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Gennaro Maresca: vita e teatro

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Gennaro Maresca


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Chiacchierata con l’artista napoletano tra ricordi e progetti

Uno dei tipici pomeriggi napoletani mi ha regalato una nuova, interessante e splendida conoscenza; ai microfoni di ExPartibus si è raccontato Gennaro Maresca, attore e regista.
Originario di Castellammare di Stabia e napoletano di adozione ormai da diversi anni, trentotto anni compiuti lo scorso mese di maggio, appare silenzioso e un po’ intimidito al nostro incontro.

Per rompere il ghiaccio, gli pongo immediatamente una domanda a bruciapelo:

Sei timido?

Da bambino lo ero con tutti, ma nessuno se ne accorgeva.

Questa risposta, apparentemente stringata e concisa, mi è subito balzata al cuore, dandomi modo di comprendere di avere di fronte una persona molto sensibile, empatica e oltremodo garbata, nel parlare di sé e del suo vissuto e dei suoi sentimenti.

Che bambino sei stato e quanto di quel bambino ti ha avvicinato al teatro?

Sono stato un bambino con uno spirito di osservazione che mi ha sempre accompagnato e tutt’ora mi è di grande aiuto. Negli anni ’90, insieme alla mia famiglia, andai a vedere al teatro della cittadina in cui sono cresciuto, lo spettacolo del regista Italo Celoro, scomparso tempo fa, che si chiamava ‘Via Toledo di Notte’.

Ricordo fosse di sabato; la domenica ne parlai ai miei genitori e il lunedì successivo andai immediatamente a iscrivermi a una scuola di teatro di Castellammare di Stabia, ‘La Ribalta’, diretta da Riccardo De Luca.

Nel frattempo, ho iniziato anche a collaborare in laboratori per bambini di Gragnano; divenuto un po’ più grande davo una mano in ambito ludico – teatrale ai ragazzi che frequentavano i Sert in Costiera Amalfitana, precisamente a Vico Equense.

Oltre a dedicarti alla tua formazione professionale, ti sei cimentato in ambiti rieducativi per determinate tipologie di persone. L’aver visto quello spettacolo ti ha dato la spinta a inoltrarti nel mondo teatrale, ma quando è scattata la decisione di intraprendere questa strada così dura e difficoltosa?

Era il 2008; dopo aver interpretato un ruolo in ‘Assunta Spina’, a Piazza Mercato in Napoli, diretto da Enrico Maria La Manna, ho deciso definitivamente che quella dell’attore doveva essere la mia professione, pur avendo conseguito nel frattempo una laurea in Lettere Moderne all’Orientale di Napoli con una tesi in Storia del Teatro e aver tentato l’inserimento come docente nella Scuola. Avevo capito che non volevo fare il maestro né il professore, perché la mia seconda pelle era ed è la recitazione.

Cosa o chi ti ha dato il segno che questa era proprio il tuo percorso?

La mia grande fortuna, il segno come lo definisci tu, è stato quello di aver conosciuto Mario Gelardi, il Direttore del Nuovo Teatro Sanità, che mia ha dato fiducia chiedendomi di entrare nel collettivo, facendomi debuttare come attore in uno spettacolo intitolato ‘Do Not Disturb’. Da allora in poi, ho personalmente contribuito ad accrescerne le azioni sul territorio, insieme a tutti gli altri componenti. Oggi posso dire di vivere del mio lavoro di attore.

Gennaro hai fatto anche altri studi?

In realtà sì, a trent’anni, ho superato le selezioni alla scuola Silvio D’Amico di Roma e ho frequentato tutto il biennio, specializzandomi con un master in doppiaggio. Fatto questo, sono rientrato a Napoli e sono circa otto anni che lavoro con la compagnia teatrale NTS che è poi la sigla del Nuovo Teatro Sanità che nel frattempo appunto è diventata una compagnia teatrale riconosciuta anche a livello ministeriale.

Bene, questo, in sintesi è ciò che riguarda il tuo passato e oggi?

Oltre a essermi perfezionato come attore e regista, Gelardi mi ha affidato la cura dei laboratori teatrali per i ragazzi della Sanità; ma ti confesso che è stato davvero bellissimo scoprire che sono arrivati da noi, a macchia d’olio, molti allievi da diversi posti della Campania. Questo mi ha gratificato molto, come attore e come uomo.

Sono circa due anni che sono nel cast della fiction ‘Gomorra’, in cui interpreto il ruolo del magistrato Walter Ruggieri; sono entrato nella quarta stagione andata in onda su Sky nel 2018 e adesso sto per iniziare le riprese della quinta stagione. Sai, nella consapevolezza di non avere la faccia da malvivente, ho tentato il provino, ed è andata bene. È sbucato fuori il personaggio oscuro del magistrato Ruggieri e insieme ai registi Francesca Comencini e Claudio Cupellini ci abbiamo lavorato su fino all’approdo in TV.

Qual è il personaggio che maggiormente ti è piaciuto interpretare nella tua carriera, anche se sei ancora molto giovane ovviamente?

Potrei dire diversi, ma il primo che mi viene in mente è proprio il magistrato Ruggieri: da un lato perché mi ha dato la possibilità di rompere un po’ gli schemi dell’attore che beccava sempre i ruoli da introverso, dall’altro perché è un personaggio cazzuto, glaciale e particolarmente oscuro; ecco perché mi piace recitarlo. Lui combatte la malavita senza scendere a compromessi, ma usando gli stessi mezzi di linguaggio e di prossemica dei malviventi.

‘Gomorra’ a parte, di cui a breve inizierai le riprese, hai qualche altro lavoro in cui ti stai cimentando attualmente?

Sì, in realtà sto lavorando sul personaggio di Dino che è uno dei quattro protagonisti dello spettacolo dal titolo ‘Quattro uomini chiusi in una stanza’, che debutterà a fine ottobre al teatro Piccolo Bellini di Napoli scritto e diretto da Mario Gelardi, che tratta la tematica delle morti di Stato.

Poi sto lavorando su un testo teatrale che si chiama ‘La vacca’, di cui curo la regia e recito insieme a Anna De Stefano e Vincenzo Antonucci; testo a cui ha collaborato anche Elvira Buonocore, originaria di Pagani, quindi della mia terra, insieme alla quale l’ho presentato all’ultimo Premio ‘Dante Cappelletti’ di Roma, vincendo. La cerimonia di premiazione si è tenuta al Teatro India di Roma lo scorso dicembre.

Quando andrà in scena questo spettacolo?

Il prossimo novembre, nei giorni 12, 13, 14 e 15 al Teatro Piccolo Bellini di Napoli, salvo ulteriori limitazioni dei DPCM afferenti al Covid-19.

Siamo giunti al termine del nostro incontro e mi viene da chiederti se riesci, in un mondo frenetico come il nostro, a trovare la relazione fra gli eventi che si susseguono e si sono susseguiti nella tua vita.

Non sempre, e per farlo dovrei trovarmi in equilibrio e non sempre lo sono; però posso dirti che quando mi capita qualcosa di bello, anche in seguito a un periodo difficile, mi è più semplice avere una visione chiara di ciò che è stato e allora comprendo maggiormente una parte di quella relazione fra gli eventi che quotidianamente mi sfugge.

L’intervista termina con una salda e profonda stretta di mano e con la promessa di rivederci quanto prima, per raccontare gli sviluppi di tanti lavori messi in cantiere e da portare a compimento.

Anche oggi ringrazio Napoli per avermi dato l’opportunità e il privilegio umano di conoscere una persona tanto garbata e sensibile.

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Autore Antonio Masullo

Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".