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‘Notturno oltre le nuvole’: intervista a Cesare Picco

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Cesare Picco


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Il celebre pianista rinnova la magia della sua musica a Villa Pignatelli a Napoli

Giovedì 15 luglio, ore 21:00, presso i giardini di Villa Pignatelli a Napoli, nell’ambito della XXI edizione della rassegna Doppio Sogno, il Maestro Cesare Picco, geniale compositore ed improvvisatore, si è esibito, con enorme successo, in ‘Notturno oltre le nuvole’, un sublime concerto per pianoforte nella prima delle due serate di ‘Eclettica 2.2’, bellissimo progetto musicale di Girolamo De Simone.

Indescrivibile, ancora una volta, la magia che l’artista di fama internazionale è in grado di compiere, incantando la platea con la sua suggestiva aura, il suo indiscusso carisma e la dolce struggente intensità della sua musica. Ennesima riconferma del potere infinito della Bellezza!

Assistere ai suoi spettacoli è un appuntamento irrinunciabile per tutti coloro che sono alla desiderosa ricerca del senso profondo del Sé e di quella rivelazione epifanica che dia un significato diverso all’esistenza, attraverso gli svariati linguaggi dell’Arte, che si fondono ed autoalimentano con le filosofie dell’Estremo Oriente, a cui è tanto legato, e che permettono un contatto vero ed intimo con la propria interiorità. La musica, al centro del suo messaggio, dando un’accezione peculiare al concetto di spiritualità, rinnova ciclicamente la riscoperta dell’illuminazione della comunicazione emozionale.

Non una ‘semplice’ impeccabile esecuzione sonora, ma un momento catartico, di assoluta condivisione, di affinità elettiva, che tocca le corde più profonde dell’anima, ed esalta, in modo empatico, sensazioni di cui, forse, fino a quel momento non si era nemmeno a conoscenza.

Un vero e proprio richiamo seducente, intriso di simboli e significati celati, un percorso iniziatico, trascendentale, in grado di risvegliare le coscienze e donare una nuova ottica con cui osservare il cosmo. No, non sono affatto esagerazioni, basta ascoltarlo per essere irrimediabilmente rapiti dalla perfezione del suo disegno armonico.

Un talento innato il suo, che sboccia a soli quattro anni, che coinvolge cuore e mente, prima ancora di culminare in quello che anni fa definimmo, durante un’intervista esclusiva, il suo ‘senso sublime’, esaltando la capacità intuitiva dell’essere umano.

Il Maestro, per nulla disturbato dagli imprevedibili rumori esterni che circondano l’ambiente, si siede al pianoforte. Antifurti di auto, aerei in volo, pianti di bambini non sembrano turbarlo affatto. Inspira profondamente e, chiudendo gli occhi, e noi con lui, riesce a lasciar andare i suoi pensieri, abbandonare quasi la sua fisicità, concentrandosi essenzialmente su quell’unico punto, nella parte più interna del suo io, dove risiede l’anima.

E l’incanto si sprigiona.

Il suo volto diventa un caleidoscopio di emozioni, quelle stesse che scoppiano prepotentemente in noi. Difficile da spiegare, ma il coinvolgimento è tale che diventiamo un tutt’uno con lui. Non più spettatori ed artista, ma energia, materia primordiale. L’universo intero, con tutti i suoi contrasti, racchiuso in quei suoni; eppure, a prevalere è una sensazione di pace assoluta. Un approdo sicuro dopo essere stati per troppo tempo in mare aperto in balia delle onde su una zattera malridotta.

E in un periodo così delicato per l’Umanità tutta, in cui siamo terribilmente fragili ed avanziamo nel buio a tentoni, sperando che la scienza ci dia certezze che continuano a vacillare, mentre una coltre di pesantezza avvolge il nostro spirito, la Luce che il Maestro sa emanare da quegli splendidi 88 tasti del pianoforte, che nel contrasto tra bianco e nero descrivono gli ossimori dell’esistenza, abbaglia quasi fosse un sole di mezzanotte.

Trentatré minuti di apnea fino al primo applauso scrosciante, che però non parte subito. Siamo deliziosamente ipnotizzati, con l’orecchio teso per provare a capire se stia per continuare o fermarsi. Il cuore traboccante di felicità e un senso di liberazione indescrivibile.

Giusto il tempo di asciugarsi il sudore dalla fronte e riprende. Il tempo si è cristallizzato.

Tratteniamo il fiato, chiudiamo gli occhi e continuiamo a sorridere. La tensione è massima, sembra di essere in una bolla di sapone. Pensieri, sogni, valori e desideri si materializzano davanti ai nostri occhi, grazie ad un ineffabile equilibrio di energie che Picco sa far fluttuare attraverso un sapiente uso di ecolocalizzazione, permettendo che ognuno cerchi quel vuoto in sé che consente di entrare in contatto con quella che lui stesso definisce la sorgente dell’ascolto.

Cullati da suoni sconosciuti eppur tanto familiari, che a tratti affondano in ritmi sciamanici, che inducono quasi stati alterati di coscienza, estatici ed etnomedici, ci rende non spettatori passivi, quanto protagonisti assoluti di un rituale magico in cui egli stesso si rigenera, purificandoci e trasportandoci in un altrove ricco di possibilità infinite. Straordinaria capacità la sua di abbattere barriere temporali, personali, oggettive per sanare le nostre pene ed infondere gioia, mentre ci fa librare leggeri nell’aria con il suo ‘Notturno oltre le nuvole’.

Un delicatissimo omaggio al Maestro Morricone a poco più di un anno dalla scomparsa, probabilmente un brano suonato all’Asciano Suono Festival nel suo ‘Piano Tribute to Ennio Morricone’ insieme a Gilda Buttà solo sei giorni fa, e torna alle sue composizioni, non prima, però, di aver spiegato che sta per congedarsi e che la cura allo sconquasso creato dalla pandemia è da ricercarsi nell’Arte.

Il pubblico, reclamandolo a gran voce, pretende il bis. Torna sul palco.

Poco più di un’ora in totale, tempo che è coinciso con quello che si avvicina molto ad uno stato di trance della platea. L’applauso finale è interminabile.

Il commento puntuale di Girolamo De Simone, seduto dietro di noi:

Cinque note ripetute sempre con dinamica differente: l’essenza del cantabile!

L’estasi durerà per ore, anche adesso che scriviamo, consentendo a tutti noi di portare nella nostra quotidianità un piccolo pezzo del suo inenarrabile incanto.

Nonostante sia comprensibilmente esausto, dopo l’ineccepibile performance, il Maestro ci accoglie con un sorriso dolcissimo e uno sguardo limpido, tipici degli animi puri, per rispondere alle nostre domande.

Lo abbiamo intervistato e recensito più volte, sia in occasione del Blind Date al Teatro Bellini di Napoli, che per l’uscita del suo romanzo Sebastian, ma ogni momento è unico ed irripetibile.

Come pochi, mentre si racconta con quell’umiltà che solo i Grandi sanno avere, mette completamente a nudo la sua anima, concedendoci il privilegio di essere ancora inebriati dalla sua essenza. Non mancano battute argute, per sminuire i nostri complimenti ed entrare ancora più in empatia, come se ce ne fosse bisogno.

Infine, scherza sul fatto che finalmente riesca ad autografarmi il libro; dedica più bella non avrebbe potuta scriverla:

A Lorenza,
con tutti i suoni del mondo!
Cesare Picco

Napoli – 15/7/21

Maestro, iniziamo dal titolo, in genere si parla di ‘Notturno sotto le stelle’, il suo concerto, invece, è un ‘Notturno oltre le nuvole’; una contrapposizione tra differenti piani e dimensioni, il bianco e il nero dei tasti del pianoforte e della vita in generale, il buio e la luce e diverse sfumature di instabilità ed inconsistenza. Perché le nuvole?

A me interessava andare oltre, oltre questo periodo. E soprattutto, sappiamo a quali nuvole ci riferiamo, sono quelle che abbiamo vissuto per troppo tempo e ancora vediamo nel nostro orizzonte. Però dobbiamo andare oltre, assieme, e penso che la forza della musica sia proprio questa. È arrivato il momento in cui fare in modo che tutte le Arti possano dare veramente una spinta in questa direzione.

Sento sempre di più il bisogno delle persone di poter vivere e condividere determinate esperienze. Io faccio la mia parte, dai concerti all’alba ai Blind Date, quando sarà possibile riprenderli, a questo tipo di concerto, ad altre collaborazioni; è chiaro che non perdo occasione per poter parlare, perché penso che il ruolo dell’artista ora sia fondamentale.

Abbiamo provato sulla nostra pelle delle sensazioni inimmaginabili, siamo stati tutti toccati dall’emergenza sanitaria se non da un punto di vista fisico sicuramente psicologico, e credo che la cura dello spirito, la forza del suono, della poesia, della pittura e di tutte le arti, siano la cura migliore. Fate una scorpacciata di tutto ciò, appena potete, perché le ferite, secondo me, si guariscono in questo modo.

Suonare all’aperto come esperienza diversa dal luogo tradizionale. I rumori di fondo appaiono come fastidiosi o contribuiscono alla fusione con il tutto?

Suonare all’aperto è una cosa per me intensa, sotto le stelle d’estate è un momento per me meraviglioso fin da ragazzo.

Quando capita, mi piace accordarmi con le campane o con le cicale. Se capitano altri suoni più fastidiosi, mi viene naturale attendere.

Per quanto riguarda questa specifica esibizione mi è sembrato di assistere ad uno dei suoi Blind Date, nonostante le ovvie differenze. Innanzitutto, l’attacco; si è partiti con un ritmo sciamanico, per poi addolcirsi, arrabbiarsi, diventare quasi irridenti e fare il percorso al contrario. Quanto è voluto questo raccontare l’emozione che si prova e quanto, invece, dipende dall’emozione che si sente dal pubblico, che viene poi riportata sulle note e dà vita all’esecuzione?

Hai centrato sul percorso, perché quelle iniziali erano proprio le nuvole e intendevo andare oltre e portare me e tutti voi in questo percorso, ammesso ci sia riuscito.

Il pubblico assolutamente c’entra, c’entra eccome. Il fatto che io sia riuscito ad imbastire tre o quattro brani, uno dietro l’altro senza applauso, non lo vedo come una mancanza di attenzione, ma, anzi, come una maggiore attenzione. Di conseguenza, avverto quando tutti, con me, costituiscono un nucleo di energia ed è quello che nessuno ci può togliere.

‘Oltre’ è una parola che ha citato spesso, tende sempre a quell’oltre. Anche nell’uso del pianoforte va oltre, non utilizza solo i tasti, ma, alzandosi, tocca direttamente le corde, batte sullo strumento come fosse un tamburo. Va oltre anche in maniera metafisica? Qual è quest’oltre che ricerca?

Non ce la faccio a star fermo, è più forte di me. Sono tanti anni che suono, ormai non ho più freni, mi devo dare totalmente al pianoforte e lui deve darsi a me.

Ce lo siamo detti già in un’altra intervista, un pianista, ogni volta, si trova davanti uno strumento diverso e, in pochissimo tempo, spesso non più di mezz’ora, deve conoscerlo e capire la sua ‘personalità’: se è gentile, arrabbiato, se ci sono delle parti che non vanno bene, altre che vanno meglio. Deve mettere in moto questa ‘geografia’ delle note, dei sentimenti, delle sensibilità e farla sua in un baleno. Questa sera il viaggio è stato in questi termini.

Mi sono permesso di portare più l’attenzione al pianissimo, perché c’era tensione e lo strumento lo permetteva. Tutto il resto sono solo note ed è tutto ciò che mi tiene in vita. Oltre è il passo che dobbiamo fare tutti insieme per salvare il pianeta, oltre è la Consapevolezza.

Quanto c’era di improvvisazione stasera, considerando che lei è il massimo esponente dell’improvvisazione? O era un concerto rigido per cui ha seguito lo spartito?

C’era una componente enorme di improvvisazione, direi un buon 80%. Al di là del fatto di appendermi ai temi che ho scritto, mi lascio trasportare dal momento e, ormai, tendo sempre di più ad improvvisare e voglio alzare sempre di più quest’asticella.

È un vero e proprio rito quello che si compie. Mi fa piacere tu abbia usato l’aggettivo ‘sciamanico’. Nel parlarne bastano due o tre secondi per banalizzare il tutto, invece, è proprio a questo che mi sta portando la mia ricerca attuale.

È un vero e proprio rituale che si consuma, in tempo reale, tra artista e pubblico, ha quel tipo di forza e di significato, e vorrò sempre di più usarne il potere, per trasformarlo e rinnovarlo attraverso la musica.

A cosa sta lavorando adesso?

Mi sto dedicando all’ultimo album e prossimamente se ne avranno notizie, per ora non posso anticipare nulla. Ho tirato fuori dal mio piccolo cilindro un altro strumento a tastiera, che non svelo, a cui sono molto legato, per provare altri suoni, ed è una tastiera che, insieme al pianoforte, ha una grandissima forza.

Sto scrivendo un nuovo libro, non farmi dire di più. Ti aggiornerò quando uscirà e ne parleremo allora dettagliatamente. Per ora, andiamo oltre…

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Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.