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SMOCSG, prenatalizia della Delegazione Lombardia a Sant’Angelo Lodigiano

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Basilica di Sant’Antonio Abate e Santa Francesca Cabrini a Sant'Angelo Lodigiano


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Appuntamento il 3 dicembre nella Basilica di Sant’Antonio Abate e Santa Francesca Cabrini. Seguirà giro in città

Sabato 3 dicembre 2022 si svolgerà la consueta cerimonia conclusiva dell’anno corrente e incontro prenatalizio della Delegazione Lombardia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, con i Cavalieri, le Dame, i Postulanti, i familiari e gli amici che si ritroveranno a Sant’Angelo Lodigiano, in un contesto sia spirituale, che culturale e di amicizia.

Programma

Ore 16:30 Celebrazione della Santa Messa nella Basilica di Sant’Antonio Abate e Santa Francesca Cabrini

Ore 18:00 Visita guidata al Castello Bolognini

Ore 19:30 Cena di gala nel Salone dei Cavalieri del Castello Bolognini
La Basilica di Sant’Angelo Lodigiano

La basilica attuale, dedicata a Sant’Antonio Abate e Santa Francesca Cabrini, eretto tra il 1928 e il 1938, venne realizzato sopra la precedente chiesa parrocchiale, la cui storia risale almeno al 1210 quando essa viene citata per la prima volta come ubicata al centro dell’abitato locale e già dotata di un arciprete nella figura di tale Gerardo.

La chiesa originaria venne demolita e ricostruita nel XV secolo sulla pianta della precedente e nel 1535 venne dedicata a Sant’Antonio Abate.

Attorno al 1660, su proposta dei fedeli, il parroco Don Domenico Longo s’impegnò per una nuova edificazione della chiesa “con maggior decoro”. I lavori ebbero inizio il 12 giugno 1662 e terminarono il 4 agosto del 1673. Questa chiesa era dotata di tre navate con quattro cappelle a destra e tre nicchie a sinistra, oltre al battistero.

Venne realizzato in quell’occasione anche il campanile ancora visibile che venne poi soprelevato nel 1787 in stile barocco e che venne ultimato nel 1826 con la costruzione di una terrazza dove porre una colonna scanalata di stile neoclassico sulla cui sommità svetta ancora oggi una statua di San Michele Arcangelo in marmo di Viggiù, opera dello scultore milanese Butti.

Sempre relativamente al campanile, nel 1767 il concerto di campane venne portato da tre a cinque e venne costruito l’altare maggiore in marmi pregiati che rimase in uso nella basilica sino al 1968.

La chiesa attuale, costruita come si è detto sulla precedente, venne realizzata in stile neorinascimentale bramantesco, in muratura semplice e segue una pianta a forma di croce latina con un caratteristico presbiterio a trifoglio.

La chiesa internamente è suddivisa in tre navate: quella centrale, alla corrispondenza coi bracci laterali, si allarga a formare un ottagono, mentre le navate laterali si torcono sino a girare attorno alle absidi stesse. Nel presbiterio ottagonale quelle che sono le volte si portano verso l’alto sino al tiburio, formando una cupola di altezza complessiva di 30 metri.

La Basilica si trova a poche decine di metri dal Castello Bolognini.

Il Castello Bolognini di Sant’Angelo Lodigiano

Edificato forse a partire da un precedente castrum di epoca romana, il Castello di Sant’Angelo Lodigiano, rocca a base quadrangolare irregolare, esempio tipico di architettura militare lombarda, fu eretto dai Milanesi. Secondo il cronista milanese Galvano Fiamma la sua costruzione fu ultimata l’8 ottobre 1224.

I Signori di Milano divennero proprietari del Castello: prima i Della Torre e poi i Visconti. Intorno al 1370 Bernabò Visconti donò la fortezza e le terre di Sant’Angelo alla moglie Regina della Scala, figlia di Mastino II, Signore di Verona che nel 1383 eresse la torre maestra dell’angolo sud-est e fece aprire nel Castello numerose finestre gotiche, con una spesa, pare, di 100.000 fiorini d’oro.

Il Castello fu poi conquistato con le armi da Francesco Sforza il 14 aprile 1452 per recuperare le terre appartenute ai Visconti e il 24 aprile dello stesso anno, quindi solo 10 giorni dopo, lo Sforza donò il Castello e le terre di Sant’Angelo ad un capitano di ventura, Michele Matteo detto il Bolognino, per favori ricevuti, e per l’occasione gli conferì il titolo di Conte con un nuovo nome Michele Matteo Attendolo (nome Sforzesco) Bolognini.

In seguito alle diverse vicende storiche, politiche e militari, il maniero fu occupato dai soldati francesi, svizzeri, austriaci e spagnoli e verso la fine del 1700 venne occupato da soldati francesi accorsi in aiuto a Napoleone Bonaparte, sceso a Lodi nella famosa battaglia sul ponte del fiume Adda contro gli Austriaci.

In questa occasione subì gravi devastazioni, fu saccheggiato e ridotto in cattivo stato. Fino al 1866 fu occupato da un presidio militare, restando comunque sempre di proprietà dei Bolognini Attendolo, suddiviso tra i vari membri della famiglia.

L’ultimo conte in linea diretta, Gian Giacomo Attendolo Bolognini, morto nel 1865 senza la­sciare eredi maschi aveva provveduto a qualche lavoro di restauro. Verso la fine del 1800 il Conte Gian Giacomo Morando Bolognini, figlio di Clotilde Bolognini e del Conte Alessandro Morando, ereditò il Castello, lo ristrutturò, riaprì le finestre gotiche, restaurò la torre e coprì il ponte levatoio; inoltre ripristinò le sale al piano terra, portò mobili, quadri e suppellettili che acquistò per l’occasione o che trasportò da altre sue proprietà.

Tuttavia, nel 1911, un furioso incendio devastò il Castello, distruggendo, tra l’altro, parte della Biblioteca e del prezioso archivio di famiglia ma nel settembre dello stesso anno il Conte Gian Giacomo fece riprendere i lavori che terminarono la primavera del 1912 con il restauro completo degli interni e degli esterni, compreso il rifacimento delle torri agli angoli; inoltre rifece il tetto convogliando le acque pluviali al centro del cortile in uno splendido pozzo di origine veneta, sulla colonnina che regge la splendida cimasa in ferro battuto, si può vedere infatti lo stemma scaligero, messo in posa nel 1912.

Nel 1933 la Contessa Lydia Caprara Morando Bolognin, vedova del Conte Gian Giacomo Morando Bolognini, adattò la struttura del castello per ospitare la Fondazione Morando Bolognini e dei musei: il Museo Morando Bolognini, il Museo del Pane e il Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura.

Il Museo Morando Bolognini fu realizzato nei primi decenni del 1900. Conta 24 saloni riccamente arredati secondo lo stile di ‘Casa – Museo’, offrendo ai visitatori la possibilità di rivivere antiche e suggestive atmosfere. Si possono ammirare mobili, quadri e vasellame nel periodo compreso tra il ‘700 e il ‘900, oltre a lavori artigianali in ferro battuto.

Di particolare interesse, la Biblioteca, che ospita circa 2000 volumi e un’interessantissima Armeria, costituita da circa 500 pezzi di varie epoche e provenienze. Degne di nota anche la Sala del Trono, la Sala degli Antenati, la Cappella, la Sala degli Specchi e le Sale da Pranzo.

Il Museo del Pane è allestito in quattro sale. Nella prima sala sono presentati i cereali, materia prima per i diversi ‘pani’ del mondo. Nella seconda sala sono illustrate, con impostazione prevalentemente didattica, le varie fasi del ciclo ‘Grano – Farina – Pane’. La terza sala raccoglie oltre 500 forme di pani, pani veri, delle regioni italiane e di molti paesi europei ed extraeuropei. Nella quarta sala sono visibili le attrezzature per la produzione del pane.

Il Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura racconta la storia dell’agricoltura a partire dai primordi, neolitico, all’età romana, medioevale, rinascimentale e moderna. Un ampio settore è dedicato all’agricoltura tradizionale lodigiana, con la ricostruzione di botteghe artigiane: falegname-carradore, fabbro-maniscalco, sellaio, oltre a due stanze contadine, cucina e camera da letto. Una sala presenta il contributo delle civiltà extraeuropee alla nostra agricoltura. Nel cortile sono esposti carri agricoli e macchinari della prima industrializzazione delle campagne.
Sant’Angelo Lodigiano

Sant’Angelo Lodigiano è uno dei maggiori comuni della provincia di Lodi; si trova lungo le rive del fiume Lambro. Non si sa con esattezza a quale Santo Angelo si riferisca il toponimo: è certo però che in epoca longobarda era molto diffuso il culto di San Michele Arcangelo, anche se sul territorio non sono presenti edifici sacri a lui dedicati.

Il primo nucleo abitato del Paese risale a epoca remota e si ritiene si fosse insediato alla confluenza fra il Lambro settentrionale, detto ‘vivo’, e il Lambro meridionale, detto ‘morto’, proveniente dalle paludi formate dall’Olona.

Sant’Angelo viene citato per la prima volta in un inventario dei beni del Monastero di Santa Cristina de Olona alla fine del X secolo e in un atto del 1188. Secondo lo storico Giovanni Agnelli possedeva un’importante chiesa plebana che nel 1261 fu sottoposta al pagamento del tributo al legato pontificio.

Intorno all’XI e XII secolo il Paese era formato da tre nuclei: Santa Maria, San Martino e Cogozzo, ognuno dotato di una chiesa e l’ultimo anche di un castello, poi distrutto nel XIV secolo. Con il dominio visconteo Sant’Angelo crebbe d’importanza e di prosperità e rimase a lungo nell’orbita milanese nonostante i numerosi tentativi dei Vescovi di Lodi di rivendicare i propri diritti sulla zona.

Anche Sant’Angelo Lodigiano ha subito negli ultimi decenni un’intensa espansione edilizia che ha portato alla realizzazione di nuovi quartieri residenziali.

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