I siti di Avella, Positano e Velia alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico per catturare l’interesse di turisti e visitatori
Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa Soprintendenza ABAP di Salerno e Avellino.
La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino, diretta da Francesca Casule, partecipa alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum, 26, 27, 28 e 29 ottobre 2017, con la promozione dei siti archeologici di Avella (AV), Positano e Velia (SA) nello stand istituzionale del MiBACT.
Avella (AV)
Né tu passerai innominato nei nostri versi, Ebalo, che Telone, si dice, generò dalla ninfa Sebetide quando già attardato negli anni, reggeva Capri, regno dei Teleboi.
Ma il figlio, scontento dei campi paterni, già allora dominava ampiamente i popoli sarrasti e le pianure che irriga il Sarno, e quelli che tengono Rupra e Batulo, e i campi di Celemna e quelli che guardano le mure di Abella fertile di pomi.
È questo il passaggio, tipicamente campano che Virgilio nell’Eneide costituisce intorno ad Avella e al suo mitico re Ebalo. E, passando dal mito alla storia, Avella si svela e lo restituisce nella cornice di un parco archeologico urbano diffuso, mettendo in mostra le tracce lasciate dal tempo nel suo territorio, fin dalle prime testimonianze dell’Orientalizzante, raccolta del museo, che ha finalmente trovato una adeguata collocazione all’interno del Palazzo Ducale, allo splendore dell’età romana, dell’Anfiteatro dei monumenti funerari, esibizione dell’élite cittadina, sopravvissuta allo scorre del tempo.
Positano (SA)
Al centro della perla della costiera amalfitana, attraversati i vicoli che si snodano sinuosi in un paesaggio inondato di colori e profumi e animato dal rumore del mare, si apre la chiesa settecentesca di San Maria Assunta.
Al di sotto di questa, ripercorrendo gli ambienti del monastero benedettino altomedievale, gli scavi archeologici recenti condotti dalla Soprintendenza e dal Comune hanno riportato alla luce uno degli angoli di casa più belli dell’antichità romana facenti parte di una villa forse appartenuta ad uno dei grandi ammiragli della flotta imperiale di stanza poco lontano a Capo Misero.
Velia (SA)
Poi i monti si fanno indietro; gli ulivi si radunano, le creste salgono sino al monte Stella, il mare torna, si stende, grigio infinito sull’ultimo gradino del foro, e s’alza il sipario, ci viene incontro la valle dell’Alento, appare Elea.
G. Ungaretti.
L’antica città di Elea, che deriva il suo nome dalla sorgente locale Hyele fu fondata intorno al 540 a.C. da un gruppo di esuli in fuga dalla città greca di Focea nell’attuale Turchia, assediata dai persiani.
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