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Pirandello secondo Edoardo Siravo

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Edoardo Siravo


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L’attore in scena a Roma nei panni dello scrittore e drammaturgo siciliano

Dopo aver intervistato il regista Patrick Rossi Gastaldi, che cura adattamento e regia de L’uomo dal fiore in bocca… e altri strani casi‘, di Luigi Pirandello, abbiamo chiesto ad  Edoardo Siravo, protagonista di questa originale ed arguta pièce prodotta dal Teatro Ghione Ercole Palmieri, in scena al Teatro Ghione di Roma fino al 3 dicembre, di parlarci dell’opera. Sul palco, accanto allo stesso Siravo, che interpreta il Premio Nobel per la letteratura, anche Carlo di Maio, Stefania Masala e Gabriella Casali.

Raccontaci questo suggestivo spettacolo che ti vede nei panni del solitario Pirandello, inquieto viaggiatore nella propria scrittura.

Si tratta di un’operazione teatrale decisamente affascinante da cui emerge un Pirandello inedito, interprete dei suoi stessi ironici e folli personaggi su cui incombe la morte, desiderata e quasi ricercata e, al contempo, temuta ed esorcizzata.

La scelta drammaturgica operata nell’adattamento di Patrick Rossi Gastaldi è particolarmente significativa; ad eccezione del celeberrimo ‘L’uomo dal fiore in bocca’, comunque rappresentato in maniera diversa rispetto all’originale, gli altri “strani casi” descritti sono volutamente meno noti, ma non per questo meno incisivi.

Si parte da ‘La tragedia di un personaggio’, metanovella sul laboratorio creativo pirandelliano, un paradossale colloquio tra l’autore e i futuri protagonisti dei suoi scritti, da cui trarrà ‘Sei personaggi in cerca d’autore’, per descrivere, poi, le varie tappe che il viaggiatore Luigi compie attraverso le successive quattro novelle e tre poesie prese in considerazione in questa narrazione.

‘Piuma’ e ‘Pubertà’ affrontano due problematiche purtroppo ancora modernissime.
Nella prima, i disturbi somatici e psichici collegabili all’anoressia, mai nominata direttamente, di cui soffre una giovane; nella seconda, i complessi di un’adolescente, incapace di accettare i cambiamenti fisici del proprio corpo, che per un shock infantile, probabilmente imputabile ad un uomo, si ucciderà.

’Da sé’, invece, è la storia, dal retrogusto amaro, di un uomo angosciato che, tuttavia, lucido e pratico, per non dar fastidio alla famiglia, mette in atto il suo proposito di suicidio al camposanto.

Nell’ultima novella, ‘L’uomo dal fiore in bocca’, il malato terminale di cancro non è il solito disperato che si dà addosso, quanto la persona adirata per non poter continuare a vivere, che alla fine stupisce tutti lasciando il palco.

E, infine, tre bellissime poesie, ‘Notte insonne’, ‘Andando’ e ‘Io sono così’, che racchiudono desideri e riflessioni del letterato, che servono ad amalgamare il testo.

In questo adattamento emerge di più l’ironia o la tragedia della vita?

Sono due aspetti assolutamente imprescindibili quando si affronta Pirandello e nel nostro spettacolo convivono in modo equilibrato, così che l’uno esalti l’altro. L’energia dei testi non viene minimamente intaccata, anzi, esplode prepotentemente.

Come dico in scena, infatti:
non è possibile parlare di certe sventure se non a patto che se ne vedano”.

Lo spettacolo sta avendo un ottimo riscontro, il pubblico rimane favorevolmente colpito anche dalle insolite e suggestive atmosfere horror che ricordano le pellicole di Tim Burton.

Patrick è uno dei maggiori registi del teatro brillante che ha avuto appunto la capacità di affrontare queste tematiche con intelligente ironia e sano grottesco nel pieno rispetto dell’autore e, quindi, si è trovato a suo agio con l’umorismo pirandelliano a cui poi si richiama un po’ tutto il teatro moderno nazionale e, forse, europeo.

Mi descrivi scenografia e costumi?

La scenografia è molto semplice, ma d’effetto e, cosa stupenda, vive di luce. Ci sono uno scrittoio, un lettino da psicanalista che si associa subito a quello di Freud, un lampione e vari oggetti di scena.

I costumi sono suggestivi, rigorosamente d’epoca. Io sono vestito anni ’30 e ricordo molto l’abbigliamento classico di Pirandello, mentre gli altri indossano costumi quasi espressionisti, come da cinema muto.

Come ti sei preparato per questo spettacolo e come ti ha diretto Patrick?

Conosco abbastanza Pirandello, avendo interpretato più volte le sue opere, ma, essendo un letterato completo e complesso, ogni volta che mi approccio a lui devo concentrarmi appieno, ritrovare il senso e il significato che dà alle cose. Senza contare, poi, che con i suoi testi ci sono grandi difficoltà mnemoniche.

 Patrick, con cui lavoro sempre molto bene, mi ha consigliato di concentrarmi su Pirandello, assorbirne il pensiero e solo allora farlo traboccare sul palco.

Perché un attore sia credibile e arrivi agli spettatori è importante che si soffermi sul significato delle parole che recita, cosa che cerco di fare attentamente.
Tra l’altro, trovo la regia di Patrick molto interessante e assolutamente perfetta.

Com’è il tuo rapporto con gli altri attori che ti accompagnano in questa avventura?

È un cast di ottimi professionisti e persone squisite con cui collaboro spesso. Soprattutto in teatro, settore in crisi, come tutta la cultura del resto, bisogna circondarsi della gente con cui si sta bene umanamente e professionalmente, altrimenti è una sofferenza che è inutile infliggersi.

Con Stefania Masala e Gabriella Casali ho recitato l’anno scorso ne ‘Aulularia’ di Plauto, insieme a Lucio Ciotola, Martino D’Amico, Francesco Maccarinelli, Enzo D’arco, per la regia di Nando Sessa.

Con Carlo Di Maio due anni fa in Nina di André Roussin, insieme a Vanessa Gravina e Riccardo Polizzy Carbonelli, diretti proprio da Patrick, spettacolo che riprenderemo volentieri se ci saranno le giuste condizioni.

La tournée che tappe prevede?

L’ultimo spettacolo al Teatro Ghione di Roma sarà il 3 dicembre, poi toccheremo qualche città laziale, toscana e calabrese. L’anno prossimo speriamo di riuscire a venire anche a Napoli e, nel caso, ti aspetto in platea.

In quali altre pièce ti vedremo recitare a breve?

Questo inverno ripartiranno le repliche de Le nostre donne, di Eric Assous, che porto in giro già da due anni con Emanuele Salce e Manuele Morgese, per la regia di Livio Galassi, e di Aspettando Godot‘ di Samuel Beckett, con Antonio Salines, Luciano Virgilio, Enrico Bonavera, Michele Degirolamo, diretti da Maurizio Scaparro.

Ho in mente un testo decisamente interessante che mi piacerebbe mettere in scena, ne parleremo quando sarà concretizzato. Per ora, concentriamoci su Pirandello.

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Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.