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Note e poesia, Napoli canta con Pino Daniele

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Eventi, emozioni e musica per i 60 anni dalla nascita del cantautore partenopeo

Ancora una volta Napoli è stata capace di esprimere al meglio tutta la sua unicità.
Ancora una volta ha saputo mostrare che ha un cuore immenso, che non dimentica.
Emozioni forti, passioni, coinvolgimento, brio velatamente malinconico: ieri era una giornata particolare.

PinoAvrebbe compiuto 60 anni, il grande Pino, e la città ha voluto ricordarlo in maniera personalissima, abbracciandolo ancora una volta. È sempre palpabile la commozione per la sua perdita e siamo tutti uniti idealmente intorno a lui. Napoli, con grande dignità, ha espresso tutto il suo amore, il suo calore, il suo riconoscimento per quel grande artista che ne ha interpretato in modo intimistico, originale e sensibile i mille colori.

È ben noto che una serie di eventi spontanei si siano susseguiti da quando si è sparsa la triste notizia. Tutti eventi irrinunciabili ai quali abbiamo preso parte. Il flash mob del 6 gennaio a Piazza del Plebiscito, il funerale l’indomani sempre nello stesso luogo.

Ma ieri, ieri è stato qualcosa di ancora più magico, indescrivibile. Ieri la città si è fermata, riservando tutta la sua attenzione a Pino.

Il tributo è iniziato alle 11:00 nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino, dove il sindaco ha consegnato ai familiari i libri con le dediche rilasciate dagli ammiratori nei dieci giorni in cui le ceneri vi erano esposte. Altro momento particolarmente toccante è stato il passaggio di una targa con la medaglia della città dalle mani di De Magistris a quelle di Francesco, il figlio minore dell’artista, quasi a simboleggiare la voglia di continuità. Si è proseguito poi alle 12:30 nel cortile del castello, con un altro flash mob; chi ha potuto ha portato con sé uno strumento, gli altri, solo la voce per cantare assieme “Je sto vicino a te”. Quelle stesse immagini riprese dalle telecamere verranno poi trasmesse sui maxischermi del Palapartenope dove 3.000 privilegiatissimi fan lo hanno omaggiato con uno spettacolo. Il Comune ha organizzato un concerto-evento cui era possibile partecipare solo su invito prenotabile giorni prima sul sito dell’ente. Impressionante che venerdì 13, dopo appena pochi minuti, i posti del Teatro Mediterraneo alla Mostra d’Oltremare non siano più disponibili. Si decide quindi di cambiare location prediligendo appunto il Palapartenope. Il biglietto si potrà bloccare dalle 10:00 di lunedì 16. Inutile dire che sono incollata al pc: ottenere il posto è la mia priorità assoluta. Ci riesco, non so se sono più soddisfatta o incredula, ma di certo gongolo senza ritegno.

Ci avviamo al teatro con un anticipo esagerato, riusciamo a parcheggiare praticamente davanti l’ingresso.
Eppure, c’è già qualcuno in fila. Nell’attesa, iniziamo a fare amicizia. Troviamo tanti come noi che ci raccontano le stesse emozioni condivise, dal flash mob, al funerale. Tutti orgogliosi di poter manifestare la propria vicinanza a Pino. Ognuno racconta un aneddoto legato a lui; una canzone accennata appena ci scatena dentro una miriade di ricordi. La strada è libera, niente traffico. Ingenuamente chiedo come mai. Mi guardano con aria di sufficienza. “Gioca il Napoli per Europa League e non lo sai? Appena finisce vedi che folla si riversa in strada”, mi viene risposto.

Intanto, orecchio teso alla partita, il Napoli sta giocando in Russia contro la Dinamo Mosca. Si susseguono informazioni; chi controlla il risultato sul sito, chi ascolta la radio, chi ci aggiorna per telefono. Pur ‘soffrendo’ per non poterla vedere, siamo in grado di commentarla. Sembra quasi ricalcare la situazione fantozziana de “Il secondo tragico Fantozzi”. Qualcuno si chiede se De Laurentiis abbia seguito la squadra in trasferta o verrà lì. Una ragazza preoccupata continua a tempestare il fratello di telefonate affinché si schiodi dalla sedia e la raggiunga dato che è lui ad avere il biglietto; riceve rassicurazioni. La partita è finita, il pareggio ci assicura il passaggio al turno successivo e come mi hanno preannunciato la fila in coda si ingrossa sensibilmente. Intanto i venditori ambulanti provano a smistare le sciarpe con la scritta di Pino; pochi le comprano, i prezzi si abbassano man mano, finché una signora comincia a fargli pubblicità. “È nu bravo guaglione, accattatavella, poi nun se trova ‘cchiù”.
Lui si rammarica di non poter entrare con noi. Si sparge la voce che alcuni sciacalli starebbero vendendo il biglietto grIMG-20150320-WA0045atuito ad € 200, ma non abbiamo modo di verificare. La stanchezza inizia a farsi sentire. Rimandano di continuo l’orario di ingresso e nel frattempo, gli uomini della sicurezza, alcuni non proprio cortesi, testano il dispositivo di riconoscimento del codice di prenotazione. Alle 20:00 finalmente si aprono i cancelli. Il teatro è tutto nostro. Riusciamo ad accaparrarci la quinta fila, cioè la prima disponibile dopo le quattro riservate ad autorità, familiari e staff. Siamo a meno di 10 metri dal palco. Entusiasmante. D’improvviso realizzo, sconsolata, di aver lasciato la macchinetta fotografica in auto; impossibile uscire. Userò il cellulare, la qualità non sarà alta, ma meglio di niente. Ci guardiamo intorno. Stesso pubblico eterogeneo a cui siamo già stati abituati: ragazzini, famiglie, adulti e persone decisamente anziane. Nel corso della sua lunga carriera artistica Pino ha emozionato intere generazioni. Man mano il Palapartenope inizia a riempirsi di gente; poco dopo le 21:00 è strapieno mentre si sprigionano le note di “Lazzaro felice”. Mi passano affianco alcuni big: i parenti, il sindaco De Magistris, il presidente De Laurentiis con la mDe Laurentiis De Magistrisoglie, lo scrittore de Giovanni. Provo, come posso, ad intercettarli. Le transenne mi bloccano e nonostante il mio tono pietoso, la sorveglianza, giustamente, non me le lascia oltrepassare. Li chiamo, allora: prima il presidente che si è accomodato e con simpatia si concede al mio click al grido di un “Forza Napoli” sapientemente suggerito da una ragazza come me a caccia d’immagini. Poi de Giovanni, che gentilmente si avvicina con un “Sicura che con tutti questi personaggi famosi vuoi fotografare proprio me?” Rispondo un “si” convinto girandogli i miei complimenti per i suoi romanzi. Il sindaco è ovviamente intercettato da tutti. Quando finalmente riesco a farlo girare si spengono le luci, foto pessima. Lo show sta per cominciare.

Sono le 21:40, applauso caloroso ed entra Nello Daniele. Si attacca con “Je sto vicino a te”, ancora più simbolica e ricca di significato stavolta; lo accompagnano Gianni Guarracino alla chitarra e Tony Cercola alle percussioni. Lo staff ha in precedenza distribuito il testo, ma non serve, la sappiamo tutti a memoria. Segue “Mareluna”. Per la prima volta sento cantare anche un amico stonatissimo, che di solito si astiene. L’atmosfera appare quasi più intima e intensa della sera del funerale. Portiamo il ritmo battendo le mani e ballando sulla sedia: è una festa gioiosa.

Mia sorella purtroppo non è potuta venire, ma la voglio comunque con me e le mando di continuo scatti e registrazioni della serata. Anche da lontano ne riesce a percepire appieno l’incantesimo.

Nello ringraziaBaccini tutti per la spontaneità “Pino non aveva bisogno di grossi eventi, di tributi, questo è un omaggio, un omaggio del popolo, di tutto quello che sta accadendo naturalmente. Il popolo napoletano ha un grande cuore”. Ringrazia poi i presenti: noi per essere lì, il sindaco per aver organizzato la serata, il presidente per l’affetto dimostrato già dalla prima partita dopo il lutto.

Tocca poi ad un elegantissimo Peppe Lanzetta; dice si è abbigliato così per festeggiare Pino, l’amico di una vita. Ci regala un toccante medley recitato delle sue poesie in musica più belle, scritto di getto alle 3:00 di notte. “Tieni sessant’anni e ancora staje pazzianne con le corde di una chitarra. Forse sapive ca te ne jeve ambressa, ‘o ssaje come fa ‘o core”. Applauso scrosciante anche per lui.

È il turno di Francesco Baccini, che si definisce, scherzosamente, “l’unico straniero qui stasera… Pino, si respira nell’aria…Pino ormai è oltre, è ovunque, è come Fabrizio”. La canzone che ci presenta è scritta per l’evento e farà parte della sua prossima tracklist. Attacca con “Nell’aria c’è un uomo in blues, Gesù Gesù. Con Massimo cantate, tu ossaje come fa ‘o core”. Poi interpreta “Quando” accompagnBennato Montecorvinoato dalla chitarra di Guarracino. Siamo in estasi.

Entra Eugenio Bennato che si esibisce in “Lazzari felici”: stesso coinvolgimento da parte nostra.Lo raggiunge Pietra Montecorvino, con la sua perfetta interpretazione di “Anna verrà”, “Bella ‘mbriana” e “Voglio ‘o mare”. 

Si torna alla prosa; bellissima ed intensa quella di de Giovanni che rivolge un pensiero direttamente all’artista scomparso: “Pino tu lo sai che questa città è cava, come una cassa armonica e i suoi vicoli salgono su paralleli, come le corde di una chitarra. Sei stato il primo a capire come i suoni De Giovannidi Napoli stessero cambiando, facendoli tuoi… Ora vorrei farti gli auguri, non solo per il tuo compleanno, ma come papà: il papà di tante emozioni che, grazie a te, ci accompagnano da anni… Poche persone entrano così saldamente nel cuore di questa città, Pino, c’è riuscito un ragazzo argentino qualche anno fa e ora tocca a te. Il colore azzurro come il mare di Napoli, caro Pino, tu lo sai, lo porterai sempre con te”.

L’emozione è al colmo, gli applausi si susseguono.

Di nuovo Nello con la band in “Yes I know my way”, “Donna Cuncè” e “Je so’ pazzo”. Applausi sempre più forti.

Sale sul palco Teresa De Sio insieme a Guarracino. La canzone che interpreta meravigliosamente è proprio l’ultima cantata insieme a Pino qui un anno prima; non ce la presenta, la riconosciamo immediatamente: “Quanno chiove”.

Quando termina, in tutta la sua perfetta napoletanità, calcando a maestria i toni, ci annuncia Enzo Avitabile.

Siamo in visibilio. Lui ci offre un ricordo personalissimo: “Molti anni fa in una grotta nell’area delle Fontanelle alla Sanità nasceva questo gruppo, i “Batracomiomachia”. Era un omaggio a Leopardi, morto lì vicino, a Santa Teresa degli Scalzi, ma, a noi, questo nome sapeva più di alchimia. Avevamo una vera e propria volontà di recuperare certe sonorità, iniziando dalla scala armonica napoletana. E Pino scrisse questa canzone, una sorta di sguardo alpubblico passato che ammicca al futuro, un po’ come fa da sempre la nostra città”.

È coinvolgente, ci fa alzare, cantare e ballare con lui “Terra mia”, “È ancora tiempo” e “E sona mo’”.

Riappare Nello sul palco che ripropone, stavolta in chiave acustica, “Je sto vicino a te”.

De Magistris De GiovanniSi è fatto tardi, sono le 23:20, lo raggiungono tutti gli ospiti di questa straordinaria serata, compreso uno degli organizzatori, il giornalista Federico Vacalebre.

Artisti, band e spettatori in un unico coro per onorare ancora una volta Pino.

Sempre in piedi, la musica guida i nostri passi e le nostre voci. Volti felici, soddisfatti, ma anche un pizzico di nostalgia mentre continuiamo a battere le mani con gli occhi lucidi. Con estremo piacere noto, tra tutti, il sindaco e la moglie di De Laurentiis che, seppur distanti, esternano, scatenatissimi, partecipazione ed intensità.

Si chiude con “Napul’è”, ormai inno della squadra di calcio, ma anche espressione indiscussa dell’autenticità e luminosità del popolo partenopeo.

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Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.