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Futuro, presente, passato, tra tempo e nostalgia

Uno degli argomenti ricorrenti nei momenti in cui ci interroghiamo circa la nostra esistenza è il tempo. Più volte lo affronto anch’io, nei miei scritti, nei miei discorsi, nei miei pensieri.

Ci si riconduce a domande esistenziali, ma anche a riflessioni sul senso, sulla verità, sulla conoscenza, che forse sono la stessa cosa.

Un’analisi dal punto di vista filosofico ci ha portati, in altri momenti, in altri scritti, ad un superamento della linearità dello stesso.

È la nostra condizione umana che ci fa apparire il tempo come qualcosa che scorre in una sola direzione, il nostro corpo, la nostra percezione, non possono fare a meno di usarlo per categorizzare ed ordinare l’esperienza.

Il tempo è ciò che impedisce alle cose di accadere tutte in una volta.
John Archibald Wheeler

In base a queste considerazioni possiamo arrivare a definirlo uno schema mentale, o, se preferiamo, una dimensione dell’anima.

Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell’anima. Il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste in quanto deve ancora essere, e il presente è solo un istante inesistente di separazione tra passato e futuro.
Sant’Agostino

Oppure lo possiamo ridurre ad un’illusione.

Il tempo è un’illusione.
Albert Einstein

Immagino altri piani di esistenza, altre consapevolezze, in cui innanzitutto si possano spezzare le catene del tempo, se ne possa abbandonare l’idea, lo si possa spegnere.

Nell’Apocalisse l’angelo giura che il tempo non esisterà più. È molto giusto, preciso, esatto. Quando tutto l’uomo raggiungerà la felicità, il tempo non esisterà più, perché non ce ne sarà più bisogno. È un’idea giustissima. Dove lo nasconderanno? Non lo nasconderanno in nessun posto. Il tempo non è un oggetto, è un’idea. Si spegnerà nella mente.
Fëdor Dostoevskij

Per quanto, però, l’intelletto e l’intuito ci possano proiettare verso un superamento del tempo, come essere umani, su questo piano di esistenza, in questo stato di coscienza, siamo necessariamente ed inevitabilmente calati nel tempo, che sembra procedere in una sola direzione.

Ma ero e continuo ad essere anche forma e non solo essenza e il corpo mi ostacolava e non seguiva la mente mia né sapeva assecondarla.
E la mente, doveva essere la mente ad assecondare il corpo, ed era la mente a dover seguire il corpo.
Pietro Riccio – Eternità diverse

Il corpo come gabbia, immagine ricorrente, suggestiva, che ci sfiora ma che preferiamo non afferrare; non vogliamo parlare di questo, non adesso.

Ci interessa piuttosto ragionare su come l’essere gettati nel tempo non conduca ad un’oggettività dello stesso; il tempo, oltre le convenzioni fissate e scandite da orologi e calendari, pur essendo comune ad ogni essere umano, è qualcosa di assolutamente soggettivo, anche se solo ci limitiamo a considerare lo stato di veglia, di “coscienza non alterata”.

La vita non consiste solo di veglia, di stati “normali” della coscienza; quest’ultima può essere alterata in modi e per scopi diversi.

Alcune sostanze, come alcolici e droghe, modificano la coscienza e con essa la percezione del tempo.

Stati “altri” di coscienza possono essere indotti da tecniche di meditazione, di rilassamento, di concentrazione.

O possiamo far riferimento al sogno, momento in cui la mente si svincola dal corpo, e si affranca da spazio e tempo. Alcune teorie parlano di sogni lucidi, o anche di viaggio astrale.

Ma anche questi sono spunti che svilupperemo, forse, in altri scritti.

Restiamo a ragionare del tempo come lo si percepisce nello stato di veglia.

Quando mi viene chiesto da quanto sono io qui, io rispondo “Un secondo…” o “Un giorno…” o “Un secolo”. Tutto dipende da che cosa io intendo per “qui…” e “io…” e “sono”.
Samuel Beckett

Se togliamo a due persone la possibilità di avere dei punti di riferimento convenzionali, o ambientali, potrebbero percepire lo scorrere del tempo in modo assolutamente diverso. Priviamoli degli orologi, o della possibilità di osservare il corso del sole, che fornirebbe comunque delle indicazioni, delle persone chiuse in una stanza per 4, 8 ore, impegnate in una qualsiasi attività, che percezione avrebbero di quelle 4 ore?

Ricordo le 4 ore interminabili della mia scuola elementare, quando ancora si stava in aula con una sola maestra, dalle 9:00 alle 13:00, dal lunedì al sabato; e ricordo la noia mortale di un tempo che pur bambino percepivo come inutile. Ricordo di mattinate, di settimane, volate via più velocemente di una sola di quelle ore.

Ci imbattiamo in qualcosa di profondamente collegato al tempo: il ricordo.

Il tempo si muove in una direzione, i ricordi in un’altra.
William Gibson

Ricordi che sembrano indelebilmente fissati nella nostra mente, tanto vividi da farli sembrare, a volte, più presenti del presente stesso, per quanto siano lontani.

Ricordo i nomi che da bambino davo alle erbe e ai fiori nascosti. Ricordo dove si trova il rospo e a che ora si svegliano d’estate gli uccelli – e l’odore degli alberi e delle stagioni – che aspetto aveva la gente e come camminava; ricordo anche il loro odore. La memoria degli odori è molto tenace.
John Steinbeck

L’infanzia, che con il passare del tempo comincia ad assumere contorni di nostalgia, ad essere idealizzata, come qualcosa di magico, di idilliaco.

L’aria che proviene dalla finestra mi fa arrivare alle narici una vaga fragranza di gelsomino, come la siepe che si trovava nei paraggi della casa in cui sono cresciuto. L’immagine di quei fiori candidi e profumati mi fa tornare alla mia infanzia. Un’infanzia colorata dalla nostalgia, illuminata da mattini splendenti di sole, di cui mi mancano troppe cose.
Pietro Riccio – Eternità diverse

Il colore emotivo di episodi, di momenti, di atmosfere, si altera, diventa piacevolmente malinconico, fino a confondersi con una personalissima età dell’oro, o a diventare un eden soggettivo e primigenio che precede la caduta della maturità.

Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
È come un giorno d’allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Giacomo Leopardi – Il sabato del villaggio

E forse i ricordi trasformano anche la stessa “realtà vissuta”; discorso già affrontato in un altro articolo.

Il ricordo delle cose passate non è necessariamente il ricordo di come siano state veramente.
Marcel Proust

Quanti particolari che conserviamo gelosamente nella nostra sono reali? Con quanta precisione possiamo essere certi del tono della voce di parole che abbiamo pronunciato o ascoltato? O quanto possiamo esserlo della luce di una mattinata d’estate, dell’intensità di un sorriso, delle stelle di una notte e dell’immenso nero del suo mare?

La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
Gabriel Garcia Marquez

Illusione? O ancora una volta arriviamo ad un diverso concetto di realtà, di tempo?

Tanto da ricordare cose che non sono mai avvenute ma che costituiscono la nostra vita.

E se accettiamo la possibilità che in momenti particolari di coscienza il nostro spirito, la stessa nostra consapevolezza si possa alzare oltre la linearità del tempo, e spezzarla, e abbracciare in uno sguardo passato e futuro, fonderli in un eterno presente, cosa ci impedirebbe, una volta rientrati in uno stato “normale” di coscienza, di ricordare il futuro?

E di averne nostalgia.

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Autore Pietro Riccio

Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.