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Lo Iatromante, il medico con capacità mantiche che vede l’intero

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Gli Iatromanti


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Tratto dal libro ‘Gli Iatromanti’ di Fabrizio Bartoli

Senza dubbio l’arte di pronosticare è una qualità sciamanica ed era propria dello Iatromante, questa antica pratica medica utilizzava qualità mantiche che all’epoca erano abbastanza diffuse.

Un personaggio mitico, definito Iatromante da Erodoto e dallo stesso Platone, è Zalmoxis, che nell’antica Tracia, Bulgaria – Romania, aveva probabilmente creato una vera e propria scuola.

Nella Grecia del V sec. a.C. viene descritto questo personaggio mitico, Zalmoxis, che era collegato alla tradizione Orfico – Pitagorica e alla medicina, che vede l’intero, come è affermato nel dialogo platonico, il ‘Carmide’.

Zalmoxis, per la tradizione greca, rientra nella categoria dei medici, veggenti e dei guaritori apollinei, noti anche con il nome di ‘Iatromanti’.

Cratere greco 440 a.C.; figura rossa attico GrecoOrfeo suona la lira, al centro lo Iatromante con al fianco un uomo tracio
Cratere greco 440 a.C.; figura rossa attico Greco
Orfeo suona la lira, al centro lo Iatromante con al fianco un uomo tracio

L’insegnamento tradizionale si trasmette dalla notte dei tempi attraverso diversi popoli e Maestri di vita con modalità molteplici.

Platone costituisce sicuramente un punto di riferimento per la Tradizione sapienziale – iniziatica e nei suoi dialoghi possiamo ritrovare allusioni ad insegnamenti precedenti, come ai Pitagorici e agli Orfici.

Nel dialogo ‘Il Carmide’, Platone, per bocca di Socrate, racconta di aver appreso la tecnica dell’incantesimo che cura, insieme, il corpo e l’anima, da uno dei medici Traci allievi di Zalmoxis, che Platone presenta come ‘Re, Dio’ di quelle popolazioni, personaggio di sicura derivazione orfica.

Socrate consiglia al giovane Carmide ‘una certa erba’ per il mal di testa, che però deve essere assunta intonando un ‘carme magico’.

La terapia erboristica insieme ‘all’incantagione’, consigliata da Platone – Socrate, si colloca in un contesto iatromantico, psicosomatico ed olistico; infatti la parte malata non può essere adeguatamente risanata se non intervenendo sul corpo intero.

Ecco il brano tratto dal Carmide (155):

… avrai udito che i bravi medici, allorché si presenti loro un ammalato d’occhi, gli dicono di non potergli dare un rimedio unicamente per gli occhi, ma che per risanare gli occhi devono insieme curare anche la testa; e che d’altronde credere che si possa curare da sola la testa, indipendentemente da tutto il corpo, è una grande stoltezza.

Sicché, movendo da questo principio, sottopongono tutto il corpo a un certo regime, e con la cura dell’intero cercano di curare e di guarire la parte.

Inoltre, Platone – Socrate aggiunge che occorre curare anche e principalmente l’anima, perché è dall’Anima che

… derivano tutti i mali e i beni al corpo e a tutto l’uomo.

Ecco la prosecuzione del brano tratto dal Carmide (156 – 157):

… Tale appunto, Carmide, è il caso della mia Incantagione. Io l’imparai lì al campo da uno di quei medici Traci, discepoli di Zalmoxis, che hanno fama di poter far dono anche dell’immortalità.

Ora quel Trace diceva che i [medici] Greci hanno bensì ragione di dire ciò che dianzi dicevo io, ma Zalmoxis, soggiungeva, il nostro re, che è un dio, dice che, come non si deve metter mano a curar gli occhi indipendentemente dal capo, né il capo indipendentemente dal corpo, così neppure il corpo indipendentemente. dall’Anima; ma che questa appunto è la causa, per la quale ai medici greci sfuggono tante malattie, perché trascurano quel tutto che dovrebbero curare, e che, ove non sia sano, non è possibile che sia sana neanche la parte.

Egli affermava che dall’anima derivano tutti i mali e i beni al corpo e a tutto l’uomo, e di là fluiscono, come dal capo negli occhi. Bisogna dunque, diceva, curare innanzi e soprattutto l’anima, se si vuole ottenere la sanità del capo e delle altre membra.

E l’anima, caro mio, continuava, si cura con certe incantagioni; e queste incantagioni sono i bei discorsi da cui nelle anime si genera la saggezza; e quando questa in esse si sia generata e vi permanga, è facile procurare la sanità cosi al capo come al resto del corpo.

– Nell’insegnarmi dunque il rimedio e le incantagioni, egli soggiungeva:
«Bada che nessuno ti persuada a curare con questo rimedio la tua testa, se prima non abbia offerto l’anima all’incantagione perché sia da te curata. Giacché», diceva, «oggidì è questo l’errore degli uomini: che c’è di quelli che si mettono a far da medici separatamente per le due cose: la saggezza e la salute».

E mi raccomandava col maggior calore che né il danaro, né la nobiltà, né la bellezza m’inducesse a fare altrimenti. Io dunque – poiché glielo giurai e devo obbedirgli – gli obbedirò; e se tu, come raccomandava lo straniero, sei pronto ad offrire dapprima l’anima agli incantesimi del Trace, applicherò al tuo capo il rimedio; se no, non sapremmo cosa fare per te, mio caro Carmide.

Questo metodo, indicato nel dialogo platonico, risulta olistico e oltremodo moderno; già nella medicina psico-somatica, ed ancor più nella attualissima medicina quantistica, si afferma ormai, in ambito scientifico avanzato, che dobbiamo avere una visione che privilegia il tutto e non la parte, cioè riuscire a ‘vedere l’intero’.

Nella medicina quantistica e nella biologia epigenetica si asserisce che ciò che conta più di ogni altra cosa sono le influenze del ‘campo’ e delle energie che sono presenti, compresi i nostri pensieri e le nostre convinzioni.

Ebbene, nel brano del ‘Carmide’, Zalmoxis – Socrate – Platone insegnano che l’Anima, la parte energetica sottile, assimilabile alle energie psichiche presenti nel Campo, è ritenuta più importante del corpo e della parte materiale.

Socrate è molto convinto di questi insegnamenti, dato che li ritiene indispensabili e di gran lunga superiori ad una medicina analitica e meccanica, prettamente sintomatica.

Socrate, e quindi Platone, ritengono Zalmoxis come un Maestro di medicina e di saggezza, nonostante i Traci – Daci erano definiti ‘barbari’ dai Greci; infatti questi Saggi medici Traci sottolineano la cura dell’Anima ‘coi bei discorsi’ fino al raggiungimento della saggezza.

Ritornando al pensiero espresso nel dialogo, ‘Il Carmide’, è evidente che Platone, invece di detestare il passato e la saggezza dei ‘Barbari’, se ne serve per esprimere il concetto di Visione Olistica, Vedere l’intero, e si mostra aperto a retaggi tipici di altri mondi tradizionali che hanno preceduto il suo tempo, orfismo e pitagorismo, insegnamenti che sono riconosciuti e riassorbiti all’interno della filosofia platonica.

L’attenzione alle molteplici sfaccettature delle varie saggezze è tipico della metafisica della non – dualità, la quale riconosce il valore delle antiche

Tradizioni con un atteggiamento di accoglimento ed apertura; di tale stile non oppositivo, Platone e i Neoplatonici sono stati i più grandi interpreti nel mondo occidentale, quelli che hanno saputo meglio manifestare lo spirito universalistico di quella sapienza senza tempo, continuo riferimento anche delle Tradizioni iniziatiche.

Ecco dunque l’esortazione: curiamo quindi la nostra Anima con le Incantagioni, come suggerisce Platone:

queste Incantagioni sono i bei discorsi da cui nelle Anime si genera la Saggezza.

Per Platone poi:

quando questa Saggezza in esse si sia generata e vi permanga, è facile procurare la sanità cosi al capo come al resto del corpo.

L’insegnamento è che dobbiamo quindi raggiungere la Saggezza con i bei discorsi, assimilabili alle Incantagioni e questo comporta tener conto del campo, come dicono i fisici quantistici e cioè Vedere l’intero.

È veramente sorprendente scoprire la modernità di Platone nella sua concezione medico – olistica con il riferimento alla figura dello Iatromante
Zalmoxis, dimostra come nell’antica Grecia la medicina comprendeva conoscenze e visioni che andavano oltre la dimensione prettamente ‘materiale’.

I bravi medici… con la cura dell’intero cercano di curare e di guarire la parte.
Platone – Carmide, 155

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Autore Fabrizio Bartoli

Fabrizio Bartoli, insegnante di fisica, matematica, elettronica e informatica in pensione. In oltre trent'anni di ricerca, ho esplorato tradizioni quali il Vedanta, il Taoismo, il Pitagorismo, il Platonismo, l'Ermetismo e il Cristianesimo gnostico. Affascinato dalle connessioni tra pensiero antico e la nuova scienza, ho approfondito, in particolare, il rapporto tra esoterismo e fisica quantistica. Ho scritto diversi libri e tenuto numerose conferenze per condividere la mia ricerca dei principi unitari all'interno delle diverse filosofie e tradizioni.