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Carnevale. Perché Montemarano è un popolo!

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Corteo bacchico epoca greco-romana e corteo contemporaneo di tarantellisti di Montemarano


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Continuiamo questa rubrica con una vera “chicca” tutta campana, dedicata al carnevale. Sebbene quest’anno sia capitato con largo anticipo, vale la pena di dedicare uno spazio a questo evento così peculiare.

Carnevale. Perché Montemarano è un popolo!
Il Carnevale, per molti appassionati delle tradizioni folcloristiche, significa recarsi a Montemarano, un paesino dell’avellinese, dove se ne festeggia uno davvero singolare.
Una festa arcaica colma di rituali ancestrali e credenze precristiane, un evento che cade in un preciso momento dell’anno, legato al ciclo della natura e al ritmo alternato delle stagioni in cui avviene la morte e la rinascita della vegetazione.
Il rinnovamento cosmico.

La celebrazione di un rito profondamente legato ai prodotti della terra e alla fecondità dell’uomo; ed infine al rapporto, individuale e collettivo, di quest’ultimo col divino.

Il Carnevale rappresenta la più importante manifestazione folcloristica di Montemarano: per tutto il tempo si balla la famosa tarantella, chiamata semplicemente “la Montemaranese”. Essa è eseguita con tamburelli, fisarmonica e clarinetto, che ha preso da tempo il posto della ciaramella.

Il Carnevale di Montemarano è sentito da tutti gli abitanti del paese che si mascherano e si riversano in strada a ballare in corteo, per ore intere, un ritmo allegro e frenetico, fino a diventare parossistico, da portare al delirio! È questo un importante fenomeno antropologico, oggetto di studi da parte di non pochi studiosi.

Particolarissima è la ritualità di questa danza propiziatoria, che qualcuno azzarda sia di origine bulgara ma di cui, a mio parere, si possono ravvisare frammenti di un’antica festa romana: i famosi Saturnali, celebrazioni in onore del dio Saturno che iniziavano il 17 dicembre e duravano sette giorni, fino al 24, vigilia della cosiddetta Natalis solis, giorno in cui il sole ritornava dal sud al nord.

I Saturnalia erano le feste più attese dell’anno in cui tutto era concesso, gli schiavi venivano temporaneamente liberati e si permetteva loro di indossare gli abiti dei padroni. Una mascherata che trovava il suo culmine nel banchetto serale durante il quale gli stessi padroni servivano i loro schiavi, dopo aver eletto il “Re” dei festeggiamenti scelto tra gli schiavi più miserabili.

Ma torniamo a Napoli, si racconta che anche il grande scrittore Giovanbattista Basile, governatore di Montemarano, nel XVII secolo riprese questa festa per divulgarla, tramandandola così fino ai giorni nostri.

Un fenomeno sempre più in espansione: cresce di anno in anno il numero di curiosi che giunge da tutta Italia per assistere alla tarantella di Carnevale ed assaggiare i confetti e le caramelle dei simpatici “Pulcinella” tipici di questo paese, in costume rosso e bianco: i Caporaballo.

I festeggiamenti del Carnevale hanno inizio già con la ricorrenza di Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio, ed hanno termine la domenica successiva alle Ceneri con una comica pantomima: la “Morte di Carnevale”.

La prima volta che arrivai in paese e assistetti al passaggio di un corteo “tarantellato” restai folgorato: erano tornati i Saturnalia e i Cortei Dionisiaci, fantastico!
Oltretutto, pur conoscendo già la musica, sentita su compact disc, quella eseguita dal vivo era tutta un’altra cosa, era superlativa!

Voglio concludere con uno scritto del famoso etnomusicologo Alan Lomax:

Il ritmo del tamburo che ti prende, la fisarmonica che ti avvolge come una folata di vento caldo, il clarinetto che quasi disperato s’impossessa dei tuoi pensieri negativi e te li restituisce positivi, quel clarinetto che ti trascina alla danza rendendoti parte essenziale di essa.

… Le persone erano molto scure di carnagione, molto allegre, le donne così libere nei comportamenti, che mi presero per mano e mi portarono a ballare non appena la danza ebbe inizio… e che tarantelle!

L’articolo è tratto da ‘Tammurriata. Riti e Miti di una Sirena Millenaria’ di Cosimo AlbertiValtrend Editore.

Illustrazioni Marco Monty

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Autore Cosimo Alberti

Cosimo Alberti, attore con la tammorra, cantante, esperto di danze popolari e docente in seminari su balli della tradizione campana.