Il museo occupa gli ambienti al piano terreno del seicentesco Palazzo Brugiotti
Nella mattinata di domenica 19 febbraio 2023, su invito del Presidente della Fondazione Carivit, Dott. Luigi Pasqualetti, una rappresentanza della Delegazione della Tuscia e Sabina del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, guidata al Delegato Nob. Avv. Roberto Saccarello, Cavaliere Gran Croce Jure Sanguinis con Placca d’Oro, ha visitato il Museo della Ceramica della Tuscia a Viterbo.
Questa visita si inserisce nel programma culturale della Delegazione per il 2023, che prevede la partecipazione ad una serie di eventi legati alla storia religiosa e civile del territorio.
Il Museo della Ceramica della Tuscia è situato nel cuore del centro storico di Viterbo, a pochi passi dalla piazza del Comune e dal quartiere medievale di Can Pellegrino.
La struttura, nata nel 1996 grazie all’iniziativa della Fondazione Carivit e del Comune di Viterbo, si pone senz’altro come una tra le realtà culturali più interessanti della città, unico tra i musei cittadini ad aver ottenuto da parte dell’Ufficio Musei della Regione Lazio il Marchio di Qualità, assegnato quale riconoscimento per l’ottima rispondenza agli standard richiesti e la qualità dei servizi offerti al pubblico.
Il museo occupa gli ambienti al piano terreno del seicentesco Palazzo Brugiotti, appartenuto a una delle più importanti famiglie del patriziato viterbese.
Si articola in cinque grandi ambienti, con un percorso espositivo che presenta l’evoluzione della lavorazione della ceramica, a Viterbo e nell’Alto Lazio, dalle prime forme acrome a biscotto, a quelle invetriate, agli oggetti smaltati, sino al XIX secolo con le ceramiche a stampo per dolci.
La gran parte dei manufatti ceramici esposti sono stati rinvenuti nei pozzi di scarico, definiti popolarmente «butti», dei centri storici dell’Alto Lazio. Si tratta di pozzi scavati nel tufo all’interno delle abitazioni di epoca medievale, che avevano lo scopo di raccogliere rifiuti di ogni genere, liquidi e solidi, come quelli della mensa di tutti i giorni o le suppellettili rotte.
Questa modalità di smaltimento dei rifiuti era regolamentata dalle leggi cittadine. A Todi nel 1275 si stabiliva che tutti i cittadini erano tenuti a gettare le immondizie e ogni genere di rottame entro cavità scavate nel tufo, ricavate fuori o dentro le mura domestiche.
Nel 1324 la stessa norma si era estesa a Orvieto, ma sembra probabile, analizzando anche il materiale recuperato, che nel frattempo altre città, tra le quali Viterbo, avessero adottato questo principio igienico.
Negli ultimi anni, con la ristrutturazione dei centri storici, molti pozzi sono venuti alla luce restituendo, assieme a ossa e altri materiali, molti frammenti ceramici, oggi ricomposti pazientemente dai restauratori.