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Backshow di Anna Camerlingo

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Dario Fo - ph Anna Camerlingo
Dario Fo - ph Anna Camerlingo


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Un taglio deciso nel solco dell’ombra. Quella luce che decide lo spazio della scena e dell’attore, o il buio che ne ammanta lo sguardo al pubblico in sala, per svelarlo nella falsa calma del retropalco.

Nella foto di Anna Camerlingo c’è la quiete o la tempesta, sono foto agìte da una forza. Alcune, apparentemente ferme, sono in attesa di qualcosa, in un continuo Sabato del villaggio che rende bene l’atmosfera del pre-show.

Si comprende che i protagonisti delle immagini sono tutti in procinto di salire sul palco, ma per lei si stanno già esibendo. Ogni immagine è una storia, in ogni scatto un racconto.

Gigi Proietti - ph Anna Camerlingo
Gigi Proietti – ph Anna Camerlingo

Non si tratta solo di figure ma già di personaggi: c’è il giocoliere ed il funambolo, la bella e la bestia. È una foto che, non solo documenta, ma crea la scena.

A differenza di quelle immagini che devono rincorrere gli artisti perché questi si concedano mentre recitano e si esprimono, qui l’esibizione è tutta a favore di uno spettacolo che nasce proprio per la foto dietro le quinte. Uno spettacolo nello spettacolo.

Sicuramente gli anni che stiamo vivendo hanno reso spettacolari, attraverso l’utilizzo dei social media, anche momenti legati alla vita privata ed intima delle personalità mediatiche, quasi che il privato in sé non esista più.

La starlet che si specchia nel silenzio della sua stanza non può fare a meno di motteggiare le labbra a mo’ di bacio anche solo per sé stessa, a proprio uso e consumo.

La foto, dunque, in generale più che mai oggi, ha a che fare con la rappresentazione del sé non più solamente per gli altri, ma appunto per sé.
Mi mostro, dunque sono.

Quel è il ruolo di Anna in questo dialogo che ha come tramite la sua macchina fotografica?

I protagonisti della foto la usano. Approfittano della sua presenza che consente loro di osare, di mostrare pure la loro parte grottesca, in questo gioco delle parti, giovandosi della possibilità di uno sguardo di contesto che rende tutto lecito.

Vincenzo Salemme - ph Anna Camerlingo
Vincenzo Salemme – ph Anna Camerlingo

Non si tratta più di una foto di scena che, soprattutto negli anni di esordio di cinema e televisione, rimaneva letteralmente ai margini della scena, per non invaderla in alcun modo, e che poteva esistere esclusivamente approfittando nell’occasione che i tempi morti di ripresa consentivano. Al contrario.

Si apre davanti allo sguardo di questa foto di scena, uno spazio nuovo, un circo di personaggi che consente di attraversare il tendone da una parte all’altra, che permette di entrare nella fase delicata della preparazione prima dello spettacolo od in quella del calo di adrenalina immediatamente dopo, nell’attesa noiosa mentre prova un altro, nei quattro minuti di una pausa pubblicitaria, nello scoppio di gioia perché la diretta è finita bene.

Immagini che, improvvisamente, si manifestano e vivono, fermando un mese e più di lavoro, di prove, di entusiasmo, di frustrazione, in un solo attimo.

E quello sguardo che il protagonista della foto rilancia alla sua creatrice all’altra parte, molte volte, più o meno distrattamente diretto in macchina, dice: Guardami! Ti racconto un segreto che dico solo a te.

Marisa Laurito - ph Anna Camerlingo
Marisa Laurito – ph Anna Camerlingo

Al contrario, però, proprio mentre lo dice, sa che quel segreto appartiene a tutti quelli che vedranno la foto, oltre che guardarla.

Queste immagini sanno far emergere la natura nascosta del personaggio.
Le ombre e le luci entrano ed escono in questo gioco, creando apposta delle quinte che non esistono in scena, ma che, in questa fotografia, vengono create a uso e consumo della foto stessa.

Lo si comprende bene vedendo l’equilibrio fatto apposta nell’immagine con soggetti che si defilano a vantaggio di altri che si prendono il primo piano o, volutamente, rompendo la simmetria del palco per scegliere come focus qualcuno che avrebbe solo il ruolo di comparsa nello show, o forse, nemmeno quello.

Una foto di scena due volte, proprio perché crea una scena nella scena.
Accanto alle immagini che il soggetto pretende per sé, attirando lo sguardo della fotografa, vi sono poi altre immagini, che, invece, chi è ritratto concede senza volerlo.

Sono scatti possibili solo grazie all’abilità di Anna, che sa farsi parete, lampada, ed appiattirsi completamente al fondo del set, aspettando in silenzio mentre la troupe aggiusta, dispone, colloca; aspettando, appunto, che sia maturo il tempo del suo scatto.

È proprio la parola giusta: scatto.

Perché rende la velocità, la subitanea perizia, l’obbligatoria destrezza a cogliere quel tempo preciso in cui l’anima del soggetto si manifesta: un istante in cui è indifeso e senza la necessaria corazza che lo show impone.

Sono foto che raccontano, magari, di un pensiero fragile, di una esitazione, immagini di un’emotività scoperta, decisamente inconsapevole anche per il protagonista. In un gioco sul sé, sono foto tra sé e sé.

L’obiettivo si infila nelle pieghe di questi stati d’animo e li cattura. Una cattura che si perdona, in questo svelamento, perché se ne avverte tutto il rispetto, la gentilezza con la quale la macchina si è posata sul soggetto, non già per svilirlo o sminuirlo nel coglierne la fragilità, ma, al contrario, per raccontare l’essenza umana.

Stefano De Martino - ph Anna Camerlingo
Stefano De Martino – ph Anna Camerlingo

Le immagini che ci propone in questa sede, su tutto il lavoro possibile attorno allo spettacolo, dunque, sono di diverso tipo. Questo sia per la diversità degli eventi che descrivono, cavalcando racconti anche molto lontani tra loro, sia per la differenza di sguardo che occorre mettere in campo, per narrare una storia fatta di tanti livelli diversi.

Molte foto di scena che si possono osservare anche su piattaforme social, scattate da professionisti e non, riducono spesso il proprio raggio di azione, solamente, al cosiddetto, abusato, livello del backstage.

Queste foto si accontentano dei VIP senza trucco, privi di lustrini, in atteggiamenti di divertita complicità sull’uscio di un camerino, mentre ripassano la parte. In un certo senso, continuano a raccontare del lavoro dello show e non delle emozioni dei protagonisti.

Sono foto che non dispongono di propri sentimenti, a differenza di queste: ognuna di queste immagini, al contrario, ha una storia che, paradossalmente, è anche staccata completamente dalla specifica commedia che deve raccontare.

Si aggiunge teatro alla scena.

Un lembo di luce che entra proprio in quel momento (ed in quel memento!), a sottolineare o a sottrarre dallo sguardo il protagonista. Questo lo decide la foto: una donna pantera, un clown a riposo, il re dello show.

Perché siamo così attratti da questa fotografia?

Perché attraverso lo sguardo di Anna abbiamo avuto la possibilità non solo di essere dei testimoni di qualcosa che il suo occhio privilegiato ci ha consentito di vedere, ma anche perché lei stessa ha operato per noi una messa in scena.

Non si tratta solo di documentare attraverso un numero ampio di scatti tutte le fasi che si svolgono dentro e dietro la storia dello spettacolo. Qui bisogna scegliere una immagine che possa far comprendere a chi guarda, la particolare, specifica atmosfera di quello spettacolo piuttosto che di un altro.

Si comprende bene questo concetto nel momento in cui si confrontano, ad esempio, situazioni analoghe per luogo di svolgimento. Nel caso specifico, due uomini diversi, due artisti passano attraverso la stessa porta. In questo attraversamento ciascuno di loro indossa pose, sguardi, gesti, volti che si differenziano non in sé, ma nello scatto fotografico.

Si concedono in maniera originale all’obiettivo, proponendo una versione di sé che racconta due storie talmente diverse che la specifica identica collocazione del luogo fisico in cui è ambientata la foto (la stessa porta) quasi non si nota.

E, di porta in porta, si passa dalla quinta al palcoscenico.
Il capovolgimento del fronte che porta l’obiettivo, invece che dietro, davanti al palco, dimostra un completo cambio di racconto.

Qui la foto è più rilassata, complice del gioco che l’artista condivide da subito con il pubblico, di cui la fotografa di scena, in questo momento, è parte. Il suo occhio, qui, cattura l’ammiccamento complice nella commozione o nella gioia, sentimenti condivisi, non più rubati. Il colore racconta la festa, riscalda.

Quante storie dietro queste fotografie. Sfogliandole ci è concesso di sfiorarle, di esserne parte ed insieme conservare il mistero che il mondo dello spettacolo impone di non svelare mai, per continuare a sognare e a sorprenderci ogni volta che si apre un sipario.

Biagio Izzo - ph Anna Camerlingo
Biagio Izzo – ph Anna Camerlingo
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Autore Barbara Napolitano

Barbara Napolitano, nata a Napoli nel dicembre del 1971, si avvicina fin da ragazza allo studio dell’antropologia per districare il suo complicato albero genealogico, che vede protagonisti, tra l’altro, un nonno filippino ed una bisnonna sudamericana. Completati gli studi universitari si occupa di Antropologia Visuale, pubblicando articoli e saggi nel merito, e lavorando sempre più spesso nell’ambito del filmato documentaristico. Come regista il suo lavoro più conosciuto è legato alle dirette televisive dedicate a opere teatrali e liriche. Come regista teatrale e autrice mette in scena ‘Le metamorfosi di Nanni’, con protagonisti Lello Arena e Giovanni Block. Per la narrativa pubblica ‘Zaro. Avventure di un visionauta’ (2003), ‘Il mercante di favole su misura’ (2007), ‘Allora sono cretina’ (2013), ‘Pazienti inGattiviti’ (2016) ‘Le metamorfosi di Nanni’ (2019). Il libro ‘Produzione televisiva’ (2014), invece, è dedicato al mondo della TV. Ha tenuto i blog ‘iltempoelafotografia’ ed ‘il niminchialista cinematografico’ dedicati alla multimedialità.