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Premio Anna Maria Ortese ‘L’Iguana’ 2018

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Castello di Prata Sannita (CE) Opera di Simone Zaccarella


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La cerimonia di premiazione il 23 giugno al Castello di Prata Sannita (CE)

Riceviamo e pubblichiamo da Esther Basile.

Come Associazione Eleonora Pimentel, nata in seno al prestigioso Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, abbiamo fortemente voluto porre l’accento sulla Scrittrice Ortese dopo essere riuscite a far porre una Targa a Rapallo (GE) nel 2015 e a Napoli quest’anno in Via Palasciano e aver approfondito la figura in oggetto con studi presso Archivio di Stato di Napoli e un libro a lei dedicato.

Con il Premio l’Iguana intendiamo uscire fuori dalla considerazione collettiva cercando di creare una Cittadella che abbia un senso di condivisione, appartenenza di valori e solidi base di dialettica e dialogo con tutti.

Appuntamento al Castello di Prata Sannita (CE) 23 giugno ore 17:00 per la premiazione e per vivere atmosfere e dialoghi, sorretti da una grande e sapiente attrice come Anna Maria Ackermann, da un trio musicale esperto capitanato dalla Musicista Susanna Canessa.

Fra gli intellettuali e le intellettuali presenti il grande Poeta Elio Pecora, il Critico Letterario e saggista Roberto Deidier, l’esperto di cinema Alfredo Baldi, l’italianista Margherita Pieracci Harwell, Emmanuela Spedaliere del Teatro San Carlo, Imma Pempinello, e tante altre figure del mondo culturale.

Al Tavolo della Premiazione, Esther Basile, Lucia Daga, Elio Pecora, Maria Stella Rossi e Rosy Rubulotta.

Un Premio Letterario dedicato ad una grande scrittrice Anna Maria Ortese ha ancora senso nella misura in cui crediamo di poter affiancare la cultura in un’operazione delicata come quella di osservare i cambiamenti della società e la Trasmissione del pensiero e la Pratica dei Saperi.

Lasch parte dalla constatazione della difficoltà a essere se stessi entro i parametri, ormai crollati, che danno identità sociale e personale. Paradossalmente, proprio mentre pare che l’io si manifesti con grande evidenza nella società contemporanea, con un egocentrismo e un individualismo accentuati, tali atteggiamenti sono in realtà motivati, a parere dello studioso americano, da necessità autodifensive, o meglio dalla sopravvivenza.

Ecco come la situazione è delineata da lui:

In un’epoca di turbamenti la vita quotidiana diventa un esercizio di sopravvivenza.
Gli uomini vivono alla giornata; raramente guardano al passato, perché temono d’essere sopraffatti da una debilitante ‘nostalgia, e se volgono l’attenzione al futuro è soltanto per cercare di capire come scampare agli eventi disastrosi che ormai quasi tutti si attendono.

In queste condizioni l’identità personale è un lusso e, in un’epoca in cui incombe l’austerità, un lusso disdicevole. L’identità implica una storia personale, amici, una famiglia, il senso d’appartenenza a un luogo. In stato d’assedio l’io si contrae, si riduce a un nucleo difensivo armato contro le avversità. L’equilibrio richiede un io minimo, non l’io sovrano di ieri. […] L’ccuparsi di se stessi, tanto tipico ai giorni nostri, assume il significato di una sollecitudine per la propria sopravvivenza psichica.

L’io minimo è narcisista non tanto per la sua invadenza quanto per il fatto che, “incerto dei propri contorni, aspira a riprodurre il mondo e a fondersi con esso in felice comunione”, abolendo la distanza e la separazione tra individualità e universo esteriore.

Ciò accade in relazione a quella che Beck ha definito la società del rischio e che Lasch vede come percorsa da pericoli quali la guerra, il terrorismo, la minaccia della stabilità quotidiana, il fatto che si vive circondati da un universo che ha perso solidità e ha prodotto un io “incerto e problematico”, per cui conviene un “disimpegno emotivo”, un distacco flessibile, una condizione appunto di sopravvivenza.

La produzione di beni e il consumismo non alterano solo la percezione di sé, ma anche quella del mondo circostante.

Creano un mondo di specchi, immagini inessenziali, illusioni sempre più inscindibili dalla realtà. L’effetto di specchio trasforma il soggetto in oggetto; e, contemporaneamente, trasforma il mondo degli oggetti in un’estensione o in una proiezione dell’io. È fuorviante considerare la cultura del consumo come dominata dalle cose: il consumatore infatti vive circondato non tanto dalle cose, quanto da fantasie. Vive in un mondo privo di un’esistenza oggettiva e indipendente, che sembra esistere soltanto allo scopo di appagare frustrare i suoi desideri.

Premiazione 2018

Anna Maria Ortese
Anna Maria Ortese
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