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Presidente Toscana commenta nuova Commissione Europea

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Enrico Rossi


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‘Autorevoli personalità, ma coesione non sia al servizio degli Stati’

Riceviamo e pubblichiamo da Agenzia Toscana Notizie.

Ci sono autorevoli personalità nella squadra di Ursula von der Leyen, primi fra tutti i socialisti Frans Timmermans, Vicepresidente con la delega al clima, la portoghese Elisa Ferreira che si occuperà della politica di coesione e naturalmente Paolo Gentiloni, che ricoprirà il portafoglio degli affari economici.
Questo il commento del Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi dopo la presentazione della nuova Commissione europea.

Sottolinea Rossi:

Ho molto apprezzato il rispetto dell’equità di genere e il giusto peso dato alle politiche ambientali e digitali che assieme alla questione sociale sono le grosse sfide per le nostre democrazie e per il futuro del nostro continente.

Tuttavia, sono perplesso nel vedere che la parola ‘ricerca’ sia sparita dalle deleghe attribuite ai nuovi commissari. Gli investimenti in innovazione, ma anche in ricerca, rappresentano uno leva decisiva per la crescita economica e per la creazione di posti di lavoro.

Il programma Horizon fa affluire ogni anno in Italia quasi 700 milioni di euro – circa l’8% del totale della spesa pubblica italiana in ricerca e sviluppo – e sostiene lo sviluppo delle basi scientifiche e tecnologiche del nostro paese.

Il Parlamento Europeo ha giustamente chiesto di aumentare le risorse di questo programma nella prossima programmazione. Spero che la decisione della nuova Commissione di parlare solo di innovazione e non di ricerca non sia un segnale da interpretare negativamente e che compromette tale richiesta.

Sono molto contento, invece, che il portafoglio della politica regionale si chiami ‘coesione’, ma non ritengo saggia la scelta di aver affiancato ad essa il tema delle riforme strutturali, che sono di competenza nazionale e non vanno confuse con i fondi di coesione destinati alle regioni.

La politica di coesione nasce per bilanciare il mercato interno ed è una politica destinata agli investimenti e alla crescita che si pone come obiettivo la diminuzione delle disparità sociali economiche e territoriali delle regioni europee.

Raggruppando queste due deleghe si corre il rischio di alimentare l’equivoco di una coesione al servizio degli Stati che hanno bisogno di ‘fare cassa’ per finanziare le proprie riforme interne.

Infine, chi come me appartiene alla famiglia socialista non può non notare che tra le deleghe non compare più la parola ‘sociale’. Una scelta che ho trovato discutibile, una lacuna inaccettabile in questa fase storica in cui tutti i cittadini e tutti i lavoratori chiedono alla politica, alle istituzioni e agli Stati più equità e redistribuzione.

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