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Dal buio verso la Luce

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Luce


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Sii Luce e lascia che essa si irradi da te, respingendo l’oscurità;
sii amore e lascia che l’amore fluisca liberamente da te, e contribuisci a soddisfare l’enorme bisogno del mondo.
Carla Dragoni

Ci sono momenti importanti che celebrano cicli fondamentali che coinvolgono la terra, il sole, la luna, tutta la natura, la vita, l’universo stesso.

Queste ricorrenze sono celebrate con regolarità ogni anno e hanno avuto un ruolo molto importante all’interno di tante società antiche.

Ricorrenze come i solstizi fanno, perciò, parte della vita di tanti singoli esseri umani e sicuramente il ricordo è dentro ognuno di noi anche se non ne siamo consapevoli.
Ogni anno, quasi a ridosso del Natale si festeggia il Solstizio di inverno, che stavolta è caduto alle 22:47 del 21 dicembre.

Oltre la comprensione dei meccanismi naturali e astrologici che lo governano, quello che mi ha sempre affascinato è il significato simbolico che porta con sé.

In questo giorno avviene un cambio di testimone nella vita della natura, si saluta il sole vecchio per accoglierne uno nuovo.

La notte del 21 dicembre è la più lunga dell’anno, quella in cui si varca il confine del domino del buio, che qui tocca il suo apice, con il ritorno della Luce.

La natura ci insegna a vivere, perché essa è la vita che si manifesta in modo onesto, autentico, nella sua alternanza del buio con la Luce.

La danza delle polarità anima il mondo in una maniera totalitaria, si rivela, impeccabilmente, nell’avvicendarsi in ogni singolo giorno del dominio del sole e, a seguire, quello della luna con la notte.

Questo ritmo accompagna la nostra vita, profana e massonica.

Il termine “Solstizio” viene dal latino solstitium, composto di “sol”, Sole, e “sistere” che significa “fermarsi”: il Sole si ferma, in cielo, per tre giorni, fino al Natale e in quella magica data in cui ricordiamo la nascita di Gesù, assistiamo anche alla rinascita del Sole, il quale, dopo un lungo periodo di declinazione, sorge nuovamente e porta la Luce a prevalere sulle tenebre.

Il solstizio d’inverno rappresenta, dunque, un inizio, il momento in cui assistiamo ad una nuova alba interiore. È il simbolo della rinascita spirituale, la sconfitta dell’oscurità da parte del Sole, il trionfo della Luce e, quest’ultima, è il simbolo centrale dell’iniziato.

Ma non è questa l’unica manifestazione della polarità; la ritroviamo nell’alternanza del respiro, passando da una fase inspiratoria attiva, che richiama il Sole, ad una espiratoria passiva, o lunare, in un ritmo incessante che determina la vita di tutti. Come l’azione e il riposo. La gioia e la tristezza. La nascita e la morte. La salute e la malattia. Il sì e il no. Il positivo e il negativo. Ogni aspetto dell’esistenza si può ricondurre a questi due elementi essenziali; lo yin e lo yang, cuore della cultura cinese.

Nel suo simbolo più intimo la Luce rimanda al potere dell’anima, alla radianza che può rischiarare la nostra mente, le nostre azioni, la vita, sostenendo atti elevanti, un qualcosa di saggio, neutrale, positivo. Ci mostra la possibilità di vivere felicemente in relazione con la nostra anima.

Il buio riporta in noi la percezione dello smarrimento, del tormento, del non riuscire a vedere dove siamo, chi siamo e dove vogliamo andare. Una sorta di stato involutivo o di blocco dell’essere, smarrito nei meandri della propria mente e della sofferenza e limitatezza umana.

Quanta “Massoneria” c’è in un solstizio?

Se rifletto sull’opportunità che il solstizio invernale mi dà, per rinnovare la presenza alla mia Luce, il pensiero vola subito al mantra Wahe Guru, uno tra quelli a me più cari, che sintetizza perfettamente l’essenza del gioco dell’alternarsi tra il buio e la Luce, in un senso che onora la preziosità di entrambi gli stati.

Analizziamo la parola Guru: GU è il buio e RU la Luce. C’è quindi un movimento dal primo verso la seconda; posso trovare la Luce solo nel buio. O potremmo interpretarlo in altri modi. Nel buio più profondo è racchiusa la Luce, ma anche che possiamo andare dal buio verso la Luce. O, ancora, che non esiste l’uno senza l’altra.

Un vecchio Maestro Massone è un “Guru”, soprattutto per i giovani Fratelli, che si rivolgono a lui per dubbi, perplessità ed incertezze. Sappiamo bene che la strada per la conoscenza esoterica è piena di insidie; chi di noi non si è ritrovato “al buio”, per poi intravedere la Luce e ritrovare la giusta via?

L’attesa della Luce e lo sforzo di ricominciare il cammino significano che è difficile essere liberi, mentre più facili sono il sonno, l’oscurità, l’alienazione.

Un Massone questo lo sa e, attraverso i Solstizi, chiude i cerchi, fa bilanci, si rimette in discussione e, dopo una certa militanza, riesce a diventare un punto di riferimento per gli altri Fratelli, fa Luce e diventa un faro.

Per questo motivo, ad ogni solstizio d’inverno, cerchiamo di vivere con la consapevolezza di questo straordinario momento di nuova Luce e rammentiamo l’insegnamento di Giovanni l’evangelista:

La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno ricevuta.
Giovanni 1,5

Un versetto intenso, che spiega tre concetti meravigliosi: non ci sono solo tenebre nel nostro mondo; la luce splende ed è piena di forza e di vita; essa splende nelle tenebre, non fuori di esse.

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Autore Rosmunda Cristiano

Mi chiamo Rosmunda. Vivo la Vita con Passione. Ho un difetto: sono un Libero Pensatore. Ho un pregio: sono un Libero Pensatore.