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Algeria: si teme crisi umanitaria dopo espulsione migranti

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African refugees marching outside Beersheva, southern Israel, 19 December 2013. The migrants, deemed illegal by Israel, were staging a second march to Jerusalem in protest of a new open detention facility in southern Israel. ANSA/TALI MAYER ISRAEL OUT


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In 7 mila sono stati cacciati verso il Niger

Dopo l’espulsione di oltre 7.000 subsahariani dal territorio algerino negli ultimi quattro mesi, le autorità del Niger e le ONG temono una crisi umanitaria e dun aumento della criminalità transfrontaliera a Assamaka, cittadina nigeriana al confine con l’Algeria.

Il Ministro dell’Interno del Niger, Hamadou Amadou Souley, si è recato questa settimana nel villaggio di confine, situato nella regione di Agadez, per informarsi sulla situazione umanitaria nell’area.

Il Ministro nigeriano ha sottolineato:

Dall’inizio del 2023, le espulsioni di cittadini del Centrafrica hanno acquisito una dimensione critica con 7.172 persone espulse a causa di una disponibilità molto limitata di servizi sociali di base nell’area.

Questa grande concentrazione di emigranti ha come corollario un forte aumento della criminalità di frontiera.

Il Ministro ha invitato i Paesi membri della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, ECOWAS, ad accelerare il processo di identificazione dei loro cittadini, in particolare di quelli che optano per il programma di rimpatrio volontario organizzato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, OIM.

Allo stesso modo, Amadou Souley ha chiesto all’OIM di rivedere questo programma.

Secondo il funzionario nigerino il programma è tra le cause di queste

valanghe di emigranti che si recano ad Agadez con l’unico obiettivo di beneficiare del reinserimento socio – economico.

Da parte sua, Alkassoum Ibrahim, membro dell’ONG canadese International Emergency Aid Committee, CIUAD, che opera ad Assamaka in coordinamento con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, UNHCR, ha parlato per telefono con EFE, spiegando che il blocco dei migranti ad Assamaka è dovuto

alla mancanza di risorse che l’OIM sta attualmente affrontando.

Secondo lui, dal gennaio di quest’anno nel villaggio giungono costantemente diversi flussi di emigranti espulsi dall’Algeria. L’ultimo gruppo ad arrivare è stato di 710 migranti, tra cui donne e bambini, espulsi il 23 aprile che si trovavano in uno stato di “estrema vulnerabilità”.

Il nuovo gruppo, composto da cittadini dei Paesi membri dell’ECOWAS, è stato abbandonato dalla polizia algerina nella zona ‘punto zero’ in mezzo al deserto ed ha percorso 15 chilometri a piedi per raggiungere Assamaka intorno alle 3 del mattino.

Tra gli emigrati c’erano 298 guineani, di cui quattro minorenni, 138 maliani, tra cui un minorenne, 64 nigeriani, 56 ivoriani. Il resto provenivano da Burkina Faso, Congo, Nigeria, Gambia, Sierra Leone, Camerun e Liberia.

L’agente umanitario precisa che l’unico centro di accoglienza OIM della città ha una capacità di 1.000 persone e accoglie attualmente 1.400 emigrati.

Il resto della gente vive per le strade del paese, si dedica all’accattonaggio, alla prostituzione e persino al furto.

Le autorità locali del Niger considerano l’arrivo di questi contingenti di migranti una minaccia, soprattutto per la sicurezza della popolazione locale di Assamaka, stimata in meno di 3.000 abitanti, e per l’intera regione di Agadez.

Di fronte a tale situazione, le autorità locali di Assamaka hanno istituito una pattuglia militare notturna a partire dalle 21:00 per garantire la sicurezza della città.

Un’altra associazione “COOPI” ha costruito tre nuovi centri di accoglienza nel villaggio per accogliere circa 3.200 migranti.

L’assistenza è fornita da Medici Senza Frontiere che li aiuta con un kit di primo soccorso – coperte, asciugamani, sapone, scarpe, ecc. – e garantisce loro acqua e cure mediche.

Tuttavia, le autorità locali sono più preoccupate per il problema della sicurezza e sollecitano l’OIM a trovare una soluzione.

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Autore Redazione Arabia Felix

Arabia Felix raccoglie le notizie di rilievo e di carattere politico e istituzionale e di sicurezza provenienti dal mondo arabo e dal Medio Oriente in generale, partendo dal Marocco arrivando ai Paesi del Golfo, con particolare riferimento alla regione della penisola arabica, che una volta veniva chiamata dai romani Arabia Felix e che oggi, invece, è teatro di guerra. La fonte delle notizie sono i media locali in lingua araba per dire quello che i media italiani non dicono.