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Le riflessioni del sindaco de Magistris

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Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Comune di Napoli.

“In questa rovente estate non poteva mancare il dibattito sull’immigrazione. Si è letto ed ascoltato di tutto.

La rozzezza politica del leader della Lega Salvini che punta al respingimento totale e vuole impedire qualsiasi accoglienza; il Presidente della Regione Lombardia Maroni – lo stesso che da Ministro dell’Interno sosteneva che i militari italiani dovessero aprire il fuoco contro i barconi della speranza – che insieme ai Presidenti delle Regioni Veneto e Liguria mette in campo azioni per contrastare da un lato le istituzioni che praticano solidarietà e dall’altro favorire le comunità locali che respingono; il Governo che scarica sui Sindaci e le comunità locali – lasciandoli senza mezzi e soldi – emergenze e politiche di welfare; il Presidente del Consiglio che propone all’Europa di disporre azioni militari contro i barconi al momento della partenza dalle coste libiche; l’Europa approssimativa e assente come sempre; Papa Francesco che cerca di illuminare le coscienze dalle tenebre della rozzezza culturale e politica; molti Sindaci, soprattutto del Sud, che aprono le porte per accogliere; tantissima solidarietà dalla gente, dalle associazioni, dal popolo, soprattutto nel Sud del nostro Paese.
La responsabilità dell’Europa da decenni è immane. L’occidente si è preoccupato di garantire la globalizzazione delle merci e dei capitali, mettendo da parte la globalizzazione dei diritti e delle persone. L’occidente non ha voluto costruire una cooperazione che valorizzasse e rispettasse le comunità africane e medio-orientali, ma ha puntato su opere pubbliche faraoniche, spesso inutili, e sull’esportazione della democrazia (sic) attraverso la guerra. La più imponente ipocrisia occidentale. Ogni guerra veniva costruita dalla propaganda politica, militare e mediatica come guerra giusta, doverosa, necessaria: per la pace, la sicurezza internazionale e per sconfiggere tirannie. È sotto i nostri occhi il risultato di guerre realizzate in violazione del diritto internazionale e per quanto riguarda l’Italia della Costituzione: situazione gravissima in Afghanistan ed Iraq, Siria ormai distrutta, conflitto e tensione altissima in Palestina ed Israele, conflitto con i curdi, Libia ormai frantumata, Egitto in guerra civile, Isis e stato islamico – prodotto delle politiche di guerra dell’occidente – che avanzano seminando terrore e morte. Alle responsabilità dell’Europa si aggiungono quelle dei singoli governi. L’emergenza immigrazione doveva essere questione europea, nessuno si poteva e doveva sottrarre e non si potevano lasciare soli i Paesi, in primis l’Italia, che sono geograficamente in prima linea. I Governi Italiani degli ultimi anni – dei quali ha fatto parte anche la Lega che oggi agita, per ragioni elettorali, lo spettro dell’immigrazione – non hanno programmato, non hanno investito, hanno lasciato soli la testa di ponte della prima linea: i Sindaci, soprattutto del sud, e le popolazioni locali. Hanno realizzato centri di detenzione per la prima accoglienza degli immigrati, creato la figura dell’immigrato clandestino sanzionando penalmente lo status di migrante senza che alcun fatto fosse stato commesso (dal diritto penale del fatto al diritto penale d’autore: il diritto penale del nemico), hanno incriminato pescatori che prestavano soccorso per favoreggiamento all’immigrazione clandestina con sequestro dei pescherecci. Ma siciliani e pescatori hanno risposto con la ribellione dell’etica e della giustizia. Contro questo diritto illegittimo vale la disobbedienza civile. I nostri fratelli e sorelle, con i loro bambini spesso al seguito, pagano migliaia di euro per cercare di raggiungere l’Europa per fuggire da guerre, carestie, sete. Viaggi lunghi, tremendi, con poche possibilità di raggiungere il traguardo. Fino a quando non pagano l’ultimo centesimo di euro o dollaro i loro familiari rimangono sequestrati nei luoghi di origine, torturati, violentati, talvolta uccisi. Mentre stanno per giungere verso la terra promessa, noi occidentali, magari dopo aver bombardato le loro terre, li respingiamo, oppure con tutta l’ipocrisia, chiediamo loro per poter entrare se sono muniti del permesso di soggiorno e per poterlo avere si deve dimostrare di avere un lavoro. Bella accoglienza per richiedenti asilo, rifugiati, donne e uomini del mondo con tanto di bambini al seguito. Ci riempiamo la bocca di legalità, diritti e giustizia e non siamo in grado di approvare la legge sullo ius soli, far votare gli immigrati, dare loro diritti di uguaglianza come impone l’art. 3 della Costituzione. Gli abitanti della Terra non sono come il cibo che si distingue tra prodotti commestibili e prodotti nocivi, tra alimenti buoni e alimenti scaduti, siamo tutti persone. I migranti non sono non-persone. Non sono scarti del consumismo. I confini della terra non valgono in questi casi. Siamo tutti legittimi o tutti clandestini. 100 anni fa italiani, soprattutto meridionali, si recarono negli Stati Uniti, non furono accolti bene all’inizio, furono bollati anche come negroidi. Oggi New York non sarebbe la prima città del mondo, dove si parlano 200 lingue, senza quei migranti. Oggi sindaci, governatori, vertici di istituzioni sono di origine meridionale. Le porte del cuore e dei luoghi vanno aperte, abbattuti i pregiudizi dell’odio e dell’indifferenza. Poi vengono le questioni economiche. Con i soldi dei bombardamenti Nato dall’Italia verso la Libia avremmo potuto realizzare luoghi ed edifici per risolvere gran parte delle emergenze abitative dei nostri territori. Gli immigrati rappresentano rischi ed opportunità, come tutti gli esseri umani. Diritti e doveri per tutti. Prima di tutto però dobbiamo salvare le vite umane.
Se guardi negli occhi un naufrago o un migrante alla fine del viaggio hai una sola alternativa: o apri le porte o hai smarrito l’umanità. Il resto viene dopo. Prima non devi essere complice di un genocidio e poi ti poni il tema della convivenza. Proviamo a costruire, dai nostri territori, un mondo senza mura e confini, senza paura, in cui la differenza è una ricchezza: culturale, sociale ed economica. Il Mediterraneo non può avere confini, è il mare nostro, mare di pace e di bellezza. Basta sangue. Non può essere il mare dello sterminio del terzo millennio”.

Luigi de Magistris