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Antonio Iovine, il boss, ha deciso di parlare.

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“So benissimo di quali delitti mi sono macchiato. Sto spiegando un sistema di cui la camorra non è l’unica responsabile.” Queste sono state le parole di Antonio Iovine detto o’ ninno il quale, insieme a Michele Zagaria e Francesco Schiavone, rappresenta uno dei principali boss del clan dei casalesi.

Nel 2010 viene arrestato dopo 14 anni di latitanza e dopo quattro anni di carcere duro diventa collaboratore di giustizia, iniziando a ricostruire ai magistrati della DDA di Napoli le attività del clan, dalle attività criminali ai rapporti con imprenditori e politici. “C’erano soldi per tutti, in un sistema che era completamente corrotto.” In tutto questo dice,  Antonio Iovine, ” si deve considerare anche la parte politica ed i sindaci dei comuni, i quali volevano favorire loro stessi e gli imprenditori che intrattenevano rapporti con il clan, così da ottenere vantaggi durante la campagna elettorale, sia per quanto riguarda i voti, sia per i finanziamenti. Ovviamente il colore politico non faceva alcuna differenza, perché il sistema è operante  allo stesso modo.” 

Iovine inoltre, durante l’interrogatorio con il pm Ardituro, ha rivelato che nelle casse del clan finirono  alcuni finanziamenti del Ministero dell’Agricoltura per il rimboschimento dell’alto casertano. L’accaduto risale ai primi anni 2000, ” si trattava di lavori appaltati attraverso finanziamenti del Ministero dell’Agricoltura e Della Volpe Vincenzo, divenne colui che avrebbe poi gestito per conto del clan i relativi appalti. Della Volpe riuscì ad utilizzare anche delle imprese del napoletano che avevano i requisiti giusti per accedere a questi finanziamenti.” Continua Antonio Iovine dicendo: ” se non sbaglio al tempo degli avvenimenti il Ministro dell’Agricoltura era Alemanno, il quale venne a San Cipriano per una manifestazione elettorale, su invito di mio nipote Giacomo Caterino, che si occupava di politica.”

Sempre rimanendo nel tema dei rapporti del clan con il mondo politico, Antonio Iovine dice:”  la parte politica che dovrebbe rappresentare la parte buona dello Stato, fu quanto meno connivente, se non complice  di questo sistema. Sicuramente era del tutto consapevole di come andavano le cose, ma nessuno si è mai opposto. Per esempio, a San Cipriano, una personalità come Lorenzo Diana, il quale ha svolto una dura azione di contrasto nei confronti della criminalità organizzata, facendo anche parte della commissione anti-mafia, ha permesso che noi continuassimo ad avere appalti anche quando erano sindaci Lorenzo Cristiano e Angelo Reccia, che appartenevano alla sua stessa parte politica.”

Arriva subito la replica di Diana, il quale sottolinea come non sia una novità nei territori dominati dal casalesi, che gli appalti venissero condizionati dai clan, dal momento che non c’era la libertà di partecipare agli appalti senza il loro assenso. Si aspetta ora il prossimo interrogatorio, che si terrà nei primi di giugno, per riuscire ad ottenere nuove informazioni sugli affari del clan e sui rapporti con il mondo politico ed imprenditoriale, nei quali forse, per paura che vengan fuori nomi e con essi inizino a saltare  anche poltrone ed incarichi, inizia a diffondersi un clima di agitazione.

Monica De Lucia.

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Autore Monica De Lucia

Monica De Lucia, giornalista pubblicista, laureata in Scienze filosofiche presso l'Università "Federico II" di Napoli.