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L’aviatore immortale

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Gilles Villeneuve


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Dopo oltre 40 anni dalla morte il pilota canadese della Ferrari è sempre nei cuori dei tifosi

L’8 maggio 1982 a Zolder andò in scena il Gran Premio di Belgio di Formula 1, dopo il turbolento Gran Premio precedente, quello di San Marino a Imola, che aveva visto la frattura insanabile tra i due piloti Ferrari, Gilles Villeneuve e Didier Pironi, reo quest’ultimo di non aver rispettato gli ordini di scuderia e di aver soffiato la vittoria al compagno di squadra.

Mancavano pochi minuti alla fine delle prove per stabilire la griglia di partenza e Pironi era davanti a Villeneuve di pochi centesimi di secondi, entrambi comunque lontani dalla lotta per la pole position.

Gilles ancora incollerito con il compagno di squadra, con il solo scopo di stargli davanti, provò un ultimo giro, ma sulla traiettoria incrociò la March del tedesco Jochen Mass, la Ferrari numero 27. Nel tentativo di superarla salì sulle ruote della vettura britannica e decolla.

Gilles venne sbalzato fuori dall’abitacolo e finisce contro un paletto. Soccorsi tempestivi e la corsa in ospedale in elicottero non poterono niente; il cuore del “Canadese Volante” cessò di battere poco dopo. Era ormai entrato nella leggenda di questo sport.

Ma chi era Joseph Gilles Henri Villeneuve e come mai è entrato nel cuore dei tifosi automobilistici?

Classe 1950, canadese, figlio di un accordatore di pianoforti, era un discreto pilota di motoslitte e aveva gareggiato nelle formule minori americane prima di debuttare in Formula Uno con la McLaren nel 1977, guidando la terza vettura al Gran premio d’Inghilterra. Malgrado l’ottima prova non fu riconfermato dalla scuderia britannica per le gare successive.

Proprio quell’anno la Ferrari con Niki Lauda vinse il mondiale con tre gare di anticipo, ma avendo firmato per l’anno successivo con un’altra scuderia, la Brabham – Alfa Romeo, sbatté la porta e lasciò il team di Maranello.

A sostituirlo, tra lo stupore degli addetti ai lavori, Enzo Ferrari chiamò proprio Gilles Villeneuve, anche per dimostrare che la macchina conta più del pilota.

L’inizio non fu facile.

Dopo il ritiro in Canada, Gilles si rese protagonista di un pauroso incidente in Giappone. In seguito alla collisione con la Tyrrel di Peterson, la Ferrari si impennò e cadde in una zona vietata al pubblico, dove erano presenti un commissario di gara e un fotografo, che persero la vita.

Il pilota canadese fu aspramente criticato dalla stampa e dai colleghi e, inaspettatamente il “Commendatore” lo confermò per il 1978.

Gilles ce la mise tutta per disputare un ottimo campionato, ma la non competitività del mezzo meccanico lo induceva ad una guida sempre al limite, che gli procurò incidenti e ritiri e l’attacco feroce della stampa e dei colleghi tanto da soprannominarlo “aviatore”.

Ottenne una sola vittoria in Canada, sul circuito di casa che oggi porta il suo nome.

L’anno della svolta sembrava il 1979.

La Ferrari 312T4, brutta esteticamente, si presentava come la macchina più affidabile e vincente del “Circus” e invece Gilles si dovette accontentare del secondo posto finale e gli toccò scortare nel Gran Premio d’Italia, a Monza, il compagno di squadra Jodie Schekter al titolo, per una doppietta per la casa di Maranello, che mandò in visibilio il popolo Ferrari.

Proprio nel 1979 nacque il mito Villeneuve, quando il primo luglio, a Digione, in occasione del Gran Premio di Francia, ingaggiò un duello ruota contro ruota con la Renault Turbo di René Arnoux, che era valido per il secondo posto.

Negli ultimi tre giri i due si superarono a ripetizione, mandando in estasi il pubblico, il telecronista della Rai Mario Poltronieri, i tifosi della Ferrari incollati alla TV ed Enzo Ferrari che esultò senza “ritegno”.

A proposito, godetevi il video da YouTube e contate quante volte il telecronista pronuncia la parola “eccezionale”.

Le “prodezze” di Gilles non si fermarono qua.

Memorabile il giro su tre ruote a Zandvort, in Olanda, che gli costò il mondiale, oppure il finale di gara in Canada, sotto una pioggia battente con l’alettone anteriore alzato che non gli permetteva la visibilità; nonostante questo, arrivò solo terzo.

Il 1980 fu un anno nero per la Ferrari, che si concentrò sullo sviluppo del propulsore “turbo” raccogliendo miseri punti e si preparò per la stagione successiva, quella in cui al debutto della Ferrai 126 CK turbo, Gilles ottenne due vittorie, a Montecarlo e in Spagna.

Sempre nel 1981 sfidò in una gara di accelerazione un jet militare dell’Aeronautica Militare, con la sua Ferrari 126 Ck turbo sprovvista di alettoni per ottenere una velocità maggiore e, naturalmente, vinse.

Il 1982 che doveva essere l’anno Ferrari, per la competitività del mezzo e la bravura dei piloti fu invece un annus horribilis con la morte di Villeneuve e il ritiro di Pironi dalle corse per un incidente durante le prove del GP di Germania.

Ma non fu sola sfortuna; forse, con una più oculata gestione della squadra, come avvenne con Schumacher e Barrichello per intenderci, la stagione avrebbe preso una piega diversa e Gilles avrebbe evitato quel giro a Zolder se si fossero rispettato gli ordini di scuderia nella gara precedente.

Amato in vita, Gilles è diventato da subito leggenda per la sua irruenza, per il suo istinto, per la sua guida sempre al limite, per la passione, per il cuore tanto che il General manager della Ferrari, Mauro Forghieri, ebbe a dire

Con Villeneuve si vince anche quando si perde.

Eppure, il palmares è abbastanza scarno, con solo sei le vittorie, perché la settima nel 1979 a Brands Hatch non era valida per il campionato, in Formula Uno, un secondo posto al mondiale, 13 podi, 2 pole position e otto giri veloci.

Irruente in pista Gilles, nella vita privata era l’anti divo per eccellenza, schivo e timido aveva poco amici fidati, uno era lo sponsor e amico Giacobazzi, il solo presente ai funerali in Canada.

Durante i gran premi amava stare con la sua famiglia viveva in un “motorhome”, un camion adattato a camper, insieme alla moglie Joanna e ai due figli Melanie e Jacques, che diventerà Campione del Mondo con la Williams, nel 1997, battendo la Ferrari e Michael Schumacher, eppure  non è entrerà mai nel cuore dei tifosi, troppo ingombrante, forse, il paragone con il padre.

Ciao Gilles, dopo 41 anni ci manchi ancora tanto.

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Autore Mimmo Bafurno

Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. In uscita il suo volume "Image EDITING", attualmente collabora con terronitv.