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Luna Rossa, sconfitta che fa ben sperare

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Moro di Venezia


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Nella prima giornata di America’s Cup la barca di Prada, pur perdendo, dà segnali positivi

La notte italiana tra il 14 e il 15 gennaio ha visto l’inizio della competizione sportiva più antica del mondo. Che stranamente non è calcistica, ma riguarda la vela.

Ovvero, inizia la marcia di avvicinamento a quella che sarà la vera e propria Coppa America, che si svolgerà dal 6 al 21 marzo nelle acque di Auckland, in Nuova Zelanda.

La mia curiosità per questa competizione, perché forse definirla passione è troppo, è datata.

Per la precisione risale al 1983, con la prima partecipazione di Azzurra.

Quella edizione ebbe una scarsissima copertura mediatica; serviva acquistare qualche quotidiano sportivo per uno scarno articolo all’inizio, poche righe in più successivamente.

La vera esplosione mediatica si ebbe, invece, nel 1992, anno del Moro di Venezia, la barca di Raul Gardini, che arriva addirittura a vincere la Luis Vitton Cup, ovvero la competizione che seleziona lo sfidante, per perdere la coppa contro la fortissima America³, con un secco 4 a 1.

Bisogna aspettare il 2000 per avere un’altra barca italiana altrettanto forte, quella Luna Rossa sponsorizzata dal celeberrimo marco di alta moda Prada.

Seconda LVC italiana, ancora più perentorio il risultato contro New Zeland, un 5 a 0 che non lascia spazio a recriminazioni.

Poi, più o meno il nulla, la strana egemonia della svizzera Alinghi.

Dopo la quale devo ammettere di essermi disamorato, soprattutto per le scelte dei nuovi detentori, gli statunitensi di Oracle, che modificano il regolamento introducendo l’uso di catamarani.

Troppo diverse, quelle imbarcazioni, mi sembrava, da profano, di assistere a qualcosa di altro, di tradire i ricordi del Moro, del proiettile d’argento, ovvero Luna Rossa, o della napoletanissima spedizione di Mascalzone Latino.

Quest’anno, invece, ci sono state molte novità. Innanzitutto la competizione degli sfidanti che diventa sponsorizzata dalla stessa griffe italiana. Non più Luis Vuitton Cup ma Prada Cup.

Si ritorna, poi, a monoscafi, anche se con caratteristiche molto diverse da quelle degli scorsi decenni, attrezzate con dei foil, ovvero delle appendici laterali, simili a quelle di un aliscafo, che permettono alle imbarcazioni di navigare praticamente sospese nell’aria e di raggiungere velocità impensabili fino a qualche anno fa, di anche 50 nodi.

E gli equipaggi sono privati della possibilità di cambiare le vele.

Quindi niente manovre forsennate al cambio di andatura, niente Gennaker o Spinnaker che si gonfiano con il vento a favore nelle poppe, o si dispiegano male formando la classica ‘caramella’ come si dice in gergo.

In questo, ci ritroviamo in quello che sostiene il mitico Cino Ricci della spedizione di Azzurra, c’è poca vela; ma è un passo avanti.

Si comincia, e subito con una sorpresa, quella che doveva essere la cenerentola degli sfidanti mette in riga statunitensi e italiani.

Vediamo la regata in differita, proibitivi gli orari di diretta, almeno se il mattino dopo deve suonare la sveglia.

Partenza sbagliata di Luna Rossa, complice forse un cambio di vento.

Anche se da qualche parte leggiamo commenti pessimistici, sempre da profani, ci vengono delle riflessioni diverse.

Luna Rossa non ci è sembrata inferiore a Ineos, la barca britannica, anzi.

La sconfitta sembra piuttosto maturata per degli errori tecnici dell’equipaggio; oltre la partenza, ci sono sembrate evidenti alcune sbavature, soprattutto alle virate sulle boe.

Per il resto, abbiamo visto una barca veloce, in entrambe le andature, quelle di poppa, in cui si ha il favore di vento, in cui ci sono state le migliori velocità di punta nel confronto, ma soprattutto quelle di bolina, in cui invece il campo di regata si risale contro vento, con un angolo sensibilmente più stretto.

A nostro parere, è Prada l’avversario più accreditato per giocarsela con i detentori di New Zealand, anche perché a bordo ci sono le qualità per superare qualche sbavatura tecnica, legata molto probabilmente alle poche ore di prova in acqua, sempre a causa della pandemia.

I nomi di James Spithill, che ha vinto già due volte il trofeo, e Max Sirena sono delle assolute garanzie.

Il percorso è appena iniziato, c’è tutto il tempo per recuperare l’iniziale passo falso.

Staremo a vedere.

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Autore Pietro Riccio

Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.