Home Rubriche Coriandoli di storia e pensiero Federico II di Prussia e Voltaire – I parte

Federico II di Prussia e Voltaire – I parte

4612
Federico II di Prussia e Voltaire


Download PDF

Il controverso rapporto tra l’uomo di potere e l’illuminista

Spesso, incuriositi o attratti dal magnetismo emanato da certi personaggi della Storia, che con la loro azione o con il loro Pensiero hanno prodotto importanti modificazioni nel cammino del Progresso Umano, non ci accorgiamo che, nonostante l’esperienza e l’aggiornamento critico che noi moderni dovremmo aver conseguito, rimaniamo comunque imbrigliati dal Fascino o Carisma che tali figure continuano ad emanare…

L’Ouroboros, il serpente che si morde la coda e che spesso si attorciglia diventando Lemniscus per ricordarci il suo ruolo di “raffiguratore” di uno Spazio e di un Tempo, dominatori dell’Universo, completa il suo giro intorno a noi… il nostro pensiero, la nostra indagine, si attorciglia su se stessa, permettendoci una visione connessa tra Fine e Principio, tra Presente e Passato ma soprattutto come in questo caso tra Uomo e Uomo… un confronto tra due singolarità sostanziali che si attirano e si respingono …

Per non valicare il confine della Realtà con la Metafisica, userò, quindi, quelle connessioni documentate, anche se, alcune delle quali, alle volte appena accennate dagli stessi biografi, per dare uno sguardo più in profondità alla dimensione umana di Federico e di Voltaire nel loro controverso rapporto, fatto di avvicinamenti e repulsioni, di stima ed astio, di simpatia e di invidia umana ed intellettuale.

Partirò per primo da Federico e da un punto fermo, che riesca a travalicare la Dimensione del Tempo.

Noi posteri, radicati come siamo nel Presente, ci interroghiamo sulla figura non solo storica, ma anche interiore di un uomo come lui che, più di tre secoli fa, sceglieva di seguire determinati percorsi culturali, anche in contrapposizione al pensiero corrente ed al suo status di Governante Reale.

Il ‘700, e gli aspetti dell’Illuminismo in particolare, sono, a ben guardare, un densissimo microcosmo di personalità singolari, spesso così grandi da influenzare anche le epoche successive.

Filosofi, scienziati, uomini di varia cultura, nobili, monarchi e borghesi si muovono dentro e fuori a circoli e contesti culturali che si vanno formando ovunque.

In quell’epoca c’è un esempio, un campione di ciò che l’Idea del Progresso dell’Umanità si propone di essere anche in proiezione futura. Discutiamo per stabilirne la riuscita, ma, tra rallentamenti e rapide impennate, l’opera di quegli Innovatori c’è stata e, meritoriamente, continua ad esserci.

Interroghiamo il nostro Passato per avere il responso indicativo del nostro Progetto Futuro, mentre la Storia cammina, portandosi dietro i suoi fardelli, spesso molto ingombranti.

Le masse che vivono, si muovono e interagiscono devono fare i conti con tutto ciò; a loro si uniscono, appunto, i pensieri dei Grandi Modificatori della Storia e della Società che, a loro volta, si influenzano a vicenda e… questo quando tutto va bene. Cozzano e guerreggiano distruggendo, quando va male.

Anche le idee più temprate si urtano e si condizionano le une alle altre, in osmosi o in repulsione.

Ben lo sanno quelle Istituzioni che, pur mantenendosi nell’alveo delle più sapienziali tradizioni, proprio di quei concetti, quali ad esempio la Tolleranza, espresso più volte proprio nel ‘700 da Voltaire, ne hanno fatto orgogliosamente la propria bandiera.

Voltaire è, infatti, uno dei Grandi Modificatori e… conta molto sulla formazione di Federico II… modificatore a sua volta… e non solo, del Pensiero.

L’Europa, dopo Federico, non sarà più la stessa; anche nella ripartizione degli stati, delle loro definizioni e dei loro confini geografici. Sarà diversa la stessa concezione dello stato e dei suoi governi e, più esteso, il concetto di Economia nella comunicazione dei Popoli.

Un piccolo territorio come appunto la Prussia, la sua terra natia, è per lui il “tavolo di laboratorio” per sperimentare la costruzione o la trasmutazione di uno “staterello” in una grande Nazione… e una piccola umanità di campagna in un grande popolo in evoluzione formativa.

Federico, dunque, impugna la spada… e arma i contadini, trasformandoli in soldati, per una riunificazione “coatta” dei popoli che appartengono al “ceppo” germanico.

C’è da dire, facendo oggi un’amara riflessione, che quest’idea, in seguito, non essendo stata sottoposta dai suoi discendenti ed eredi con il suo stesso discernimento e quel minimo di tolleranza rimastagli dalla sua “infarinatura” illuministica, ha rischiato, in tempi più vicini a noi, con l’avvento del più bieco dei nazionalismi, di oscurare e distruggere una civiltà brillante, nata proprio dalla sua azione di governante, composta di Artisti e Pensatori, di intelligenti politici e di Scienziati.

Incontro, mentre cerco notizie sull’argomento, sentieri al di fuori della grande strada tracciata dagli storici; tra queste, la definizione relativa alla sua Aura di Gloria: … Federico II di Prussia… il “Salomone del Nord”… coniata proprio da Voltaire, forse in uno di quei momenti di enfasi nei quali la stima era riuscita ad essere più forte della sua lingua velenosa… molto avvezza alla maldicenza.

Si è sempre ritenuto che le persone di carattere abbiano comunque un cattivo carattere. Così Voltaire e lo stesso Federico, che si esprimeva con forti impennate dell’umore, contraddicendo, spesso e volentieri, tutto ciò che, un minuto prima, aveva sostenuto con estrema convinzione.

Sono portato a domandarmi se l’aristocratico sia un baro o un coraggioso giocatore d’azzardo… perché c’è sempre un guizzo repentino del caso o del suo personale Kharma che ogni volta lo salva… prima della fine!

E anche noi potremmo divertirci all’infinito, con bibliche od omeriche similitudini, perché la vita di quest’uomo, definito monarca illuminato, è popolata da momenti di pericolo estremo e di gioco con la sorte.

La Nera Signora con la falce lo ha accompagnato, pronta a ghermire la sua Essenza Vitale, volteggiandogli attorno nell’arco della sua intera tormentosa esistenza. Per tutta risposta, egli stesso, ha danzato in girotondo con la Morte senza mai farsi prendere… in un pericoloso gioco senza fine, di ibseniana memoria.

La Nemesi è impegnata in una partita scacchi con il cavaliere… un cavaliere che, come il mitologico Sisifo, scortato ogni volta all’orlo del baratro dal quale si accede all’Oltretomba, riesce sempre a fuggire, ad eludere, prima Ermes, lo Psicopompo accompagnatore delle anime, ed infine, riuscendo ad ingannare la stessa Thánatos, per tornare nuovamente alla luce.

La Nera Signora riuscirà, alla fine, ad avere Federico ma, non prima che, la Storia lo abbia trattenuto tra le sue figure immortali, incoronandolo con l’appellativo di “Grande”.

Salomone del Nord, dunque, in analogia al Re biblico, per le qualità di Equilibrio e Giustizia appunto definite salomoniche.

Il virtuale ed il reale, fondendosi, annullano la distanza temporale. Evocato da codesta similitudine non c’è solo la più antica figura; Federico incamera Sogno e Progetto, adeguandoli al suo regnare, per dare valori al suo popolo che vive ancora in un oscurantismo tardo medievale.

Questo è ciò che fa nella sua opera di governo; cioè nella sua realtà storica.

C’è ancora da dire che proprio Federico presta attenzione e partecipa a quei circoli innovativi progressisti che si andavano formando, chiedendo di appartenervi, intervenendo poi, a dare ad essi nuove direttive e figure di responsabilità, ritagliate secondo le esigenze dei suoi quadri di governo.

Egli è anche un cultore appassionato delle scienze razionalistiche ed esoteriche, oltre ad interessi di varia cultura. La rigidissima educazione paterna lo spinge a cercare un’oasi di libertà, nella Conoscenza.

Man mano si costruisce una rigidità apparente, come forma di difesa, mentre, al suo interno, si predispone completamente alla più vasta Cultura, all’Arte, alla Poesia, alla Letteratura, alla Musica e alle Scienze in generale. In tutti questi settori lascerà il suo segno, non solo proteggendoli e incoraggiandoli, ma partecipando ad essi con il lavoro creativo della sua mente.

Per quanto riguarda i circoli progressisti, si esprime anche con piglio critico, ritenendo che il loro compito non sia quello di allestire esclusivamente feste di beneficenza… e nel tempo si troverà in disaccordo con alcune linee di tendenza e si porrà in urto con i loro dirigenti, divenendo piuttosto ostile nei loro confronti… arrivando a far chiudere tali ritrovi e facendone controllare altri con la sua efficiente polizia.

Si preoccupa di proteggere e preservare ciò che con fatica è riuscito a costruire.

Verso la fine della sua esistenza, il vento che spira in Europa non è certo rassicurante per le monarchie. Egli è tollerante con il Libero Pensiero in generale e si limita a colpire laddove il discorso, da libero, si trasforma in politico e rivoluzionario. I liberi pensatori devono stare all’ordine come lo stesso monarca, che si autodefinisce “il primo servitore della Nazione”.

Comunque, le sue idee iniziali ebbero frutti ragguardevoli nel mondo germanico, dove il carattere sapienziale e libertario di certe istituzioni, conoscerà un maggiore sviluppo anche nei confronti della stessa Francia, lungo tutto il secolo XVIII.

Credo che, a questo punto, si renda necessario dare uno sguardo sintetico allo stato prussiano, prima dell’ascesa al trono di Federico.

– La società, ancor prima di essere racchiusa nel termine unificante di “Germanica”, era divisa non soltanto da limiti territoriali, ma anche per varianti religiose e “murata” in classi sociali molto chiuse: Principi, Nobiltà, Cavalieri, Borghesi e Contadini.

– La catastrofica Guerra dei Trent’Anni è il punto limite, più basso, prima che si avvii il processo che porterà, per l’azione di Federico, alla via dell’Unità e dell’Indipendenza Nazionale.

– Quelle terre non sono ancora un Paese e non reggono il confronto con gli altri Stati Europei. Le città decadono e le loro libertà hanno perso valore e significato.

– Le Fortune, ma anche le sconfitte militari di Federico, si sostituiranno all’unificazione tanto attesa e spingeranno la Germania verso la soluzione che Bismark imporrà alla fine del secolo successivo.

– La Prussia è, fino ad allora, una piccola terra, una “marca” di confine, affidata, fin dal 1417, alla Casa di Brandeburgo, e vive parallelamente le situazioni di frontiera con il potentissimo Ordine Teutonico che, negli anni precedenti, ha “convertito” la popolazione composta da genti pagane a fil di spada.

– I Cavalieri Teutonici, dopo la memorabile e catastrofica disfatta di Tannenberg, alla fine cadono sotto il vassallaggio del Re di Polonia, ma nel 1525, con la Riforma, l’Ordine si laicizza e la Croce è sostituita dall’Aquila Nera. Il Gran Maestro, che diviene Duca di Prussia, è un Hohenzollern.

– Il bisnonno di Federico è il Grande Elettore Federico Guglielmo. Il nonno è Federico III, che diviene Federico I Re di Prussia. Infatti, dopo la guerra di Successione Spagnola, l’Imperatore ha bisogno di talleri e cede il titolo vendendolo.

– Federico I, astuto, ha giocato bene le sue carte. Il titolo riguarda un territorio che non appartiene all’Impero, il nuovo regno non ha padrini e, quel che più conta, in Germania, finalmente, c’è un Re tedesco.

Federico II dirà in seguito:

Quello che in origine era stata opera di vanità, si dimostrò un capolavoro di politica. La Dignità regale liberò la Casa di Brandeburgo…

Fu un’esca gettata ai discendenti con cui parve, volesse dire:

Io ho acquistato un Regno con il titolo, rendetevene degni.

… e degni lo furono certamente Federico Guglielmo I e suo figlio Federico II.

Il padre, però, è un uomo energico fino alla brutalità, amministra il Regno come una fattoria. Gli si viene imposta in moglie Sofia Dorotea di Hannover, per la quale non sente nessuna attrazione, ma le fa partorire comunque quattordici figli.

Vive isolato nella Reggia e governa il Paese insieme ad un proprio circolo di generali e di ministri che definisce il “Parlamento del Tabacco”… tra le spirali di fumo c’è il rappresentante dell’Imperatore e il ributtante e volgare buffone di corte Gundling.

C’è da dire, a suo merito, che, pur avendo trovato, alla morte del suo “augusto genitore”, un Regno devastato dalla pandemia di Peste e i possedimenti terrieri ipotecati, in soli nove anni, riesce a mettere in sesto le Finanze, allestisce un esercito ed un’Artiglieria formidabile, che non hanno uguali in Europa, e passa alla Storia come il Re Sergente.

Ci sarebbe da aggiungere tanto anche su di lui e dei suoi lati controversi; molti i pregi, ma moltissimi i lati negativi… il più negativo di tutti è il rapporto pessimo che instaura con il figlio ed erede al trono.

Il piccolo Federico è affidato alla governante Madame de Roucoules e al precettore Duhan de Jandun, ambedue ugonotti. Lei, fornita della tipica cultura settecentesca, è capace di tener viva la conversazione in salotto ma, non conosce una parola di tedesco; lui è un cavaliere perfetto ed è piaciuto al Re per la sua lealtà e disinvoltura.

Federico Guglielmo ignora, però, che il precettore è innamorato della Cultura Classica e insegna di nascosto il Latino al suo regale allievo. Un giorno, avendo il “Re Sergente” sorpreso l’Erede a recitare mensa-ae, si scaglia contro il precettore “furfante” e lo copre di una scarica di bastonate e pedate.

Federico non dimenticherà mai questa scena! Il Principe si chiude in un altezzoso e silenzioso distacco. Poi, crescendo, si dà alle letture in maniera forsennata… legge avidamente il ‘Telemaco’ di Fénelon. Chiede denaro in prestito ai suoi parenti inglesi per procurarsi una fornitissima biblioteca che custodisce in una casa di Berlino, della quale solo lui conosce l’ubicazione.

Federico, seguendo la sua vera natura, diventa un uomo raffinato; suona il flauto, compone poesie, si interessa di Arte. In Arte resterà un dilettante ma, serio e appassionato. Le sue poesie risentono di schemi stilistici settecenteschi, com’è naturale per un uomo e cultore del suo tempo, e si avverte, in maniera palese, una certa freddezza tecnica; anche la maggior parte di esse si ispirano a momenti realmente vissuti, a particolari anche molto seri della sua esistenza non certo scevra di tormenti.

Altre, invece, sono composte per particolari occasioni ed in qualche sprazzo si avverte un senso di abbandono ad una lirica sincerità. Scrive in lingua francese, seguendo modelli e schemi adottati dalla letteratura da lui ritenuta più ricercata, ma che comunque non riesce a far adottare completamente dalla sua natura di prussiano. Una forma rigida di distacco sarà sempre presente tra il poeta e il musicista… l’uomo di stato e il condottiero.

Il padre, però, continua, imperterrito, a fare guasti irreparabili nella formazione del Principe, che è, per un giovane della sua età, nella norma dal punto di vista delle esperienze. La sua vita sessuale è normale, non eccessiva ma… anche in quella l’irruenza del padre entra in maniera molto rovinosa. Innamoratosi di una graziosa sedicenne, Elisabetta Ritter, ne ammira la voce e la riempie di doni. Il Re, scoperto l’idillio, fra frustare in pubblico la fanciulla e la rinchiude nella fortezza di Spandau per “l’Eternità”.

Il carattere di Federico è ormai segnato. Ironico, sprezzante e ribelle. L’educazione del “Caro Erede”, come lo definisce il padre, è un totale fallimento ed, inoltre, vi si aggiunge anche il dissenso politico. Il Principe sogna l’evasione dal controllo genitoriale. Quando la misura è colma, decide di abbandonare la casa paterna, aiutato in questo progetto dal suo fedele amico d’infanzia, Herman Katte, figlio di un generale dell’esercito prussiano, ma, purtroppo, il tentativo fallisce miseramente per la sua architettura dilettantesca. Katte è messo sotto processo da una corte marziale “addomesticata” dal Re, perché, alla fine è ancora il sovrano a decidere la sua sorte.

Lo stesso Federico è sottoposto ad una raffica inesauribile di domande a cui deve rispondere tassativamente… 178 per essere esatti. Non gli viene accreditata l’accusa di Alto Tradimento, bensì quella della diserzione come ufficiale dell’esercito prussiano… perché il monarca, non riuscendo a domarlo, vuole costringerlo ad abdicare.

Federico resiste… non molla! Solo in un momento sembra cedere, di fronte all’esecuzione del suo amico Katte: lo scossone è fortissimo! È un trauma che gli trasforma la vita; il padre, per raggiungere il suo scopo, decide per la condanna maggiore, la Morte! Poi, obbliga suo figlio ad assistere da una finestra del carcere allo spettacolo orrendo della decapitazione del suo più caro amico.

Federico impara, dunque, a giocare con la sorte e con la morte. Si dimostra pentito, giura obbedienza in cambio della grazia. Metterà d’ora in poi a profitto il resto della sua vita. Piano piano riconquista terreno. Vende la biblioteca e familiarizza improvvisamente con gli affari di governo.

Scopre anche le cose buone che il padre ha realizzato. Le caratteristiche dinastiche degli Hohenzollern o, secondo alcuni, del loro Sangue Reale, incominciano ad evidenziarsi e a prevalere nel suo atteggiamento e nelle sue azioni. Scrive saggi, interessandosi criticamente di politica estera.

Viene riammesso alla corte di Berlino e non perde l’occasione di trarre il massimo vantaggio dalla situazione che gli viene offerta, ottenendo il perdono dal padre, ora più disposto ad abbracciarlo ma, in realtà, con la speranza di essere egli stesso perdonato per i trascorsi ben noti.

Chiede ed ottiene la grazia per i suoi amici e per la fanciulla rinchiusa a Spandau e per il precettore Duhan, esiliato a Memel. Viene egli stesso riammesso al suo reggimento.

Ora può rivelare le sue doti per le questioni di stato, accresce la sua importanza e, come spesso viene dipinto dalla germanica ufficialità, entra cavalcando, nella Storia… ma ne parleremo nel prossimo articolo.

 

Print Friendly, PDF & Email

Autore Vincenzo Cacace

Vincenzo Cacace, diplomato all'Istituto d'Arte di Torre del Greco (NA) e all'Accademia di Belle Arti di Napoli, è stato allievo di Bresciani, Brancaccio, Barisani, ricevendo giudizi positivi ed apprezzamenti anche dal Maestro Aligi Sassu. Partecipa alla vita artistica italiana dal 1964, esponendo in innumerevoli mostre e collettive in Italia e all'estero, insieme a Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Ugo Attardi, e vincendo numerosi premi nazionali ed internazionali. Da segnalare esposizioni di libellule LTD San Matteo - California (USA), cinquanta artisti Surrealisti e Visionari, Anges Exquis - Etre Ange Etrange - Surrealism magic realist in Francia, Germania e Italia.