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Lombardia, lavoro e famiglia: insieme si può

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Consiglio regionale Lombardia


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Il Consiglio regionale ha approva all’unanimità la Risoluzione sulla conciliazione proposta da Silvia Scurati

Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Consiglio regionale della Lombardia.

Misure e incentivi economici, sostegni e sgravi alle imprese, ma anche diffusione delle ‘buone pratiche’ e interventi per ridurre l’uscita dal mondo del lavoro delle neomamme.

Il Consiglio regionale, presieduto da Alessandro Fermi, ha approvato all’unanimità la Risoluzione che introduce nuove misure di sostegno a favore della conciliazione famiglia/lavoro e della tutela della maternità, promossa da Silvia Scurati, Lega, come prima firmataria e da Paola Romeo, Forza Italia.

Ha spiegato Silvia Scurati:

Le donne non devono essere costrette a scegliere tra crescita professionale e maternità.  Supportarle nella loro vita quotidiana sia nell’ambito lavorativo sia in quello famigliare significa dare un futuro alla nostra società, tutelare il nostro sistema di welfare, la nostra cultura e le nostre radici.

La Risoluzione è un fondamentale passo avanti nella difesa dei diritti delle donne perché prevede, senza ideologie, misure concrete a favore di una effettiva conciliazione lavoro/famiglia.

Paola Romeo, Forza Italia, ha sottolineato come

le migliori performance delle donne negli studi spesso diventano risorse perse nel mondo del lavoro dove gli uomini guadagnano di più e occupano quasi tutti i posti di potere.

La presenza di un numero maggiore di donne nelle aziende avrebbe un effetto positivo su produttività e clima aziendale. Le azioni proposte dalla Risoluzione vanno in questa direzione: più servizi, più donne al lavoro.

Il documento prevede misure di sostegno concrete e innovative

in grado di introdurre azioni di welfare aziendale anche nelle piccole e medie imprese che caratterizzano il tessuto produttivo del nostro territorio

ha aggiunto Silvia Scurati.

Il testo del documento prevede proposte concrete e specifiche, tra le quali: l’individuazione di azioni, misure e incentivi economici per le imprese che tutelano e favoriscono la maternità, tramite misure quali asili aziendali o orario flessibile, ma anche per le lavoratrici autonome; la promozione di best practices presso le aziende; sostegni alle imprese che tutelano e favoriscono la maternità attraverso diversi strumenti, ad esempio asili aziendali, orario flessibile, assegni aziendali; l’istituzione di un Osservatorio contro la discriminazione della maternità che possa verificare il mancato rispetto dei diritti delle lavoratrici in maternità o delle donne che vogliano diventare madri; il rifinanziamento dei progetti di conciliazione famiglia – lavoro già attivi.

Un’attenzione particolare è rivolta alle neomamme con l’istituzione di una rete di assistenza per prevenire problemi legati alla depressione post partum o ad altre situazioni di fragilità che possano mettere a rischio la salute fisica e mentale delle donne sia durante la gravidanza sia nei mesi successivi al parto.

Il testo era stato esaminato dalla Commissione Attività Produttive, che nel corso dei suoi lavori aveva accolto alcuni emendamenti del Movimento 5 Stelle e del PD che prevedono la necessità di promuovere interventi per ridurre l’uscita dal mondo del lavoro delle neomamme, azioni di sensibilizzazione per garantire i diritti e le conquiste delle donne, la condivisione delle responsabilità di cura tra donne e uomini, la necessità di incentivi e sgravi per le imprese che assumono donne espulse dal mondo del lavoro dopo una gravidanza, l’opportunità di potenziare i Consultori.

Le misure previste dalla Risoluzione si inseriscono nelle iniziative già promosse da Regione Lombardia che ha investito tre milioni di euro nel triennio 2020-2023 per finanziare progetti per favorire la conciliazione vita-lavoro, sostenere il welfare aziendale, creare sistemi di reti territoriali per promuovere l’occupazione femminile.

Azioni che trovano applicazione in misure concrete come i ‘Nidi gratis’, la ‘Dote scuola e sport’, il sostegno alle scuole paritarie e i fondi per coniugi separati o divorziati con figli minori o disabili. Inoltre, la Lombardia è la prima regione italiana ad avere approvato la legge per l’istituzione del ‘Fattore Famiglia’ e la prima ad avere adottato la legge in materia di comunicazione tra genitori separati.

L’Assessore alla Famiglia Alessandra Locatelli, nel corso del dibattito, ha annunciato che nei prossimi mesi

la Giunta presenterà un Piano strategico regionale per la parità che terrà conto della condivisione dei carichi famigliari e del rapporto con il mondo delle imprese.

Numerosi i Consiglieri regionali che sono intervenuti in Aula: Paola Bocci, PD, ha sottolineato come

maternità e lavoro non debbano essere in contrapposizione. Ma, al contrario, diventare mamma deve essere un valore aggiunto per la donna anche sul posto di lavoro;

Monica Forte, Gruppo Misto, ha posto l’attenzione sul fatto che

ancora oggi buona parte del welfare sociale pesi sulle spalle delle donne. Pari opportunità, in concreto, significa intervenire sul superamento di questa criticità, come prova a fare questa Risoluzione;

Francesca Ceruti, Lega, ha definito la Risoluzione

un atto politico importante per tutelare i diritti delle donne, delle lavoratrici dipendenti e di quelle autonome – che spesso sono costrette a compiere una scelta tra maternità e crescita professionale;

Selene Pravettoni, Lega, ha spiegato che la Risoluzione

non è un libro dei sogni, ma un documento concreto che individua misure utili al vero raggiungimento della parità di genere perché si interviene sulle cause che penalizzano le donne;

Jacopo Scandella, PD, ha evidenziato come sia importante che la Risoluzione preveda

forme di incentivi per i soggetti pubblici e privati che attuano politiche di conciliazione perché la parità di genere è un tema di interesse generale che non riguarda solo le donne;

Ferdinando Alberti, M5S, pur dichiarando il suo voto favorevole, ha rimarcato l’assenza nel testo della Risoluzione di alcune azioni

come quella delle ‘case rifugio’ per le donne vittime di violenza o misure di parità di accesso al mondo del lavoro per le donne straniere.

L’Aula ha infine respinto due emendamenti proposti da Monica Forte,Gruppo Misto: il primo prevedeva l’apertura di asilo aziendale all’interno del Consiglio regionale e il secondo l’inserimento del testo del ‘Diritto all’autodeterminazione come riconoscimento della capacità di scelta autonoma delle donne’.

 

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