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‘RKM – Roma Kaputt Mundi’ al RIFF 2018

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'RKM - Roma Kaputt Mundi'


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Proiezione il 19 novembre al Nuovo Cinema Aquila

Riceviamo e pubblichiamo.

Lunedì 19 novembre, ore 20:00, presso il Nuovo Cinema Aquila – Sala 1 – via l’Aquila, 66/74 – Roma, nell’ambito del Rome Independent Film Festival 2018 si terrà la proiezione del film ‘RKM Roma Kaputt Mundi’ di Francesca Picozza e Andrea Santoro.

“Roma città aperta”, “Roma città eterna”, “Roma, caput mundi”… Vale ancora oggi?
Qual è la realtà attuale e come la vivono i suoi abitanti?
Emerge un universo di risposte, tessere di un puzzle che rimarrà sempre incompleto.

Ambientato interamente nella città di Roma, il documentario vuole lanciare una riflessione più approfondita sulle condizioni attuali della città, puntando i riflettori su zone e realtà socioculturali che vivono solitamente nella penombra e che, all’occhio degli autori, sono le più adatte a raccontare la città di oggi, come i Pittori Anonimi del Trullo o il movimento artistico DOM L’uomo che cammina. A fare da contrappunto, la visione di personalità artistiche di chiara fama, attive nel panorama culturale romano, nazionale e internazionale, che in un modo o nell’altro sono cittadini della capitale.

Ne deriva un intreccio di testimonianze, pensieri, interpretazioni e reinterpretazioni della metropoli da parte di chi la vive, ognuno dalla propria angolazione, ognuno secondo il proprio sonante bagaglio, siano essi personaggi noti – Gian Luigi Rondi, Lina Wertmüller, Massimiliano Bruno, Ascanio Celestini, Alessandro Mannarino – o gente comune.
Minimo comun denominatore che lega tutti gli intervistati, il senso di appartenenza.

Il titolo ‘RKM – Roma Kaputt Mundi’ vuole essere una provocazione, un modo di contrastare la staticità e l’intoccabilità di una delle città più importanti e contraddittorie del mondo, per intavolare un discorso costruttivo lontano dagli slogan e dal folklore che l’hanno etichettata per millenni. Si prende perciò debita distanza dalla visione patinata della “Roma da cartolina”, per dipingerne un ritratto che abbia meno filtri possibili, che non si lasci sedurre da inutili estetismi, forse più decadente, ma comunque affascinante, di certo più rappresentativo ed attuale.

La linea narrativa si sviluppa seguendo due filoni: da un lato attraverso le interviste a personalità artistiche di chiara fama legate a due generazioni diverse, rispettivamente ‘La Dolce Vita’ e quella che va dagli anni Novanta ad oggi; dall’altro seguendo le storie di gente comune, legate in maniera differente al territorio, all’interno del quale avviano pratiche artistiche e sociali di resistenza e di aggregazione per contrastare la decadenza della città.

L’intervista e il documentario d’osservazione, pur percorrendo strade parallele, dialogano tra loro dando luogo ad una sperimentazione linguistica che rispecchia l’attualità e la complessità dei temi trattati.

Un discorso che si muove su due distinti binari, quello visivo e quello contenutistico, ciascuno complementare all’altro, con l’intento di scardinare la visione preconcetta dello spettatore, stimolando una sua personale riflessione.

 

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