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Il fascino spesso incompreso dell’arte contemporanea

1970
Laure Prouvost


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L’arte contemporanea è spesso incompresa perché si contrappone a tutte le regole formali dell’arte figurativa che, ormai da anni, sono sorpassate. Alla fine dell’Ottocento, la rivoluzione impressionista segna un netto confine di passaggio poco facile da comprendere e accettare perché i canoni di bellezza precostituiti non esistevano più e lasciavano il posto alle sensazioni.

Sono le emozioni dell’anima e della mente di chi si ferma a guardare l’opera che lavorano come linea guida per l’interpretazione del lavoro finito e i canoni dettati dall’arte non vengono più tenuti in considerazione.

L’arte contemporanea si materializza attraverso installazioni, performances, video mapping, stili artistici che non esistevano in passato, e un grande esempio di quanto questo possa essere realizzabile e fortemente affascinante ce lo dà Laure Prouvost, un’artista francese di adozione londinese che, fino ad aprile 2017, ha esposto la sua mostra nell’ex stabilimento industriale dello spazio espositivo Hangar Bicocca.

L’opera dal titolo GDM – Grand Dad’s Visitor Center, raccoglie circa quindici lavori tra cui, proprio come anticipato, installazioni, video e proiezioni, sculture. L’opera è dedicata al nonno dell’artista che cerca di creare un luogo in cui l’architettura si fonde con i contenuti anticipati da un percorso propedeutico che accoglie il visitatore con cartelli, indicazioni, con il passaggio su una gigante lingua e davanti ad una muraglia formata da una griglia con un tondino di ferro. Si arriva dunque in un salone di bellezza, in stanze inclinatesi attraversano corridoi bui che formano un labirinto e c’è addirittura una sala dove viene offerto il tè.

Hangar Bicocca

Esemplificativa di tutta le non regole dell’arte contemporanea, l’opera della Prouvost, Premio Turner Prize nel 2013, viene ospitata non a caso in un contesto che dell’arte contemporanea e del suo fascino attinente alla realtà quotidiana: lo spazio espositivo Hangar Bicocca che, in Italia, è uno dei posti che maggiormente promuove l’arte contemporanea.

Una fondazione che fa parte del gruppo Pirelli, nata a Milano nel 2004 che dispone di immensi spazi espositivi che ospitano spesso mostre di artisti contemporanei provenienti da ogni parte del mondo.

L’opera di Laure Prouvost è stata ospitata nello Shed, uno degli edifici che compongono lo spazio espositivo dell’Hangar Bicocca, esso stesso un monumento di arte contemporanea che nasce da una realtà industriale a tutto tondo. La Fondazione, infatti, sorge in un ex stabilimento, un tempo, era parte di un polo industriale, per dar vita ad un posto in cui si concentrano la produzione e la promozione dell’arte contemporanea.

Su 15.000 metri quadrati di spazi espositivi, si alternano mostre permanenti e temporanee che vengono organizzate sempre con un’attenta a precisa correlazione con la struttura architettonica dell’edificio.

Le Navate sono lo spazio espositivo centrale che ospita la mostra permanente di Anselm Kiefer, I Sette Palazzi Celesti. Alle Navate si uniscono lo Shed che ha ospitato Laure Prouvost e che è costruito con mattoni a vista, dotato di ampi lucernari e tetti a doppio spiovente; e il Cubo, un edificio cubico e con le volti a botte.

In questo spazio espongono grandi nomi dell’arte contemporanea come Lucio Fontana le cui opere da settembre 2017 sono ospitate nelle Navate dell’Hangar. Nove ambienti spaziali realizzati tra il 1949 e il 1968, stanze e corridoi che hanno una natura effimera in quanto da Fontana distrutte al termine dell’esposizione.

Ricostruite in parte dall’artista Marina Pugliese, queste opere sono state disposte in ordine cronologico e gli ambienti spaziali sono la traduzione della ricerca dell’artista che si concentra sulla luce al neon o sulla luce di Wood, che vuole dare allo spettatore una percezione visiva e fisica dello spazio completamente sfalsata, riducendo anche i colori ad una penetrante monocromia.

Hangar Bicocca ha davvero il merito di avvicinare sempre più neofiti all’arte e lo fa anche con un esperimento di grande impatto che promuove un’arte che rompe tutte le regole e si avvicina allo spettatore, lo tocca e si fa toccare in un gioco in cui i lavori si possono usare e addirittura indossare. Il titolo della mostra è Take Me (I’m Yours), una mostra collettiva che vede impegnati moltissimi artisti e che ha già avuto molte edizioni.

Il legame dell’arte contemporanea con il Mercato

Un altro aspetto che attiene particolarmente al fascino spesso incompreso dell’arte contemporanea e che ne fa oggetto di grandi disquisizioni artistiche, letterarie risiede nei canoni con cui si procede alla lavorazione e all’dea di un’opera che sono fortemente dettati anche dal mercato dell’arte.

È noto a tutti, infatti, che ormai, il concetto di arte sia molto legato al business. Certo, lo stretto legame dell’arte con l’economia esisteva anche in passato e non è di certo un elemento nuovo ma rientra in un’ottica che differisce dal passato in cui vi era, invece, una componente molto più umanista e legata all’intelletto e al contesto culturale dei mecenati, e in cui si manteneva un senso più coerente con i tempi che si vivevano.

Un’arte sicuramente ermetica nei suoi significati, cosa che rimanda molto all’essenza dell’arte contemporanea, che spesso ai più risulta ermetica perché il concetto espresso è difficilmente comprensibile.

Il Mercato è, in questo caso, spesso in grado di fare grandi capovolgimenti che lo rendono rischioso ma attraente agli occhi tutti i collezionisti che si trovano a rincorrere nuovi artisti che emergono continuamente o grandi nomi già affermati che continuano la loro ascesa in un olimpo che sembra irraggiungibile.

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