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Leonardo e… l’Esoteria reale dell’Ultima Cena

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Ultima Cena


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Leonardo, ti prego, vuoi dirmi… perché hai aperto quella porta che dà accesso al Mistero e che, ora non riusciamo più a chiudere?

Hai portato con te la chiave che serviva a chiuderla ermeticamente… e ora basta anche un piccolo alito di vento a farla aprire, scatenando in noi la curiosità più accesa… una Forza che spinge, ogni volta, a percorrere insaziabilmente le vie dell’Arcano!

Una porta? Sì una porta, che però non ha niente a che vedere con quella aperta sotto quella tua opera meravigliosa che rappresenta l’Ultima Cena di Cristo con gli Apostoli. Quel varco aperto in maniera improvvida, che taglia i piedi alla centralità dell’opera… tagliare i piedi poi… mi vien da fare dell’ironia amara e me ne scuso… forse i monaci del refettorio di Santa Maria delle Grazie temevano che una volta finita la Cena quelle Sacre Persone se ne sarebbero andate lasciando a loro il compito di sparecchiare la tavola?

È pur vero che tu stesso, caro Leonardo, non sei stato gentile con loro, visto che, per circa quattro anni, li hai costretti a consumare i loro pasti sotto il porticato, alle intemperie dell’Inverno e al caldo afoso dell’Estate!

Quante se ne son dette, quante storie ha alimentato questa tua opera e quante ancora se ne inventeranno a causa della tua di “porta” aperta in quella Dimensione Numinosa nella quale tu, tranquillamente, attendi sorridente, serafico gli ultimi sviluppi.

Ma devi aver pazienza, anzi tolleranza verso di noi che continuamente perdiamo il filo di ogni adeguato ragionamento, distratti come siamo da una contemporaneità dispersiva ed attenta solo agli aspetti più materiali del vivere invece che dell’esistere!

… di come trasmutar lo piombo in Oro…

Il Cenacolo. È… un dipinto… un’opera pittorica parietale, di difficile definizione tecnica a causa della tecnica mista usata da Leonardo per realizzarla a secco, pittura a tempera su intonaco costituito da un impasto di gesso, mastice di Chios e pece. La sperimentazione alchemica, l’empirismo nell’uso degli elementi più svariati sembra essere una costante nel cammino artistico del Genio vinciano anche in quest’opera, databile tra il 1494 e il 1498 e realizzata su commissione di Ludovico il Moro, nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano.

Ma… se essa rappresenta un’opportunità e non un semplice pretesto per provare a spingere la creatività oltre la frontiera del “Possibile” nelle trasmutazioni delle materie elementali come vorrebbe l’Ars Regia… non è un’alchimia solo per l’autore ma anche per tutti gli indagatori del Sogno e, purtroppo, per tutti gli speculatori in cerca d’oro non puramente filosofale.

La quantità di scritti di falsa “archeologia” o di Fanta-poetica, che arricchiscono di denaro le tasche dei venditori di fumo, quelli che i veri Maestri d’Alchimia appellavano come “soffiatori”, dimostrano quanto sia fertile il terreno dell’Arcano arato da Leonardo.

Ma anche la stessa Scienza… che attesta sempre il risultato raggiunto da ogni fenomeno, cioè nei fatti, dice la sua a questo proposito. Le ultime scoperte in tema di restauro di quest’opera meravigliosa, allargano, ancor di più, gli orizzonti di ogni tipo di speculazione.

Dopo un restauro durato oltre vent’anni a cura della dott.ssa Pinin Brambilla Barcilon, il dipinto continua ad emanare i suoi messaggi. Tra i panneggi delle figure, risultano essere ritratte, come incastonate, delle pietre, delle gemme, che già si prestano alle interpretazioni più svariate.

Sono forse le “Pietre del Paradiso”? Le stesse citate nel Libro dell’Esodo che, in questo caso, Leonardo utilizza per caratterizzare i suoi personaggi ai quali ha dedicato tante ricerche, studi, disegni per esprimerne la personalità, la psicologia e, soprattutto, il Pathos, l’atteggiamento in quel preciso istante in cui, nella Cena, si svolge il mistero più grande… quello della definizione del ruolo più decisivo… che alimenta ancora il nostro dubbio, dividendosi in due… la discesa dello Spirito Santo e la consapevolezza del Tradimento per Giuda… chiave di volta di tutta l’architettura per la più Grande Storia mai raccontata.

In tutto questo si evince, ed è da sottolineare, la sua profonda conoscenza delle Sacre Scritture. Egli dà prova di un sincretismo culturale, filosofico e religioso fuori del comune, rispetto allo “standard” del tempo.

Quelle pietre compaiono nell’Antica Tradizione, ed in particolare, in quella Egizia ed Ebraica e negli scritti medievali reinterpretati poi, anche nel Rinascimento. 12 pietre, e la cifra è già emblematica per il numero degli Apostoli, compaiono in vari passi delle Sacre Scritture e simboleggiano, inoltre, le tribù di Israele.

Nell’Esodo, Mosè scende dalla montagna, costruisce un altare e bagna le pietre con il sangue del vitello… un olocausto propiziatorio inteso a simboleggiare il Patto inscindibile tra Dio e l’Uomo.

Molti altri ancora sono i riferimenti biblici che riguardano le pietre, infatti, anche nell’Apocalisse e nei libri dei Profeti esse compaiono, spesso, ad indicare i simboli delle Virtù e delle Qualità Spirituali.

Giusto per fare qualche esempio: lo Yahlom è un diamante che rappresenta la spiritualità ed il cuore puro ed è attributo di San Giovanni; la pietra blu che, raffigura la Fondazione della Gerusalemme Celeste presente nell’Apocalisse è l’attributo di Andrea; lo smeraldo, che fa riferimento alla Pace, alla Rinascita, designa la Tribù di Levi, l’unica ad avere accesso al Sacerdozio, l’attributo di Gesù…

L’attenzione che, si accentra intorno al numero 12 non si ferma e ci spinge ad arrivare, pian piano, a considerare le stelle, e specialmente le costellazioni, tra gli elementi nascosti in quella Prospettiva Centrale che permette di entrare nella scena ed essere anche noi presenti, non come semplici comparse, bensì come destinatari di ciò che si sta svolgendo; un piccolo evento periferico nei giorni di un Grande Impero che, in quel momento, ha la sua centralità nella Roma dei Cesari ma, un grande evento nella storia dell’Umanità!

Leonardo utilizza, con le sue alchemiche e “sperimentali” mestiche, i suoi magistrali pigmenti e, nella morbidezza dei suoi sfumati, quella forma di Scienza Antica che unificava insieme Astronomia, Astrologia, studio della personalità e del carattere, indagando, interrogando la suscettibilità delle forze cosmiche… e compenetrandosi in esse, per disegnarle in forme più umane e carnali.

Tutto l’aspetto sapienziale del pensiero leonardesco viene fuori in questa sua composizione affidata al tempo e, purtroppo, all’incuria delle soldataglie del suo tempo, che trasformeranno la sala in una stalla, oppure all’azione della Natura… forse volutamente?

Si era già accorto che quell’umida parete avrebbe comunque creato danni irreparabili… altrimenti perché usare uno strato impermeabile di pece?

Oppure era in cerca di un effetto che si avvicinasse al leggendario Atramento… l’oscuro velo di nero fumo del pittore greco Apelle per accentuare la profondità dell’immagine… il suo venire alla luce?

Vuole, forse, affidarsi alla leggenda che creeranno gli spettatori meravigliati del tempo, intorno ad un’opera che proprio il Tempo, inesorabile, nei suoi assalti, tenterà invano di distruggere?

Tornano alla mente le più moderne teorizzazioni ed analisi sui mezzi di comunicazione sul loro modo di essere “caldi” o “freddi”, sugli effetti subliminali dei messaggi che “accattivano” lo spettatore in base al tipo di segnale che attraversa l’aria e lo spazio. Una relazione naturale, che già avviene tra chi guarda un dipinto nel mettere “a fuoco” l’Immagine e la Mente.

Perché, più scompare l’Opera nell’evanescenza, più la stessa viene “monitorata” con attenzione e curata, ricostruita con la partecipazione mentale, cercando di salvarne anche la più piccola briciola… in tal modo che quel Senso del Numinoso non vada perduto per sempre… ed il suo Grande Maestro rimanga ancora accanto a noi, a testimoniare il livello dei Raggiungimenti a cui può aspirare l’Umanità.

Leggenda? Mentre la “diceria” popolare già allora, gli si tesseva  intorno… vedendolo come un negromante oscuro che si aggirava per le taverne a cercare i suoi modelli… e quando finalmente li trovava, dopo averli disegnati e dipinti, ne attendeva come un notturno rapace, il declino fisico causato dall’abbrutimento del vizio, come per il modello del San Giovanni che dopo qualche tempo fu “perfetto” per rappresentare il volto di Giuda… Beltà e Perdizione prima… Angelo e Demonio poi, perché tutto è possibile nelle umane trasmutazioni!

Leggenda… forse lo è anche l’apporto dell’Astrologia ma, in effetti, quest’uomo meraviglioso merita attenzione anche in questo senso… e sicuramente ci stupirà ancora.

C’è da chiedersi se Leonardo, indagando sulle tipologie umane, abbia voluto confermare esse le caratteristiche dei segni dello Zodiaco… traducendoli in caratteri somatici. Sono stati già fatti degli studi in proposito e quindi non è affatto da scartare tale possibilità che, peraltro, non toglie, bensì aggiunge completezza all’Opera d’Arte stessa.

Sappiamo che i testi di Astrologia forniscono accurate descrizioni di quelle che dovrebbe essere le configurazioni antropomorfiche dei diversi segni e delle caratteristiche presenti negli esseri umani, ma noi diremo che, con le dovute eccezioni, non possiamo comunque accettarle come regola.

Però il geniale artista può aver comunque rappresentato nei volti e nei corpi dei personaggi del Cenacolo delle tipologie umane atte ad esprimere modelli o peculiarità, lati del carattere rispondenti ai canoni dello Zodiaco.

Giusto per non escludere nulla, riporto queste note sui segni incarnati nelle figure del Cenacolo, espresse in una ricerca di qualche anno fa sull’argomento, un saggio d’antologia che, al tempo, mi colpì, al quale hanno contribuito vari ricercatori, aggiungendovi, però, qualche mia considerazione.

Cristo è posto nell’opera leonardesca al centro ed è come il Sole che illumina tutta l’Umanità, fugando le ombre ovunque si espanda la sua Luce e… lo fa nella misura equanime; così gli Apostoli sono ripartiti esattamente, sei per volta, sia sul lato destro che al sinistro della tavola.

Leonardo si preoccupa, inoltre, che lo spettatore non si lasci andare alle classificazioni, stabilendo una graduatoria d’importanza tra persone preferite… o più intime nell’affetto del Maestro e, quindi, li dispone per una lettura che va dalla destra del dipinto verso sinistra.

Il primo da destra è Simone, con una fisionomia che lo assimila al segno dell’Ariete, l’animale irruente e focoso, abituato a lanciarsi, incurvando la testa, contro ogni eventuale minaccia e ostacolo; quindi Leonardo lo ritrae mettendone in risalto l’ossatura della testa, rappresentandolo senza capelli, in un gioco chiaroscurale che lascia intendere le volute ossee delle corna.

Al suo fianco è Taddeo, solida e massiccia figura che rappresenta il Toro.

Segue Matteo dall’aspetto dinamico, giovane e gesticolante, che incarna il tipo dei Gemelli… è lui che sembra organizzare il discorso tra i tre, indicando con il cenno delle braccia il Maestro… la centralità.

A riprodurre il segno del Cancro è Filippo, dall’aspetto dolce, gentile, quasi femmineo, porta le mani al torace per indicare la sincerità del cuore.

Giacomo di Alfeo si presenta con un atteggiamento imponente da Leone che non dà spazio a dubbi, mettendo in evidenza il petto ad indicare la sua volontà di riconoscersi eroico paladino del Verbo.

Chi può essere del segno della Vergine se non Tommaso? Con la sua mente ipercritica, polemica, dialettica, sempre in cerca dei dati evidenti della realtà da confrontare con la Verità e… che alza il dito per affermare sì, la sua lealtà… ma quello, in fondo è lo stesso dito che toccherà per sincerarsi, nella ferita nel costato del Maestro… e che, ora qui lo identifica.

Giovanni, alla destra del Cristo, esprime Grazia e Bellezza come dev’essere per chi è del segno più venereo… la Bilancia.

Giuda non può avere altro segno che quello dello Scorpione, simbolo del Tradimento e della profonda oscurità, di quelle interne acque tormentate e senza fondo, nelle quali il suo stesso animo si dibatte.

Pietro è il Sagittario ed in lui sono sintetizzate, nel gesto con il quale si appoggia alla tavola, le capacità di assumere compiti di salvaguardia, di avere quella torsione elastica di ritrarsi e, quindi, salvare ciò che gli è stato affidato… continuare nei tempi a venire la “pescatura” degli uomini.

Andrea, il Capricorno dall’espressione severa, mette in risalto i palmi delle sue mani ossute.

Lo affianca, quasi a volersi nascondere dietro di lui, Giacomo di Zebedeo, l’Acquario, il Tempo che verrà.

Ed infine, Bartolomeo, l’unico Apostolo al quale sono stati dipinti anche i piedi… o forse è il solo al quale la decomposizione del dipinto li ha risparmiati e… rappresenta il segno dei Pesci… cioè l’Era in corso.

Ma… Leonardo, e di conseguenza la sua Opera, visto o letto in questa maniera, potrebbe uscirne semplicemente come un “ricettore”, un uomo, un artista pronto sì a recepire o ad assorbire come una “spugna” le influenze tradizionali degli astrologhi presenti in ogni tempo, compreso il suo, e farle proprie, quindi oggetto per la struttura fisiognomica dei convitati di una Cena, la più straordinaria di tutti i tempi!

Leonardo fa di più di una semplice interpretazione pittorica dell’evento. Lo struttura, invece, come un esempio universalizzato dell’Opera Filosofale, il punto d’arrivo di una Trasmutazione e… il punto di partenza per la Dissoluzione della Materia… limite della Memoria carnale ed apre il nuovo cammino del mondo attraverso tre finestre spirituali sui cieli limpidissimi sui quali spicca, centrale, la figura del Figlio di Dio.

La Religione entra sì, nell’Opera attraverso quei varchi di Luce con i suoi Cardini Fondamentali, Fede, Speranza e Carità… ma tutto l’impianto trasmutatorio, invece, si manifesta attraverso regole alchemiche… cioè di quella Conoscenza dei Fenomeni dei quali Leonardo è ricercatore e Maestro. Egli tenta di fondere nel Dipinto, Scienza e Religione… e si affida alla sua Coscienza di Uomo che ha i suoi piedi nel Rinascimento e, al tempo stesso, guarda al Futuro.

Ma quali sono infine codeste Trasmutazioni?

Cristo è l’Elemento catalizzatore ed è sempre nella divisione degli elementi rappresentati dagli Apostoli, dei sei a sinistra e dei sei sulla destra, sempre il settimo Elemento… l’oro… l’Oro Filosofico ed è contemporaneamente anche la Pietra d’Angolo, la Pietra Filosofale… con la sua tunica rossa è l’Opera al rosso, che emerge dal colore blu saturniano del suo manto.

La prima Trasmutazione sta nel fatto di aver preso degli uomini dalle più svariate tipologie e ceti sociali ed averli trasformati in Entità Spirituali, un’altra, che avviene proprio durante la Cena, è di aver preso il suo corpo ed il suo sangue “transustanziandolo” nel Pane e nel Vino… non essendo nuovo a tali operazioni… egli è l’Amor Solis e, quindi, il solo Amore, motore dell’Universo, egli trasforma l’acqua in vino, l’aria vuota delle ceste di vimini in pani e pesci… e il Pesce muta dall’Era che ad esso si intitola in Glifo che rappresenta il Khristos, gli uomini diventati pesci vengono catturati dal Pescatore… oppure sono agnelli che necessitano della guida del Buon Pastore… tutto trasmuta, anche la Malattia e la Morte in Salute e Vita e quest’ultima… in Vita Eterna.

Elementi, fenomeni che trasmutano… Miracoli e… Misteri che tra loro si fondono in un amalgama che, alla fine, si compone dentro un preciso schema geometrico… una Sezione Aurea… con un centro “piramidale”… bene ha verificato gli assunti di Fra’ Luca Pacioli e Leonardo fa sì che la sua conoscenza della Divina Proportione entri nelle linee prospettiche, nel Disegno dei corpi e degli stessi oggetti presenti nelle sue opere e conferisca una dinamica interna ed un’articolazione fatta di “onde di forma” e così, anche quando non vediamo, in maniera palese, aggrovigliarsi le linee o  i tratti che la tradizione dell’Arte ha definito “pentimenti”, si intuiscono misteriose presenze ma, sono enigmi solo a prima vista, perché, ragionandoci sopra, si possono invece scoprire connessioni logiche… e fare deduzioni che concernono le soluzioni di quella forma di Conoscenza che, appunto, può essere definita soltanto come Esoteria… scienza nascosta sì… ma, stavolta applicata alla realtà.

Molto si è dibattuto, ad esempio, sulla presenza di una mano armata di coltello che appare al livello del tavolo tra le figure di Pietro e di Giuda. Ma perché tale oggetto provoca tanta meraviglia, tanta curiosità?

Eppure, dovrebbe essere considerata come normale in una tavola imbandita, insieme ad altri tipi di stoviglie che appaiono comunque insieme alle vivande. Dov’è quindi la stranezza?

Non si riesce a capire con certezza a chi appartenga la mano… e… che ruolo abbia quel coltello! Andiamo, dunque, per esclusione: l’arto non può essere di Pietro, perché è di spalle e, per giunta, le sue mani sono in bella evidenza sulla tavola.

Il pensiero corre subito a Giuda… al Traditore… ma la sua mano sinistra è sulla spalla di Giovanni e la destra, se dovessimo seguire le leggi dell’anatomia, non potrebbe essere così contorta e disarticolata solo per seguire un “capriccio” che mai si potrebbe consentire in un impianto disegnativo, improntato ad una realistica correttezza.

Prende dunque corpo l’ipotesi che chiamerebbe in causa un terzo personaggio… Giovanni… che appare vestito da panni con i colori invertiti rispetto agli stessi del Messia… come ad indicare una stretta ed intima vicinanza con il Maestro. Soltanto sua può essere quella mano… anche se il braccio si estende in maniera abnorme, esagerata, come un rettilineo… un confine che non può essere oltrepassato tra la parte plumbea, materiale di Giuda, e la dimensione spirituale, pura ed eterna del Messaggio Divino.

Tra loro c’è il Ferro… elemento metallico del coltello… elemento esoterico “scacciadiavoli”… elemento del prossimo martirio del Cristo… i chiodi della Croce… la lancia di Longino nel costato… il ferro separa il peccatore ed il suo tradimento dall’accesso alla Gerusalemme Celeste. Ed ora che quel personaggio sia Giovanni oppure la Maddalena, come qualcuno sostiene, alimentando un ennesimo mistero ma molto più remunerativo, non cambia il senso di quel gesto a difesa di un Valore Universale.

Leonardo prende l’uomo o la donna da lui rappresentata e eleva un’essenza terrena in un Arcangelo che, vigile, si frappone a difendere la Dimensione Divina… trasmutazioni dunque… esse si muovono nella Dimensione Ideale… ma come messaggio all’Uomo per la spiritualizzazione della Materia… ed il Grande Artista, dimostra che, almeno con la sua Arte, può farlo!

E… Leonardo, affascinato da ogni tipo di Fenomeno, per tutta la sua esistenza si porrà dubbi, domande, come Scienziato, Massimo Artista, come un Santo laico nel tentativo di “crear miracoli” e compenetrarsi egli stesso in quell’Oro Filosofale!

Ed è un miracolo lo stesso dissolvimento dell’Opera… perché nel farlo anch’essa Trasmuta, finalmente, l’Indifferenza e la Brutezza del Mondo in Nostalgia e Rimpianto… lasciandoci tutti nella nostra impotenza, incapaci di ripeterla e di riprodurla con esattezza, perché l’immagine, la rappresentazione, è ormai nelle fumosità del Mito, care a Leonardo, quel miracolo ora si disintegra sempre più, allontanando, disperdendo atomi e materie come fa l’Universo in Espansione sin dai tempi del suo originario Big Bang.

Leonardo… Artefice Sublime della Vera Esoteria… che svela e ri-vela… che definisce e disperde, Solve et Coagula… vera Scienza Secreta… in perfetta sintonia con il Fenomeno dell’Universo…

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Autore Vincenzo Cacace

Vincenzo Cacace, diplomato all'Istituto d'Arte di Torre del Greco (NA) e all'Accademia di Belle Arti di Napoli, è stato allievo di Bresciani, Brancaccio, Barisani, ricevendo giudizi positivi ed apprezzamenti anche dal Maestro Aligi Sassu. Partecipa alla vita artistica italiana dal 1964, esponendo in innumerevoli mostre e collettive in Italia e all'estero, insieme a Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Ugo Attardi, e vincendo numerosi premi nazionali ed internazionali. Da segnalare esposizioni di libellule LTD San Matteo - California (USA), cinquanta artisti Surrealisti e Visionari, Anges Exquis - Etre Ange Etrange - Surrealism magic realist in Francia, Germania e Italia.