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La libertà ai tempi del Covid

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Il principio della rana bollita


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Ovvero, l’opposizione come malattia mentale

Il giornalista di ExPartibus e fraterno amico Vittorio Dublino, in un articolo molto interessante, affronta la questione dell’impossibile che diventa politicamente inevitabile.

Il riferimento è alle teorie del sociologo statunitense Joseph Overton.

La fattibilità politica di un’idea dipende principalmente dal fatto che l’idea possa rientrare in un preciso intervallo definito nel sentimento ricorrente dell’opinione pubblica, piuttosto che dalle preferenze individuali dei politici.
Joseph P. Overton

Un politico, dunque, può mettere in agenda solo quello che può essere ritenuto accettabile dall’opinione pubblica in quel determinato momento storico.

Ne deriva quella che viene definita come finestra di Overton, appunto.

Tutto quello che rientra nella finestra può essere considerato come opzione plausibile da parte delle masse.

Quello che resta fuori è inaccettabile.

Quindi è tutto così semplice? Ma neanche per idea.

Come precisa lo stesso Dublino nell’articolo citato:

La Finestra di Overton non è stabile nel tempo, può espandersi o contrarsi.
La sua apertura agli argomenti che vi possono entrare e spostarsi in qualsiasi direzione può avvenire in modo sorprendente.
Vittorio Dublino – Quando l’impossibile diventa politicamente inevitabile

Le espansioni e le contrazioni sono dovute a due spinte.

Possono partire dal basso, per le pressioni delle masse, o essere indotte dalla politica in quella che

[…] può assumere i connotati di una vera e propria programmazione neuro linguistica nei confronti delle popolazioni operata da abili spin-doctor.
Vittorio Dublino – Ibidem

Alla luce di quello che sta accadendo nelle ultime settimane nel mondo, ma in particolare in Italia, ci sembra utile svolgere una riflessione in questo senso per quanto riguarda la rapida evoluzione del concetto di libertà.

La nostra tesi è che la politica stia gradualmente alzando l’asticella o, se vogliamo, allargando lentamente ma a dismisura la finestra di Everton per rendere sempre più cose politicamente compatibili con quanto si intende per libertà.

Se tutti rispetteremo le regole, usciremo più in fretta dall’emergenza. Il Paese ha bisogno della responsabilità di 60 milioni di italiani che quotidianamente compiono piccoli, grandi sacrifici. Rimaniamo distanti oggi, per abbracciarci con più calore, per correre più veloci domani. Tutti insieme ce la faremo.
Giuseppe Conte – Conferenza stampa 11 marzo 2020

All’inizio sembrava dovesse trattarsi di un breve periodo.

Poi, è diventato un lungo rincorrersi di festività da salvare, con la boccata di ossigeno dell’estate 2020.

Prima una Pasqua, poi un Natale, poi un’altra Pasqua ancora.

Sommessamente qualcuno cominciava a dire che il mondo non sarebbe stato mai più lo stesso; i virologi, nel frattempo diventati vere e proprie star del sistema mediatico, ad annunciare stragi poi mai avvenute, e l’ennesima ondata.

Anche il vaccino che tanto si aspettava come capace di porre fine alla pandemia non è risolutivo.

Perché, sì, poi, le varianti, una dose ogni sei mesi, forse anche meno.

E il vaccinato contagia, sì, no, forse.

Perché il vaccinato può ammalarsi di nuovo, sì, no, forse.

Perché chi è vaccinato prende il virus in una forma più leggera, si, no, forse.

Poi arriva il famigerato green pass.

Su quanto siano incostituzionali o meno le restrizioni legate a questo documento, tanto si è parlato.

Molti si appellano all’articolo 16 della Costituzione:

Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza.

Che da solo non significa niente, ma che viene ripetuto come un mantra.

Esiste, innanzitutto, nel diritto, la gerarchia delle fonti, che sancisce che una norma contenuta in una fonte di grado inferiore non può contrastare una norma contenuta in una fonte di grado superiore.

Per quanto possa sembrare strano, direttivi e regolamenti europei sono fonti gerarchicamente superiori rispetto alla stessa Costituzione.

Il regolamento che istituisce il Green Pass specifica che lo stesso non può dare luogo a discriminazioni dirette o indirette nei confronti di chi non è vaccinato, anche semplicemente per scelta.

It is necessary to prevent direct or indirect discrimination against persons who are not vaccinated, for example because of medical reasons, because they are not part of the target group for which the COVID -19 vaccine is currently administered or allowed, such as children, or because they have not yet had the opportunity or chose not to be vaccinated. Therefore, possession of a vaccination certificate, or the possession of a vaccination certificate indicating a COVID-19 vaccine, should not be a pre-condition for the exercise of the right to free movement or for the use of cross-border passenger transport services such as airlines, trains, coaches or ferries or any other means of transport. In addition, this Regulation cannot be interpreted as establishing a right or obligation to be vaccinated.
Regolamento (UE) 2021/953 – Paragrafo 36

Riportiamo la versione inglese perché, stranamente, in quella italiana c’erano originariamente errori di traduzione, proprio in quel passaggio.

Esiste anche un’interrogazione in merito, interrogazione che ha portato a rettificare anche la traduzione italiana.

Tornando alla Costituzione, vero che fa riferimento genericamente a limitazioni di legge. Ma la legge, sempre in virtù della gerarchia delle fonti, non può violare i principi fondamentali della Costituzione.

Un eventuale provvedimento incostituzionale non farebbe testo.

L’art. 32 della Costituzione recita

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Ergo, nessuna cura può essere imposta se questo viola i limiti del rispetto della persona umana.

Il diritto alla salute ha una doppia estensione, il diritto ad essere curato, come quello di non essere curato.

Ne deriva, inoltre, la preminenza della salute individuale rispetto a quella collettiva sancita dalla sentenza della Corte Costituzionale n.218 del 1994.

Una simile risoluzione precedente è la sentenza della Corte Costituzionale n.307 del 1990.

Ma c’è una chicca.

A parte la procedura anomala, di un DPCM, quello del 17 giugno 2021, richiamato successivamente da un DL, il n.105 del 23 luglio 2021, proprio in questo secondo provvedimento si legge all’art. 4:

2) il comma 9 è sostituito dal seguente:

        «9. Le disposizioni dei commi da 1 a 8 continuano ad applicarsi ove compatibili con i regolamenti (UE) 2021/953 e 2021/954 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 giugno 2021.»;
DECRETO-LEGGE 23 luglio 2021, n. 105

In modo abbastanza contorto, prima vengono istituite le restrizioni dall’art. 3, che aggiunge un articolo 9/bis a DL  22 aprile 2021, n.52, poi, con quello successivo si modifica l’art. 9 dello stesso DL 52 per dire che tutto quanto ne deriva è applicabile solo se compatibile con il regolamento UE.

La domanda è, cosa sarebbe compatibile?

A rigor di logica, nulla!

Fra le altre cose, con la Risoluzione 2361 (2021), il Consiglio d’Europa ribadisce che è proibito considerare obbligatorio il vaccino.

Senza parlare del Codice di Norimberga, secondo il quale è un atto criminale obbligare chiunque a trattamenti sperimentali, o la IV Convenzione di Ginevra, che definisce queste pratiche come gravi crimini contro l’umanità.

Si potrebbe obiettare che spesso le risoluzioni internazionali non sono applicate. Vero. Ma non era l’Unione Europea che richiedeva una stretta adesione a queste come pre-requisito per l’adesione?

Non è questo il motivo, almeno ufficiale, per il quale la Turchia non viene ammessa?

E, sempre a rigor di logica, non dovrebbe l’Unione Europea avviare una procedura di infrazione nei confronti di Francia e Italia?

Ai posteri l’ardua sentenza.

La cosa simpatica è che, a prescindere da vaccini e Green Pass, secondo voci di corridoio, che lasciano il tempo che trovano, sarebbe già stata decisa una nuova chiusura ad ottobre.

Sarebbe davvero paradossale.

Ma torniamo alla nostra finestra di Overton. L’intento non è sicuramente quello di un’analisi giuridica, anche perché qualcuno potrebbe accusarci di essere costituzionalisti da social, CT della nazionale, o virologi o tuttologi. Ovviamente senza portare argomentazioni contrarie, ma come semplice slogan, o mantra da ripetere a se stessi.

Un po’ come il politico che messo spalle al muro dall’economista di fama mondiale ebbe la geniale intuizione di rispondere: “questo lo dice lei”.

Riprendiamo, dunque.

Un virologo, tale Roberto Burioni, afferma da un suo profilo social che i non vaccinati saranno chiusi in casa come sorci. Offrendosi di organizzare una colletta per pagare loro l’abbonamento a Netflix. All’inizio pensavamo fosse Lercio. Avevamo persino sorriso. Se non satira comunque una fake. Invece lo ha detto davvero. In Francia sarebbero scesi in strada senza nemmeno dargli il tempo di finire la frase. Ma i ‘liberali’ italiani plaudono.

Il prossimo ampliamento della finestra sarà rispetto all’opposizione da considerare come malattia mentale.

Ma andiamo per gradi.

Luc Antoine Montagnier è un medico, virologo e biologo francese. Nel 1986 isola un ceppo del virus HIV, chiamato HIV-2, risultato che gli vale il premio Nobel per la medicina nel 2008.

Fino a poco fa Montagnier era considerato un’assoluta autorità nel suo campo.

Poi cambia tutto.

Rilascia un’intervista dove afferma che il Covid-19 sia stato creato in laboratorio, che i tempi di rilascio dei vaccini sono stati troppo brevi per verificarne gli effetti collaterali.

Improvvisamente, Montagnier diventa un povero vecchio malato di Alzheimer, a detta di illustri sconosciuti con la terza media serale, pronti a darti del giurista della domenica se solo la tua riflessione non è in linea con quanto da loro sostenuto.

Ovvero, la pensi diversamente? Sei un malato di mente.

Ma c’è altro.

Sempre più tra psicologi e psichiatri stanno introducendo il discorso della negazione.

La negazione è il meccanismo per il quale quando una realtà non mi piace, nego che essa esista. Mi bendo gli occhi e dico non c’è.
Ho l’impressione che viviamo una collettiva orgia di negazione.
Dal web

L’etichetta generica di negazionista è diffusa da un po’ di tempo.

Il pericolo, però, è quello di trasformarla in una teoria scientifica.

Nell’URSS di Nikita Kruscev, già dagli anni 50, chiunque fosse contrario all’ordine pubblico era sistematicamente oggetto di Trattamento Sanitario Obbligatorio.

Lo scrittore e dissidente Vladimir Bukovskij, scrisse il libro testimonianza ‘Una nuova malattia mentale in Urss: l’opposizione’, per il quale fu considerato un pericoloso pazzo criminale.

In effetti, si ha la spiccata impressione di vivere in uno scenario distopico, di essere un personaggio di 1984.

Ma la colpa non è soltanto della classe politica.

È anche, e soprattutto, di chi subisce tutto passivamente, di chi, senza minimamente scomporsi, accetta che l’asticella delle privazioni delle libertà personali sia progressivamente alzata.

Del resto, il principio della gradualità era stato descritto benissimo già da Chomsky.

Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.
Noam Chomsky – Media e Potere

Qualcuno, probabilmente, si accorgerà di essere rimasto bollito quando sarà troppo tardi.

Bollito perché quando sarebbe stato il momento di battersi per le proprie libertà ha preferito ubbidire vigliaccamente. Anzi, ha fatto da delatore.

Non ha denunciato quando ha visto spacciare.

O picchiare una donna.

O si è trovato ad essere testimone di una rapina.

No. Troppo pericoloso.

Ha fatto da delatore per il vicino che faceva la grigliata con un paio di parenti.

Raggiungendo il punto più luminoso della sua vita.

Un giorno, forse, si troverà in manicomio perché il vicino lo avrà segnalato per comportamenti contro il bene comune.

Come in URSS.

Non importa se per il Karma o più semplicemente per una ritorsione.

O, forse, non noterà la differenza.

Sempre Vittorio Dublino, mi ha definito Vulcaniano, secondo una teoria illustrata in un altro suo articolo.

La cosa mi lusinga.

E in una recente conversazione gli ho risposto che se è questo il nostro ruolo, dobbiamo onorarlo.

Fino in fondo.

Non per noi.

Per non consegnare alle future generazioni una distopia come mondo in cui vivere.

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Autore Pietro Riccio

Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.