Home Rubriche L'angolo del naturalista (curioso) Abete Rosso – Peccio (Picea abies (L.) H. Karst., 1881)

Abete Rosso – Peccio (Picea abies (L.) H. Karst., 1881)

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Abete rosso


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L’Abete rosso è una delle essenze tipiche della montagna. Quando ciascuno di noi fa correre l’immaginazione e si lascia trasportare in un bosco di alta quota non può che essere catturato dalla fragranza odorosa di questo albero.

È l’albero vero delle nostre foreste e da cui hanno tratto vita e sostentamento numerose generazioni di montanari, ma non solo. Antonio Stradivari fu uno dei primi ad usare questo legno per ricavare la parte superiore dei suoi violini. Ora tutti gli strumenti ad arco realizzati dai liutai sono così prodotti.

Albero sempreverde e longevo che può raggiungere dimensioni molto rilevanti, anche 30-40 metri di altezza. Corteccia di color rossiccio che si sfalda in sottili squame negli esemplari più giovani, mentre diventa finemente screpolata in quelli più adulti.
Le foglie sono aghiformi, lunghe 2 cm circa, verde scuro, disposte a spirale sui rametti.
I coni sono penduli, di colore rosso bruno, e a maturità cadono interi.

abete rosso

Nell’arco alpino è diffuso a quote superiori gli 800-1200 metri, mentre nelle Alpi orientali a 500-600 metri, essenza di grande impiego forestale e tecnico. Il legno, di ottima qualità, bianco-giallastro, tenero, trova grande impiego nel settore edilizio, e come si diceva sopra, è molto utilizzato nella costruzione delle tavole armoniche degli strumenti a corda.

L’abete rosso che vegeta in precarie condizioni ambientali, spesso è attaccato dal bostrico, piccolo coleottero che, scavando gallerie di alimentazione, provoca rapido deperimento corticale e, infine, la morte della pianta.

Abete rosso

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Autore Antonio Ceglie

Antonio Ceglie, curioso appassionato di erbe e piante spontanee, quelle che la gente di solito e sbrigativamente, chiama "erbacce". Curatore per ExPartibus di una rubrica, non specialistica, relativa a questi "compagni di vita", le piante appunto, con cui conviviamo da migliaia di anni, senza, per questo, conoscerle veramente. Anche se non mi illudo di essere un divulgatore brillante, cercherò piuttosto, me lo auguro, di solleticare la curiosità del potenziale lettore interessato, offrendogli qualche spunto di carattere storico, culinario, o sanitario relativo alle piante stesse.