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‘Le cinque rose di Jennifer’ al Positano Teatro Festival

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‘Le cinque rose di Jennifer'


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Il 4 agosto nella Piazzetta della Chiesa Nuova

Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Positano Teatro Festival.

Venerdì 4 agosto, alle 21:00, nella Piazzetta della Chiesa Nuova di Positano (SA), ancora un omaggio alla drammaturgia di Annibale Ruccello, con ‘Le cinque rose di Jennifer’, firmato da Peppe Miale, che ha come interpreti Ernesto Lama ed Elisabetta D’Acunzo.

Cooperativa Gli Ipocriti presenta Ernesto Lama ed Elisabetta D’Acunzo in ‘Le cinque rose di Jennifer’ di Annibale Ruccello.

Scene Mauro Rea, disegno luci Nino Perrella, costumi Nunzia Russo, assistenza musicale Salvatore Cardone, aiuto regia Gioia Miale, assistente alla regia Davide Raffaello, regia Peppe Miale.

Jennifer è ormai in là con gli anni, il suo mondo è appassito, tutto ciò che ha provato a costruire è svanito senza mancare di ricordarle in ogni momento che è esistito. Non c’è nulla di più terribile della consapevolezza del declino. Jennifer si guarda e guarda. Nulla le viene dato, nulla le viene regalato, nulla le viene concesso.

Momenti di infinita solitudine, parole in libertà volte ad accogliere e raccogliere ciò che l’esterno offre, anche, e soltanto, perché tutto ciò che si ha dentro non è più sufficiente a riempire, a giustificare, a bruciare benzina per continuare il viaggio.

E allora una telefonata, un’improbabile trasmissione radiofonica, una visita di una sconosciuta cui, pur di lenire la propria solitudine, si apre la porta di casa anche se il pericolo mortale di uno spietato serial killer incombe terribile.

E ancora una telefonata, ancora il ricordo di una canzone, ancora, e soprattutto, il raccontare a se stessa nient’altro che la perpetua bugia di un incontro fugace, diventato per necessità di sopravvivenza epicentro del tutto, ancora e ancora altro.

Tutto questo è necessario a Jennifer. Tutto questo contribuisce a spostare più in là l’attimo in cui Jennifer darà corso all’inevitabile.

Quando alla radio un altro travestito, Sonia, legge una poesia appena scritta –
‘Ѐ notte. / Sono le 3 e 45 e mi sento sola. / Non riesco a prendere sonno. / Un muro nero di angoscia circonda la mia esistenza. / Scuro inferno. / Siamo soltanto degli esseri solitari. / Cui qualcuno. / Sarcasticamente / Dà il nome di persone’ –
quando la sconosciuta racconta della gatta e poco altro, quando tutti coloro che involontariamente telefonano sono smarriti, come e più di lei, quando tutto ciò che in qualche modo appartiene al suo mondo si rivela un infinito arcipelago di isole troppo distanti tra loro per nuotare, per costruire ponti, per intraprendere rotte, anche il necessario sfuma nell’effimero e non resta altro che una canzone di Patty Pravo.
Peppe Miale

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