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Obesità, dieta e sport

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Obesità, dieta e sport


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Nel precedente articolo abbiamo iniziato a parlare delle cause dell’obesità e delle sue conseguenze, oggi, invece, ci concentreremo sulla dieta e sullo sport; anche se ci tengo a sottolineare che nel paziente obeso da soli non bastano: c’è bisogno sempre anche di un cammino psicoterapeutico.

Per quanto riguarda il piano alimentare, ovviamente, deve essere calcolato sul fabbisogno energetico del peso ideale, e tranquillamente si riesce a perdere velocemente il 20% del peso iniziale, il problema si ha quando subentra il blocco del dimagrimento, che si ha sempre.

La scelta della dieta è davvero molto variabile, ma le due condizioni sine qua non sono: essere ricca di proteine e antinfiammatoria.

Il protocollo deve essere proteico o anche iperproteico, perché sono proprio le proteine ad essere indispensabili a supportare la massa metabolicamente attiva per far sì che, contestualmente alla perdita di peso, ci sia anche un incremento del metabolismo basale.
Dico questo non perché una dieta ricca in proteine non permetta una più veloce o maggiore perdita di peso, anche una dieta ipocalorica e povera di proteine fa comunque perdere i chili, ma si tratta di un deperimento e non un dimagrimento, perché si perde troppa massa magra e tutto questo poi si traduce in una eccessiva facilità nel riprendere il peso perso.

Poche proteine vuol dire fisico debole, gli organi funzionano male e anche le più piccole cose della vita quotidiana diventano difficili da fare. Le proteine, infatti, sono importantissime anche per aiutare ad aumentare il senso di sazietà e il metabolismo basale.

Poi essendo l’obesità una patologia infiammatoria, fin quando non si elimina la causa di questa infiammazione non si avrà una completa guarigione.
Questo stato infiammatorio, se non tenuto sotto controllo, può sfiancare l’organismo fino a portarlo allo stremo. La dieta, quindi, deve essere anche a base antinfiammatoria. Per avere maggiori informazioni potete leggere il mio articolo dedicato.

Qual è la dieta giusta?
Non esiste un protocollo unico da adottare, proprio perché ogni persona è diversa e le diete sono personalizzate. Nel caso del paziente obeso, come ho detto, il lato psicologico gioca un ruolo davvero fondamentale.

Di solito, quasi tutti i pazienti obesi arrivano dal nutrizionista dopo essere stati da molti altri specialisti. Questo perché, nel lungo periodo, viene a mancare la giusta aderenza al piano alimentare e, inevitabilmente, si rinuncia. Non è solo una questione di monotonia nel seguire la dieta o della mancata volontà di continuare a dimagrire, semplicemente la dieta da sola non basta!

Mi spiego meglio: la dieta ipocalorica certamente è fondamentale, ma la cosa da sapere è che il corpo si abitua agli stimoli alimentari sempre uguali, quindi è ovvio che una dieta sempre identica, alla lunga, non funzioni più. Ed è proprio questo il momento più delicato, perché arrivare ad uno stallo per un paziente obeso può essere la causa del: “Faccio qualche sgarro, non mi interesse, tanto anche se sto a dieta non dimagrisco più”.

Fondamentale, quindi, è riformulare il piano alimentare per superare il blocco metabolico. Alcuni approcci possono essere, ad esempio, l’inserimento di settimane iperglucidiche o giornate proteiche o ipercaloriche. Indispensabile diventa la comunicazione con il paziente, a volte anche quotidiana. Utile poi, è l’utilizzo di un diario alimentare, per valutare sostituzioni o cambi di protocollo.

Ovviamente, tutto questo è possibile solo con la reciproca fiducia, dove il paziente non deve tenere nascosti magari sgarri, perché una cosa è essere in blocco e quindi la dieta non funziona, un’altra è non perdere peso perché manca la totale aderenza al piano alimentare.

Per quanto riguarda il discorso sport, anch’esso deve essere personalizzato e fatto da un professionista. Non si devono infatti prendere sotto gamba le ripercussioni che si possono avere da un’attività sportiva errata.

Nel caso del paziente obeso si devono tenere in considerazione i microtraumi causati dall’eccesso di peso. Anche camminare a passo veloce può danneggiare le caviglie, le ginocchia e la schiena, per questo si deve prima iniziare ad aumentare la mobilità articolare.
Poi, si deve tenere conto della resistenza cardiocircolatoria, c’è una soglia entro la quale il corpo brucia il grasso, ma in un soggetto non allenato e con un importante peso, questa soglia viene immediatamente superata, e questo vuol dire bruciare sì zuccheri ma anche massa magra, e non grassi; l’allenamento sarà inutile e anche pericoloso per il rischio cardiologico e polmonare.

Allo stesso modo del piano alimentare, il corpo si adatta anche allo stimolo dato dallo sport: quindi, anche allenandosi 4 volte a settimana non si dimagrirà più, perché lo stimalo sarà invariato. Sarà quindi necessario variare magari la durata, l’intensità e il volume dell’allenamento.

Concludo dicendo che l’obesità è una patologia seria e non deve essere presa alla leggera, si può perdere peso e migliorare lo stile di vita ma non da soli, con l’auto di professionisti.

Vi lascio anche i link delle associazioni nate proprio per aiutare e sostenere le persone che devono affrontare questo percorso:

Associazione Amici Obesi: https://www.amiciobesi.it/
Associazione Italiana Obesità: http://www.associazioneitalianaobesita.com/

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Autore Alessandra Cirillo

Biologa nutrizionista, libero professionista. Corso di perfezionamento in alimentazione e nutrizione umana. Esperta nella nutrizione in età pediatrica e della sfera femminile a 360°. Appassionata di tutto ciò che riguarda la nutrizione. Il mio motto è "aggiornarsi, sempre".