Home Territorio Estero Dal Venezuela all’Italia, in viaggio tra antropologia e memoria

Dal Venezuela all’Italia, in viaggio tra antropologia e memoria

875
Venezuela


Download PDF

Un cittadino del nostro Paese potrebbe stupirsi alla vista di viaggiatori che percorrono le strade venezuelane senza le regole che sono consuetudine nel nostro continente. Eppure evocano differenze di solo arco temporale, poiché sono situazioni antropologicamente simili

Peregrinare lungo le strade del Venezuela, splendido Paese dalle bellezze mozzafiato, può suscitare stupore.

È normale vedere viaggiatori su motocicli in 3 o 4 persone oppure trasportate in gruppo sui cassoni di furgoni o camion. Che dire poi della vetustà degli automezzi che possono risalire a 30, 50, 60 anni or sono e forse più?

È normale vedere circolare “vecchie baracche” che invece di finire in demolizione arrancano ancora e, pare, anche non così faticosamente, su strade dissestate, ondeggiando ai balzi delle buche o dei dossi artificiali anti velocità rigorosamente non segnalati.

Macchinoni USA quali Buick, Cadillac, Chevrolet, Dodge, Ford, Packard, Studebaker e molte europee FIAT UNO, VW GOLF e vari esemplari del mitico VW “Maggiolino” nato nel 1945, ormai raccolte nei musei dell’Auto delle case produttrici o nei garage dei collezionisti di auto d’epoca.

Una vera chicca… vedere apparire un camion FIAT 682 a due assi prodotto dal 1952.

Veicoli che vivono nel tempo con la forza di un motore in grado di resistere a qualsiasi assedio economico, unico elemento che giustifica la loro perseverante sussistenza, sputacchiando cumuli di oleoso fumo nero e disseminando rumore verosimile a cocci che si frantumano ad ogni giro di ruota.

Migliaia di motociclette che viaggiano in ogni direzione su ogni lato della strada, destro o sinistro che sia, e non è raro vederle transitare in contromano affidando la propria incolumità all’attenzione di chi procede nel giusto senso.

Le luci sono una dote essenziale dei veicoli, un componente integrato indispensabile per vedere dove si sta andando, ma anche per essere visti da altri.

Tuttavia, non reputate necessarie dai conducenti del luogo, considerato il rilevante numero di veicoli a due o quattro ruote che non ne sono dotati e viaggiano senza alcuna illuminazione notturna, mettendo a repentaglio la propria vita e sottoponendo a serio rischio di responsabilità civile i conducenti che li urtano non vedendoli.

Dopo il tramonto il traffico si riduce notevolmente ed è quasi azzerata la presenza di pedoni che non escono per la paura di furti e rapine da strada, seppur anche in pieno giorno compiute e a mano armata, tant’è che è buona norma entrare in auto serrando immediatamente in sicurezza gli sportelli per evitare che si introduca un personaggio armato desideroso del portafoglio.

Anche la targa pare che non sia poi così utile, dato che non è raro incrociare automezzi che non ne sono provvisti.

Ma la situazione in generale non è rilevante. Ciascun Paese del mondo presenta caratteristiche proprie in relazione allo stato endemico.

Ci sono aspetti molto simpatici in Venezuela, che richiamano la memoria di un tempo vissuto in Italia nel primo dopo guerra, quando il nostro Paese cercava con forza di vivere e gustare il sapore della ritrovata libertà.

Nelle calde sere del clima tropicale venezuelano, le persone delle Barrios si siedono fuori dalle case, all’uscio. Sedie affiancate di persone che si godono la brezza notturna dialogando tra loro o con i vicini, nell’uso di un tempo passato, non poi così remoto, nei nostri piccoli paesi, nelle borgate, nei rioni cittadini o dei ballatoi di transito condiviso, quando era consuetudine aprire gli sgabelli o porre fuori di casa la sedia della cucina per dialoghi su qualsiasi cosa, trasmettendo le notizie più svariate del paesino, oppure provenienti dalla città o da più lontano, portate da chissà chi…

Un amico di mio fratello mi ha detto che…

Il cugino della merciaia ha saputo che…

Allora, trascinati dalla corrente dei ricordi susseguenti, si raggiungono tempi lontani…

La merciaia… chi ricorda la Merceria? Quella di borgata che teneva di tutto un po’, una variegata mescolanza di variopinte merci, scampoli di stoffe, rotoli di tela cerata per coprire i tavoli, qualche abito senza pretese, i bottoni, i rollini di filo per rammendare in tutti i colori e, nella vetrinetta sotto il bancone per servire, c’erano i giocattoli disordinatamente raccolti, semplici oggetti di plastica che duravano senza rompersi il tempo di un gioco o poco più…

… e la Drogheria… con la misticanza di odori esalanti dai gusti e le essenze essiccate, piccole barre di legnosa liquirizia, lo zucchero e il caffè sfuso, anonime barrette di cioccolato raggruppate in vasetti di vetro opacizzati dall’evaporazione del burro di cacao…

… e la Latteria… dietro al bancone la lattaia che raccoglieva mestoli di latte sfuso da metallici contenitori che risuonavano in varie tonalità a seconda del livello di piena…

… e la Macelleria… che allineava tranci di carni rosse come il sangue che defluiva sui piatti di raccolta adagiati nelle vetrinette del bancone dietro al quale era posato un piedistallo di camminamento che rendeva i macellai come alti esseri dotati di enormi coltelli, quasi ad incutere timore per la destrezza con la quale erano maneggiati al taglio di filetti accolti da fogli di carta di intenso colore giallo, che oscurava il rosso del sangue rendendolo simile ad una macchia di inchiostro nerastro…

… bellissima la Salumeria… tra formaggi e salumi tagliati ad hoc su richiesta per una quantità mai oltre all’effettivo desiderio di consumo, e grandi contenitori di vetro allineati ad esporre sottoli e sottaceti venduti a mestoli, pesati all’etto richiesto con la delicatezza del dito di una mano che posava dolcemente l’ultimo pezzo sulla bilancia…

Corre una motocicletta nella strada di Paese di un tardo pomeriggio Venezuelano, unico mezzo di trasporto di famiglia. A bordo quattro occupanti, due bambini e due adulti, uno alla guida e l’altro ultimo di posto che cinge i piccoli corpi nella stretta collocazione tra i due.

Ancora il ricordo… tra i più lontani conservati nella memoria. Remoto, ma consistente quando invocato da un evento che forse non avremmo neppure immaginato se non vedendo la scena che lo evoca.

Eravamo giovanissimi quando, nel dopo guerra, seduti sul serbatoio della motocicletta del babbo, percorrevamo distanze su strade in direzione del mare, o dei monti, o della campagna, la madre chiudeva la fila, quasi sempre seduta all’amazzone, stringendo a sé il più piccolo a proteggerlo dall’aria, dai balzi, da tutto…

Era felicità quella scolpita da sorrisi al sapore della rinnovata vita che pervadeva coscienze bisognose della ritrovata libertà.

Una vaga sensazione di precarietà affiora osservando il quadro del paesaggio Venezuelano, uno splendido angolo del mondo dal nome che sorge da una città tra le più belle di tutte.

La lontana Venezia, galleggiante con signorile eleganza sul mare che si insinua nei vicoli ovattando i rumori nelle notti tra le calli rischiarate da antichi lampioni che riversano gocce di luce su acque quasi immobili.

Vibranti luccichii che scuotono chi osserva accogliendo le emozioni che affiorano per la bellezza nelle forme più naturali.

Così, percorrendo le strade Venezuelane nei variegati paesaggi e tra le persone che vivono con semplicità ciò che c’è, indifferenti allo stupore di visitatori inclini a comparare con una diversa realtà che tuttavia afferisce ad analoga storia, le situazioni considerate eccesive, improprie, fuori limite, cedono il passo a piacevoli sensazioni che si irradiano distorcendo lo stupore progressivamente trasformato in partecipazione, soffermandosi sui sorrisi, elargiti senza attesa di reciproco ritorno, invece corrisposto perché da un sorriso nasce un nuovo sorriso e si tendono le mani.

È il Fuoco dell’Umanità, simbolo antropologico ispirato alla figura mitologica di Prometeo, titano amico dell’umanità e del progresso, elemento antropologico che illumina le coscienze e apre nuove vie al pensiero sul mondo.

Print Friendly, PDF & Email

Autore Adriano Cerardi

Adriano Cerardi, esperto di sistemi informatici, consultant manager e program manager. Esperto di analisi di processo e analisi delle performance per la misurazione e controllo del feedback per l’ottimizzazione del Customer Service e della qualità del servizio. Ha ricoperto incarichi presso primarie multinazionali in vari Paesi europei e del mondo, tra cui Algeria, Sud Africa, USA, Israele. Ha seguito un percorso di formazione al Giornalismo e ha curato la pubblicazione di inchieste sulla condizione sociale e tecnologia dell'informazione.