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Tam Tam basket – ‘The dream team’

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Tam Tam basket - 'The dream team'


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Proiezione in anteprima mondiale a Castel Volturno (CE) del documentario di Mohamed Kenawi prodotto da Al Jazeera Documentary Channel

Dire che mi ha emozionato è riduttivo. Ai titoli finali, l’applauso del pubblico presente in sala è stato scrosciante.

Siamo rimasti senza parole, incantati dalla storia, dalla regia, dai giovani interpreti, ma soprattutto dal coach, Massimo Antonelli, senza il quale il sogno dei ragazzi di Tam Tam basket non sarebbe mai esistito.

L’atmosfera è stata davvero magica al Cine-Teatro Sant’Aniello di Castel Volturno (CE), dove oggi, 28 gennaio, si è tenuta la proiezione in anteprima mondiale di ‘The dream team’.

Ma andiamo con ordine.

Tam Tam è la squadra di pallacanestro di Castel Volturno, in provincia di Caserta, un territorio terribilmente critico. Delinquenza, abusivismo, commissariamento per infiltrazioni camorristiche, insomma, una vita dura per i suoi abitanti costretti ad affrontare e tentare di superare ogni giorno l’emergenza continua. Castel Volturno è anche patria di immigrati, se ne contano 35 mila di cui almeno 15 mila irregolari.

Cinque anni e tre mesi fa, cinque soci, tra i quali 4 ex giocatori di basket, hanno deciso di creare un progetto a favore di una comunità bisognosa.

Tam Tam basket - 'The dream team'

L’artefice della bella storia il deus ex machina è stato Massimo Antonelli, ex giocatore del Napoli Basket e della Virtus Bologna, che esordisce:

Siamo venuti a Castelvolturno, realtà difficile, per coinvolgere i figli degli immigrati, moltissimi dei quali non facevano sport, poiché provenienti da famiglie disagiate, e sostenere le spese per l’attività sportiva sarebbe stato impossibile. Il nostro obiettivo era quello di dare pari opportunità a questi giovani, come ai loro coetanei più fortunati.

Sono quindi andato nelle scuole di Castel Volturno, cooptando 31 ragazzi, 14 figli di italiani e 17 figli di immigrati per iniziarli al basket. Il primo giorno di allenamento ne sono venuti solo 14. Di questi, solo 4 avevano genitori italiani. Strada facendo, non si sono più fatti vedere. Non se la sentivano di venire a piedi agli allenamenti, che si tenevano lontano dalle proprie case.

Sono rimasti, così, solo i figli di immigrati, che hanno fatto un vero e proprio tam tam tra i loro coetanei, affinché anche altri ragazzi potessero partecipare a questo progetto e si potesse formare una bella squadra. E così è stato. Due anni fa, questi ragazzi hanno partecipato e vinto il Campionato Regionale Under 15, grazie ad una deroga avuta dalla FIP, poiché per la Federazione Italiana Pallacanestro questi ragazzi, nonostante siano nati in Italia, avendo genitori stranieri, non avrebbero potuto giocare nei campionati italiani.

Il Covid, poi, li ha costretti ad una pausa forzata, fino a quest’anno, quando Tam Tam avrebbe dovuto partecipare al Campionato Nazionale Under 17. Ma, colpo di scena, la Federazione non ha dato loro il permesso di giocare in deroga, rifiutando la richiesta di iscrizione, sempre con la motivazione che, sebbene siano nati in Italia e frequentino la scuola italiana, risultano essere stranieri per lo stato italiano.

Dopo la presentazione di un ricorso al TAR che lo ha rigettato, i giovani cestisti, sentendosi discriminati e per far sentire forte e chiara la loro voce, hanno scritto, di loro pugno, una lettera a Gianni Petrucci, che dal 2013 è il Presidente della Federazione Italiana Pallacanestro.

Hanno chiesto di giocare in deroga, spiegando, a cuore aperto, il loro desiderio di competere con i più bravi. E allora, nonostante il Tribunale si fosse pronunciato contro questa sentenza, su invito del Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, e di quello del CONI, Giovanni Malagò, è arrivato il placet di Petrucci. Tam Tam ha potuto iscrivere a referto per ogni gara del Campionato Under 17 Eccellenza, atleti di cittadinanza non italiana, senza i limiti imposti dai vigenti regolamenti.

La bella storia di inclusione, partecipazione e coraggio, ha avuto un’ampia eco. Era giusto far sì che questa bella favola, potesse finalmente avere il suo giusto epilogo. Una risonanza che ha travalicato i confini del Belpaese, facendo venir fuori una storia che merita di essere raccontata in tutto il mondo. Lo ha pensato il produttore Emad Al-Khatib, che ne è venuto a conoscenza leggendola sui giornali, proponendo l’idea a Al Jazeera Documentary Channel.

Il Direttore Ahmed Mahfouz ha dato quindi l’ok, ponendo un’unica condizione, la regia sarebbe dovuta essere di una persona residente nel nostro Paese che potesse conoscerne la realtà e le peculiarità.

La scelta è caduta su Mohamed Kenawi, egiziano di nascita e in Italia dal 2000 e che ha curato come autore, produttore e regista numerosi documentari girati in varie zone del mondo e affrontando tematiche che trattano di diversità, minoranze etniche, multiculturalità e diritti umani.

Ecco che il regista aggiunge:

La storia mi intrigava, ho fatto un sopralluogo per capirla e studiarla bene, ho conosciuto il coach, i ragazzi e la realtà nella quale vivono quotidianamente.

Ho quindi scritto una pre-sceneggiatura, che è piaciuta alla rete e siamo andati avanti nella produzione.

Due mesi di studi e ricerche preliminari per conoscere il territorio, la società e la vita dei residenti extracomunitari, altri due mesi di lavoro, tra riprese e montaggio video e una produzione internazionale con uno dei più potenti network media al mondo per raccontare questa incredibile storia.

Al Jazeera, dunque, non è solo News ma anche altro?

Lo chiedo al Direttore di Documentary Channel, Ahmed Mahfouz, che risponde:

L’obiettivo in generale della rete Al Jazeera è di raccontare storie umane a prescindere dal posto, dal colore, dall’etnia, dalla religione e dalla cultura in generale. Quando si pensa ad Al Jazeera c’è l’idea sbagliata che sia solo telegiornale, news e che riguardi solo il mondo arabo. La realtà, invece, non è questa.

In questo canale, ad esempio, trasmettiamo documentari 24 ore su 24. Cerchiamo sempre di riportate vicende da tutto il mondo e specialmente quelle che ispirano anche gli altri, che danno un messaggio positivo.

Qual è, dunque, e lo chiedo al regista Mohamed Kenawi, il messaggio di questa storia che la rende universale?

Possiamo anche cambiare gli interpreti, creare la stessa storia in America, od ovunque si voglia, il messaggio che si evince è universale, poiché ovunque e chiunque può superare qualsiasi problema gli si ponga davanti e migliorarsi, proprio come lo stanno facendo gli atleti di Tam Tam, che non si sono fermati. Nessuno di loro lo ha fatto. Prima di tutti il loro coach, Massimo Antonelli.

Insieme e compatti hanno cercato di superare ogni tipo di difficoltà. Questo è, dunque, un messaggio di speranza per tutti, per chiunque abbia dei problemi. Non bisogna mai fermarsi, bisogna andare avanti a tutti i costi.

Sogno e speranza, dunque, questo il messaggio per tutti gli spettatori, in qualsiasi parte del mondo ma anche il mantra dei cestisti di coach Massimo.

Racconta King Erunosere Edomwanoba:

Ho cominciato poiché era una buona opportunità per fare sport, non potendolo fare altrove per ragioni economiche. Per me è stata una benedizione, mi ha fatto capire molte cose della vita. Soprattutto il gioco di squadra, la cooperazione, anche perché mi sono reso conto, ormai, che sono forte e sono nato proprio per giocare a basket.

King sorride alla sua affermazione, ma guardandolo giocare mi rendo conto che forte lo è per davvero.

Cosa ti ha insegnato ancora la pallacanestro?

Mi sta insegnando tanto. Fondamentale per me l’aver compreso che nella vita si può sbagliare tante volte, ma si deve anche rielaborare la situazione e capire come fare meglio la prossima volta.

Quante volte ci abbattiamo, pensiamo che dopo un errore sia tutto finito, invece la vita continua, dobbiamo darci ancora opportunità e se facciamo tesoro di quello sbaglio, ci regaliamo un’altra chance, continuando a provarci.

La pallacanestro mi ha dato poi l’occasione di esprimermi, che è una cosa che serve tanto. Quando non ci riuscivo, mi sentivo chiuso, in tensione, ed è facile, in questo stato, che si possa finire con il fare cose sciocche. Il basket è una specie di antistress ed è anche divertimento. È il mio sogno che si sta realizzando. E che vuoi di più?!

Tam Tam Basket è un film che parla di persone, di politica e di società e racconta tutto questo attraverso lo sport. Progetti come questo meritano di essere conosciuti in tutto il mondo perché hanno il potere di ispirare milioni di persone.

Entusiasta il coach Massimo Antonelli, che conclude:

Ringrazio di cuore Al Jazeera per aver realizzato questo film e per averci concesso di vederlo in anteprima, tutti insieme qui a Castel Volturno, dove il progetto Tam Tam è nato.

Il documentario è stata una sorpresa anche per me ed è stata un’emozione incredibile scoprirlo insieme alla squadra di straordinarie persone che ne fanno parte.

Il film Tam Tam Basket sarà trasmesso a marzo su Al Jazeera Documentary Channel e, a seguire, sugli altri canali del network sia TV che online in lingua originale con sottotitoli in arabo e in inglese. Seguirà la pubblicazione sul canale YouTube Al Jazeera English accessibile a tutti.

 

Tam Tam basket - 'The dream team'
Regista, Direttore Al Jazeera e produttore

Autore Antonella di Lello

Antonella di Lello, giornalista radiotelevisiva e sportiva, specialista in pubbliche relazioni. Etologa ed educatrice cinofila.