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San Leucio: una Città del Sole tutta napoletana

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San Leucio


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Il dispotismo illuminato caratterizzò, sino allo scoppio della Rivoluzione francese, la corte del Regno di Napoli.

La cultura di Maria Carolina d’Austria trovava il suo fondamento nel connubio tra Illuminismo e Massoneria, ovvero l’esaltazione della tolleranza e della libertà, l’ideologia laica con l’aperta condanna al dogmatismo.

In quest’atmosfera, la regina riprese come modello il saggio ‘Della Pubblica Felicità’, scritto nel 1749 dalla sua guida intellettuale Ludovico Antonio Muratori, nel quale veniva descritto un governo in grado di realizzare il benessere dei sudditi attraverso una politica basata su ragione e virtù e di migliorare i diversi settori della vita pubblica, stravolgendo il rapporto fra Stato e Cittadino.

Un ideale politico totalmente nuovo che ispirò all’abile sovrana un progetto di riscrittura della società trasferita al Massone Antonio Planelli, intellettuale e musicista, al quale fu affidato materialmente il compito di redigere lo Statuto di San Leucio, attribuito poi a re Ferdinando IV.

La Collina di San Leucio fu acquistata da Carlo III di Borbone nel 1750 con l’intento di farne una riserva di caccia e una residenza secondaria, ma il progetto non fu completato causa la partenza per la Spagna del monarca. Solo nel 1774 fu ripreso effettuando il rilievo ed il primo restauro ad opera del Collecini, allievo e aiutante di Luigi Vanvitelli.

In brevissimo, tempo il Casino fu edificato, il belvedere restaurato e tutto il podere contornato da mura di cinta con all’interno anche una vaccheria, per l’allevamento dei bovini. Furono recuperati tutti i fabbricati di minore importanza e creata una rete di strade in tutta la proprietà.

Con il trascorrere del tempo la fisionomia cambiò e, da semplice riserva di caccia, furono introdotte varie attività produttive. Vennero edificati una chiesa e due quartieri operai, San Carlo e San Ferdinando, nei quali vennero costruite le case che lo Stato donava alle giovani coppie di tessitori e tessitrici di seta che si sposavano, poiché non dovevano continuare ad abitare con la famiglia di provenienza, tradizionalmente patriarcale.

La famiglia, impostata pariteticamente, diviene il nucleo propulsore delle uguaglianze e delle innovazioni, il padre e la madre condividono le stesse responsabilità nella crescita dei figli:

… È il principale fine del matrimonio la procreazione della Prole. Divenuti gli Sposi Genitori de’ figli eccoli sottoposti ad altri più pesanti doveri, ed a più precise obbligazioni. Il Padre è nell’obbligo di sovvenire, di assistere, di sostenere insiem colla madre i propri figli. Entrambi son tenuti di educarli, e di procurar loro uno stato di felicità in questo mondo…

Venne introdotto l’obbligo di provvedere all’istruzione dei figli, agevolata dalla presenza di una scuola pubblica atta a favorire l’istruzione di

… tanti fanciulli e fanciulle, che aumentavansi alla giornata, per mancanza di educazione non divenissero un giorno, e formassero una pericolosa società di scostumati e malviventi…

La popolazione residente intensificò la tessitura della seta dapprima effettuata strettamente a domicilio, poi in opifici, con l’introduzione dei più recenti ritrovati tecnici. Macchinari moderni, come il mangano a ruota idraulica e il filatoio ad acqua, uniti alla sperimentazione di nuove tecniche di lavorazione del prezioso materiale e la formazione di maestranze specializzate diedero vita ad un ventennio di operosa progettualità, con relativa fioritura economica.

Si attuò un programma tale da esportare il prodotto finito fuori dal Regno con l’obiettivo non solo di migliorare le condizioni economiche dello Stato, ma anche di assicurare una perequazione dei redditi e della ricchezza.

Naturalmente, tutto ciò fu attuabile solo grazie alla stretta osservanza di quel Codice che fa di San Leucio, per l’epoca, uno degli esperimenti sociali più avanzati d’Italia e d’Europa.

I suoi regolamenti si basavano su ideali di perfetta uguaglianza sociale tra gli individui, eliminando le differenze tra i due sessi; il Codice, infatti, annullava consuetudini ed ingiustizie ataviche subite dalle donne, vi fu la totale abolizione della dote e, di fatto,  per la prima volta, la donna cessava di essere subalterna sia sul piano giuridico sia amministrativo e familiare, i genitori non potevano più intercedere od ostacolare le scelte dei giovani che desideravano unirsi, ma, in particolare, per la prima volta, con incredibile modernità, spettava alla donna dare il consenso definitivo:

Quando un giovane giunto all’età stabilita, avrà inclinazione per una giovane che sia anch’ella dell’età prescritta, ed abbiano ambedue appreso le rispettive arti, dovrà subito darne parte a’ suoi genitori, i quali n’avvertiranno quelli dell’altra parte per loro intelligenza, e perché di comun consenso badino sulla condotta de’ figliuoli, a tutto ciò vada con decenza, ed accioché non accada inconveniente alcuno: potendo ben dars’il caso, che su di medesima persona più di uno pretenda.

Le distinzioni sociali trovavano il fondamento solo dalla meritocrazia, vennero introdotte disposizioni che superarono i moderni sistemi di assistenza sanitaria:

Nessun di voi, pertanto, sia uomo, sia donna presuma mai pretendere a contrassegni di distinzione, se non ha esemplarità di costume, ed eccellenza di mestiere. A questo oggetto per esitar la gara in lusso, e ’l dispendio in questo ramo quanto inutile, altrettanto dannoso, comando, che ’l vestire sia uguale per tutti: che estrema sia la nettezza e la polizia sopra le vostre persone, a ciò possa aversi quella decenza che si chiede per rispetto e venerazione dovuta a chi si degna portarsi a vedere i vostri lavori, che questa polizia sia anche esattamente osservata nelle vostre case, a ciò possa godersi di quella perfetta sanità, ch’è tanto necessario nelle persone che vivono con l’industria delle braccia. Di voi nessun ancora ardirà mai chiamarsi con il Don, essendo questo distintivo dovuto soltanto a Ministri del Santuario in segno di rispetto, e di venerazione.

Altro concetto totalmente rivoluzionario contenuto nel Codice è l’introduzione dell’uguale diritto alla successione per le donne e per gli uomini, regolata dal diritto naturale, vietandone i testamenti:

Tra di voi non vi sian testamenti, né veruna di quelle legali conseguenze, cui da essa provengono. La sola giustizia naturale e a natural equità sia la face, e la guida di tutte le vostre operazioni. I figli succedano a’ Genitori, e i Genitori a’ figli. Abbian luogo i collaterali, ma nel solo primo grado. In mancanza di questi succeda la moglie, ma nel solo usufrutto, e fino a che manterrà la vedovanza.

Per far sì che nella Colonia non vi fossero mendicanti che è lo stato più infame, e detestabile, che sia sulla terra fu prevista l’assistenza per coloro che si trovavano in difficoltà … per infermità, o per altra fatal disgrazia, ma non mai per pigrizia con l’introduzione della Cassa della Carità a cui tutti dovevano partecipare con un contributo da versarsi settimanalmente.

In realtà, il Codice fu l’esatta sintesi delle più moderne teorie sulla concezione dello Stato, l’esempio di uno statuto pensato in difesa della dignità femminile, precursore del percorso faticoso e ancora per certi versi incompiuto dell’affermazione dei diritti delle donne.

Il concetto di pubblica felicità, dove l’interesse dello Stato non deve essere prioritario al benessere morale e materiale dei sudditi, confermano che la vera ispiratrice – committente del Codice della ‘Città degli Uguali’ fu Maria Carolina, come ulteriormente testimoniato dal sonetto a lei dedicato da Eleonora Pimentel Fonseca in lode alla Colonia di San Leucio.

Questo Statuto, che consta di cinque capitoli e 22 paragrafi, fu edito dalla Stamperia Reale del Regno di Napoli in 150 esemplari e poi tradotto in varie lingue.

Il sogno si infranse contro il muro della reazione del 1799, mentre il Codice fu spazzato via nel 1860, con l’annessione al Piemonte e il setificio ceduto definitivamente ai privati.

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Autore Rosy Guastafierro

Rosy Guastafierro, giornalista pubblicista, esperta di economia e comunicazione, imprenditrice nel campo discografico e immobiliare, entra giovanissima nell'Ordine della Stella d'Oriente, nel Capitolo Mediterranean One di Napoli. Ha ricoperto le massime cariche a livello nazionale, compreso quello di Worthy Grand Matron del Gran Capitolo Italiano.