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La magia della musica di Cesare Picco

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Cesare Picco


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Blind Date e CBM Italia: arte e solidarietà contro la cecità evitabile

Martedì 14 gennaio, ore 21:00, al Teatro Bellini di Napoli si rinnova la magia di musica e solidarietà del Blind Date, concerto al buio del geniale pianista Cesare Picco. L’evento, tornato nel capoluogo campano dopo due anni, è organizzato da CBM Italia, ONG che si occupa di contrastare la infermità evitabili, la cecità in particolare, dei bambini che vivono in paesi poveri, laddove patologie facilmente curabili in realtà più ricche finiscono invece per condizionare tragicamente l’esistenza di chi ne è affetto, fino a causarne la morte per l’incapacità di percepire e reagire alle insidie provenienti dall’ambiente circostante.

I filmati che ci accolgono sono commoventi, piccoli pazienti che grazie a CBM hanno ricevuto interventi che da noi sarebbero di routine, quando finalmente tolgono le bende e scoprono di vedere, che corrono dopo che da sempre erano costretti dalla cecità a non uscire dalla propria capanna.

Ad aprire formalmente la serata arriva l’impeccabile presentatrice Carolina Di Domenico, che dopo un breve saluto del direttore di CBM, Massimo Maggio, lascia la scena a Picco.

Abbiamo già assistito allo spettacolo due anni fa, ma sappiamo che si tratterà di un’emozione nuova, il Maestro improvvisa, ogni Blind Date è semplicemente unico.

Le luci cominciano ad abbassarsi lentamente, gli stucchi e i drappi dello splendido Teatro Bellini pian piano si scoloriscono, si riducono a sfumature di grigio, fino a sparire nel buio più totale.

Il disagio iniziale dura pochissimo, le resistenze si annullano, ci abbandoniamo all’oscurità, ma più che altro alle note, in un’esecuzione che possiamo definire ossimorica, tanti e tali sono i contrasti che ci colpiscono in modo piacevolmente violento.

Ora le note sono dolcissime, ci cullano, ci solleticano, ci accarezzano, ora diventano energiche, forti, pressanti, martellanti, ripetitive quasi a rievocare rituali sciamanici, ad indurre nuovi stati di coscienza, cosa che non ci meraviglierebbe, visti i tanti riferimenti iniziatici della musica di Picco.

Nonostante sia tutto completamente buio chiudiamo lo stesso gli occhi, non vogliamo che niente e nessuno possa disturbarci, anche per ripararci dai maleducati.

Accanto a noi una ragazza comincia a singhiozzare appena le luci si abbassano, a farsi luce con il cellulare, eppure era chiaro a tutti, fin dal nome dell’evento, che in sala ci sarebbe stata un’oscurità totale, il tempo che impiega a decidere di lasciare la sala ci sembra un’eternità.

Una signora anche lei vicinissima, dopo aver presi appunti su un blocco comincia a scattare foto con un cellulare, la sola idea che possa essere una collega giornalista o comunque la collaboratrice di qualche testata un po’ ci fa vergognare.

Quindi, sì, chiudiamo gli occhi, non vogliamo altro che questo senso di abbandono, ad una musica che ti solleva, fino ad altezze inimmaginabili, che ti lascia precipitare in modo repentino, senza che questo però crei turbamento, sappiamo che le note ci lasceranno ancora sospesi in aria, ci faranno, al limite, da comodo letto al nostro ritorno al suolo.

Una musica che in una condizione di privazione visiva modifica i sensi, li stimola in modo impensabile in circostanze ordinarie; percepiamo la musica di Picco con tutti i nostri sensi, oltre che ascoltarla, a sentirla provenire da luoghi diversi grazie ad un uso magistrale dell’ecolocalizzazione, la vediamo scorrere in incredibili policromie, la respiriamo in innumerevoli sfumature d’essenza, la assaporiamo in ogni recondita variazione, ma soprattutto la tocchiamo, con tutto il corpo, la sentiamo fisicamente avvolgerci, scorrere sul nostro viso, sfiorarci i capelli, ci viene da cercarne la consistenza con le dita.

Quel miracolo di insieme, di condivisione, quel settimo senso che il Maestro richiamerà dal palco subito dopo lo spettacolo è prepotentemente in atto. Musicista, strumento, note, ascoltatori, tutto si fonde in un Tutto armonico, determina ed è determinato.

Tutto ciò pur conservando la piena soggettività; più tardi, uscendo, ognuno racconterà le proprie sensazioni, in qualche modo personalissime ma ciononostante frutto di momenti simbiotici, raggiungendo l’ossimorico anche in questa estremizzazione.

Senza spezzare l’incanto, le luci si riaccendono, con la stessa gradualità con la quale si erano spente, tutto attorno comincia a riprendere colore, ma in qualche modo quello che ci circonda è diverso da quello che era prima.

L’alternanza luce – buio – luce la sentiamo come processo di morte e rinascita, alla fine del percorso ogni cosa è vista con differente e rinnovata consapevolezza, sebbene la nostra individualità torni a distinguersi dal Tutto, ne resta permeata.

La forse – collega che armeggia con il cellulare sembra quasi simpatica, ma è solo un attimo.

Quando l’ultima nota si spegne, però, sale forte un diverso momento di condivisione, ci sciogliamo in un applauso liberatorio ed entusiasta assieme agli altri.
Picco è provato, la Di Domenico aveva parlato di una sua indisposizione fisica. A nostro parere però, la performance non ne risente, la magia non è neppure minimamente scalfita.

Nonostante la visibile stanchezza, nel Maestro vibra ancora potente la sua musica, dopo la prima ovazione torna a sedersi al piano, le note riprendono a scorrere, da dentro di lui, ai tasti, a dentro di ognuno di noi.

Ancora un’ultima nota, che sembra prolungarsi all’infinito, poi la seconda, intensa ovazione.

Stavolta è finita davvero, il tempo dei saluti, di una breve quanto gradita citazione dal palco; l’effetto è quello di commuoverci ulteriormente.

Cesare Picco è troppo stanco, va via subito, non riusciamo a salutarlo, ci saranno altre occasioni.

Usciamo dal teatro, la tiepida notte dell’eterna primavera napoletana ci accoglie come in un abbraccio, sembrerà ingenuo, ma sentiamo davvero di essere rinati, e proprio per questo in grado di percepire una diversa armonia con il Tutto.

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Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.