WorkPlace 3.0 dal 4 al 9 aprile

Riceviamo e pubblichiamo.

‘A Joyful Sense at Work’, il senso felice del lavoro, è l’installazione presente nella sezione Workplace 3.0 al Salone del Mobile di Milano dal 4 al 9 aprile 2017. Evoluzioni degli spazi lavorativi: dal product design all’antropodesign

Rifondare la teoria della progettazione del prodotto ufficio e degli ambienti di lavoro ponendo al centro l’uomo, i suoi bisogni reali, le sue emozioni, le sue esperienze.

Questo l’intento della straordinaria installazione ‘A Joyful Sense at Work’, ideata e progettata in occasione della biennale Workplace3.0 e curata dall’architetto Cristiana Cutrona Studio ReValue.

‘A Joyful Sense at Work’ perché l’attività lavorativa e professionale del futuro deve “dare senso” a cose e relazioni, generare una nuova qualità di vita, produrre emozioni e felicità.

Applicare questo approccio umanistico e antropologico al progetto ufficio significa rispondere ai bisogni reali dell’uomo di oggi. In un’area di circa 1.600 mq, ‘A Joyful Sense at Work’ metterà in scena questa nuova concezione dell’ambiente ufficio.

In questo contesto, 4 studi di architettura di fama e portata internazionale, selezionati in base all’area geografica di provenienza, indagheranno sul rapporto tra identità culturali e globalizzazione in relazione a felicità e qualità della vita nell’ambito del design dell’ambiente ufficio.

O+A, Stati Uniti
‘The Water Cooler’ ben sintetizza il concept immaginato da Primo Orpilla e Verda Alexander: l’acqua come perfetta metafora dell’ambiente-lavoro del futuro. Tale spazio concorrerà a nutrire l’immaginazione, rinnovare le motivazioni e rigenerare le persone che vi lavorano perché adattabile alle loro necessità fisiche ed emozionali, la cui soddisfazione è alla base di performance ottimali. Lo spazio sarà definito in aree differenti a seconda delle esigenze e delle azioni delle persone.

Ahmadi Studio, Iran
Arash Ahmadi immagina un ambiente lavorativo adattivo, in continua evoluzione, capace di unire la sfera personale e quella sociale per rispondere alle contrapposte esigenze dell’uomo. L’architetto si ispira a due spazi-icona della cultura iraniana: il giardino persiano, luogo intimo e privato, e il bazar, luogo di scambio e confronto, che rispecchia la dinamicità e varietà del lavoro e della società contemporanea. Questi due spazi si integrano attraverso regole e schemi unici.

UNStudio & Scape, Olanda
Ben van Berkel di UNStudio e Jeff Povlo dello studio SCAPE riflettono sulla condizione di stress lavorativo a cui è sottoposto l’uomo contemporaneo. RESET – Responsive Emotional Transformation – sarà uno spazio completamente immersivo e modulare che metterà in scena, in modo giocoso e interattivo, modalità di riduzione dello stress scientificamente provate. Questo concept si basa sull’uso della tecnologia applicata all’uomo ma percepita dall’ambiente che permetterà alle persone di gestire al meglio situazioni emotive difficili e allo spazio di mutare a seconda del livello di stress di chi vi lavora.

5+1AA, Italia
Chronotopic System è lo spazio proposto da Alfonso Femia e Gianluca Peluffo, un ambiente che si modifica in relazione allo spazio e al tempo e in funzione dell’uso, delle esigenze e dei desideri di chi vi “abita”. Sconfinamento, contaminazione, integrazione, appartenenza sono i concetti chiave di questo nuovo spazio lavorativo sempre più evoluto nella capacità di generare relazioni. Al Padiglione 24.

Per definire come possano essere gli ambienti lavorativi del futuro dobbiamo guardare al cambiamento, alla nuova era a cui ci stiamo affacciando, e chiederci che Senso avranno, prima di immaginarne la “forma”.

Nella convergenza tra robotica, intelligenza artificiale, nanotecnologia e genetica si è sprigionato uno sviluppo tecnologico che non è più solo questione scientifica, ma investe il fenomeno biologico, psichico e cognitivo.

La tecnologia digitale non solo sostituisce l’uomo nella fatica ed in operazioni cognitive, oltre che influenzare e modificare la struttura cognitiva sia in positivo che in negativo, ma è diventata e sempre più diventerà la nervatura del reale.

Il futuro del progetto dell’ufficio, e non solo, si gioca dunque sulla necessità di comporre l’asimmetria tra reale e digitale, uomo e tecnologia, sostenibilità ambientale e sostenibilità dell’essere umani.

Il tema cruciale è la ridefinizione dell’Essere Umani, del Lavoro e delle Organizzazioni.
Le organizzazioni del futuro saranno liquide, fluide e con uno scopo condiviso.
Nelle organizzazioni del futuro lo scopo dell’individuo e dell’organizzazione convergeranno.

Del termine Lavoro, dal latino labor, fatica, dobbiamo recuperare il senso della radice labh: volgere il desiderio, lo scopo. Felice sarà l’individuo che realizza il suo scopo in un ambiente lavorativo nutriente e fecondo.

Il vecchio modello organizzativo activity based ha orientato il corrispondente modello spaziale dell’ufficio ibrido in cui l’individuo ha a disposizione un menù predefinito di spazi che gli consente di scegliere dove svolgere la propria mansione, muovendosi dalla scrivania ad un phone-booth, o ad una saletta focus, o ad una saletta attrezzata per fare conference call, non è più adeguato oltre che molto oneroso da realizzare per le aziende, quindi non democratico.

In questo modello l’individuo si muove all’interno di una griglia predefinita di spazi/oggetti corrispondenti a funzioni/mansioni, frutto di una fotografia dei suoi bisogni che corrisponde ad un istante che nel momento in cui l’ufficio è stato realizzato è già passato.
L’individuo si muove verso oggetti finiti e statici.
Come può il progetto essere strutturato in modo da innescare diversi scenari, prevedere usi diversi per luoghi diversi in tempi diversi, essere sostenibile, flessibile e democratico?

Il cambiamento ha modificato la nostra relazione con lo spazio, la fusione delle dimensioni spazio-temporali, cronotopia, è oggi imprescindibile. Il tempo è l’istante, siamo ubiqui, sincroni, ma non solo, il “qui adesso” è fatto dei 3 tempi di Sant’Agostino: il presente del passato, il presente del presente, il presente del futuro.

Definiremo il modello spaziale del nuovo WorkPlace adattivo, che consente, favorisce l’adattamento all’ambiente oppure capace di adattamento, riferendo l’adattabilità ai progetti che offrono possibilità creative di gestire scenari anche inattesi ed imprevedibili sul lungo periodo e nell’istante, serendipità.

Nel nuovo modello lo spazio e gli oggetti si muovono con l’individuo, un movimento non riferibile alla sola mobilità, ma più alla capacità intrinseca di adattarsi nell’istante ai mutevoli bisogni, di evolversi e devolversi.

Nel nuovo modello le architetture, gli oggetti, gli spazi devono farsi compiuti e finiti, ma al tempo stesso non finiti, liquidi, porosi, mutanti, resilienti, evolutivi, scenografia dinamica della vita dell’uomo. L’ufficio esce dalla rappresentazione statica ed entra nell’era del palcoscenico, della creatività, dell’immaginazione, dalla musica classica al jazz, e sarà democratico e sostenibile.

L’edificio deve liberarsi da maglie e griglie, dalla scansione tra corridoio e aree operative, tra spazi chiusi e spazi aperti. Pavimenti sopraelevati, impianti di condizionamento, contro soffitti, sistemi di illuminazione, sistemi di partizione sono modulari certo, ma con un margine di flessibilità limitato, rigidi, tutti gli attuali elementi fisici dello spazio non corrispondono ai nuovi bisogni, non si muovono con.

I prodotti per ufficio anch’essi non sono attuali, devono tornare ad essere forme essenziali ed archetipe, non solo da usare, ma da “indossare”, libera sarà la relazione che in assenza di vincoli io potrò stabilire con essi, libera se si muoveranno con me.

Gli elementi di arredo saranno forme semplici e modulari, in grado di occupare lo spazio con regolarità, ma al contempo di offrire innumerevoli possibilità di aggregazione e riconfigurabilità, un po’ Lego, un po’ la scatola di cartone con cui ogni bambino si confronta ed immagina un mondo e lo costruisce nello spazio-tempo dell’immaginazione.

L’installazione

L’installazione è una rappresentazione astratta del nuovo modello spaziale di WorkPlace e dei bisogni sottesi. Lo spazio primario accoglie le aree dedicate ai bisogni, la concentrazione, la condivisione nelle due accezioni di collaborazione e socializzazione, la creatività, che convergono in una grande piazza centrale.

Non c’è soluzione di continuità tra le regioni, lo spazio è poroso e liquido. In corrispondenza degli accessi il visitatore può sperimentare il gioco, avviando una relazione diretta con gli oggetti, che continua con un’esperienza guidata del palcoscenico improvvisato.

L’intero spazio può divenire scenografia di un teatro dell’improvvisazione, allestimento di cui appropriarsi.

Quattro elementi chiusi accolgono i progetti di 4 studi di architettura internazionali invitati ad interpretare “Il Senso Felice del Lavoro”.

Metaforicamente rappresentano la necessità di mantenere, nel modello spaziale, degli elementi più rigidi a cui ancorare la microurbanistica, ed anche la necessità di dare una chiara lettura dei codici archetipi.

Le proposte di 5+1AA e di Studio Ahmadi mettono in scena uno spazio ufficio non più statico, ma dinamico, libero e fluido, in cui lo spazio cambia nei diversi momenti della giornata in relazione all’utilizzo.
La proposta di O+A punta l’accento sulla condizione creativa come motore di innovazione.

Una scultura luminosa, sospesa come un nastro di nuvole, rappresenta la relazione uomo-tecnologia-spazio-tempo.

Karl Popper ha detto:

Dobbiamo passare dalla lettura degli orologi alla lettura delle nuvole. Leggere le nuvole equivale a leggere l’imprevedibile.
La realtà cronotopica a 4 dimensioni è il palcoscenico degli imprevedibili fenomeni dell’universo, tutti.

La scultura è al contempo metafora di una particolare nuova istanza legata al ben-essere: dobbiamo occuparci della meteorologia delle emozioni.
Francesco Schianchi

La proposta di UNStudio racconta come applicare la tecnologia con questa finalità ed apre una finestra su nuovi percorsi di welfare aziendale.

Cristiana Cutrona
Cristiana Cutrona
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