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Intelligenza Artificiale: vantaggio o svantaggio?

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Intelligenza Artificiale


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Come sempre accade, dalla notte dei tempi, tutto ciò che è nuovo o inconsueto rispetto al perimetro delle conoscenze dell’essere umano, genera qualche forma di timore o diffidenza.

Anche nella diffusione dell’Intelligenza Artificiale, sempre più pervasiva in molteplici ambiti, stiamo assistendo a questo stesso processo cognitivo e psicologico, al punto tale da travalicare il mero lato funzionale o tecnologico, giungendo a definirlo come un fenomeno con una base di sospetto di massa.

Naturalmente, questa apprensione non è condivisa da tutti coloro i quali lavorano o studiano con l’Intelligenza Artificiale.

La cosa più curiosa, però, è che molti strumenti tecnologici di uso quotidiano, partendo ad esempio dagli smartphone, sono equipaggiati con moduli dotati di Intelligenza Artificiale, ma spesso questo aspetto di non poco conto viene tralasciato o è addirittura ignoto.

Il riconoscimento delle impronte digitali o del volto per sbloccare l’utilizzo di un telefono o quello vocale per azionare senza tocchi qualche specifica funzionalità o per trascrivere un messaggio, la variazione automatica dei parametri di impostazione di una fotocamera prima dello scatto, l’individuazione del titolo di una canzone che piace, ma della quale si ricorda solo il motivo musicale che viene canticchiato, l’aggiunta di particolari effetti o di filtri ludici su immagini o video in alcune posizioni specifiche, l’identificazione di un marchio o di oggetti similari utilizzando un’immagine che funge da campione, sono tutti banali esempi applicativi di forme più o meno evolute di Intelligenza Artificiale con le quali ci rapportiamo nel quotidiano utilizzo di uno smartphone.

Allora appare necessario attrezzare con semplici conoscenze su cosa realmente sia l’Intelligenza Artificiale il numero più ampio possibile di individui, esorcizzando questa naturale propensione alla diffidenza.

L’Intelligenza Artificiale, nella sua definizione più semplice, è un aggregato di teorie, strumenti, tecniche e mezzi, sia di tipo software che hardware, attraverso i quali è possibile provare ad imitare i processi di apprendimento che sono alla base del funzionamento del nostro cervello, con il fine di riuscire a predire, partendo da queste conoscenze o esperienze apprese, qualche specifica informazione mediante un elaboratore o l’automazione di un algoritmo.

In questi termini sembrerebbe soltanto una branca dell’informatica, in realtà è qualcosa di molto più ampio e complesso e che coinvolge processi logici, algebrici, probabilistici, geometrici e specificamente attinenti alla disciplina per la quale si usa uno strumento “artificialmente intelligente”.

Ciascun sistema di Intelligenza Artificiale per essere addestrato richiede, dunque, specifiche ed approfondite conoscenze del settore nel quale si intende applicarlo, oltre che la capacità di modellare in un opportuno linguaggio le varie tecniche che ne consentono l’utilizzo.

L’insieme di tutti i dati o le informazioni di partenza – immagini, suoni, video, numeri, parole, frasi – rielaborati o riadattati da una persona verso un determinato scopo interpretativo, il cosiddetto dataset, corrisponde all’esperienza che viene trasferita dall’umano alla macchina, determinando un certo grado di “istruzione” o di “conoscenza” della macchina stessa, che potrà, nel tempo, anche essere ulteriormente incrementata.

Grazie a questa conoscenza frutto di addestramento certosino, la macchina dotata di opportuno codice sarà in grado di fornire automaticamente delle predizioni e delle interpretazioni di altri dati di partenza, definendone il dominio senza alcun ulteriore intervento interpretativo dell’individuo.

L’Intelligenza Artificiale, passando ad esempi di usi più diffusi, consente: di automatizzare e rendere più veloce il riconoscimento di patologie, creare assistenti virtuali e robot per guidarci nelle selezioni di servizi e funzioni, controllare la produzione di beni per velocizzare lo scarto dei pezzi difettati ed aumentare la produttività, individuare trend finanziari su cui investire, ridurre la speculazione rispetto a prezzi di settore, estrapolare dati e informazioni per giornalismo di inchiesta, applicazioni di cybersicurezza e crittografia, produrre videogiochi o pellicole cinematografiche sempre più realistici, personalizzare produzioni di beni complessi, individuare con anticipo eventi di shock o calamità naturali, ridurre la presenza umana in luoghi ostili o pericolosi, produzioni di nuovi materiali, velocizzare i controlli di sicurezza o individuare parti guaste.

E ancora: la mobilità automatica, la preparazione di identikit ai fini di contrasto alla criminalità, di interpretare al meglio i gusti di una platea di clienti esigenti per fornire un servizio sempre più personalizzato e soddisfacente.

Già con pochi esempi è possibile individuare gli enormi vantaggi di questo approccio tecnologico. I suoi detrattori, però, asseriscono che utilizzandola si anticiperebbero i consumi direzionandoli verso specifici obiettivi di interesse, manipolando il desiderio a fini commerciali, oppure oppongono problematiche legate alla privacy o al fine bellico di alcuni strumenti, o ancora ritengono che causerebbe una riduzione dei posti di lavoro.

Tutte queste criticità, pur avendo un qualche fondamento, sono comunque superabili con un uso appropriato ed etico, ragion per cui numerose entità statali sono intente a compilare codici o norme di corretto utilizzo di questi strumenti, dimostrando, come sempre accade con la tecnologia, che la responsabilità ultima è sempre dell’uomo di fronte a mezzi che, per natura costituente, sono asettici rispetto a fini tendenziosi o malevoli.

Invece, per ciò che concerne l’effetto sul mercato del lavoro, è opinione di chi scrive che non vi sarà la riduzione di impieghi oppure la scomparsa in tronco di interi settori, come taluni paventano, piuttosto si assisterà ad un’evoluzione di alcuni lavori, che diverranno di controllo dello strumento Intelligenza Artificiale, richiedendo figure specializzate o più qualificate, che dispongano di diverse abilità ottenute estendendo competenze pregresse.

Vedrei, in buona sostanza, una trasformazione del lavoro piuttosto che una cancellazione, tal quale a come si è assistito con l’avvento rivoluzionario dei computer come elettronica di consumo.

Dunque, tra una buona ed efficace azione del legislatore ed un uso serio e consapevole della tecnologia, ritengo che possiamo solo ben sperare dall’Intelligenza Artificiale che già oggi è pieno presente e verso il quale si stima che nel 2023 più della metà degli enti privati e pubblici su scala globale hanno investito nel settore.

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Autore Gionata Barbieri

Gionata Barbieri, classe 1982, ingegnere e consulente tecnologico, già imprenditore e manager in ambito di materiali innovativi e nel settore ICT, docente presso scuole pubbliche secondarie di secondo grado di discipline ingegneristiche e tecnologiche, appassionato di storia e numismatica.