Home Territorio Lorenzo Basile: il linguaggio artistico del colore

Lorenzo Basile: il linguaggio artistico del colore

3531
Lorenzo Basile, Graffi


Download PDF

Intervista al pittore e poeta, impegnato con la personale ‘Graffi’ a Sarno (SA)

È in corso di svolgimento a Villa Lanzara a Sarno (SA), fino al 24 novembre, ‘Graffi’, la personale di pittura di Lorenzo Basile, visitabile di mattina dalle ore 9:30 alle ore 12:30 e il giovedì pomeriggio anche dalle ore 16:30 alle ore 18:30.

L’esposizione dell’artista e poeta, inaugurata il 17 novembre, si compone di trentadue dipinti su tela, realizzati con la tecnica dell’acrilico, che possono essere definiti la sintesi di un percorso creativo elaborato in un ciclo pittorico sviluppatosi negli anni a cavallo tra il 2021 ed il 2022.

Le opere presentano tutte un comune denominatore: il vigore dei colori e la potenza del gesto che graffia la tela, snocciolandosi in rivoli cromatici, sgocciolature, increspature ed eruzioni.

La pittura, al pari della poesia, è per Basile il modo più congeniale per raccontare il suo mondo interiore e le contaminazioni della società contemporanea sempre più lacerata da guerre, povertà, cambiamenti climatici e ingiustizie sociali.

Lorenzo Basile, Graffi
Lorenzo Basile, Graffi

Abbiamo incontrato Lorenzo, uomo semplice, innamorato dell’arte, della cultura e della poesia, impegnato anche nel volontariato sociale. Ricordiamo anche la pubblicazione del testo ‘Piume di carta’, una raccolta delle sue poesie più belle. Non ha certezze, ma tante domande, spesso naviga nel buio alla ricerca della luce. L’unico punto fermo è Dio.

Premetto che lo frequento ormai da molti anni, lo stimo per l’innata sensibilità che è capace di trasmettersi nel suo animo di artista, ne ho sempre ammirato la natura dolente e malinconica, al contempo dolce e forte, nel colore come sintomo della sua massima capacità espressiva.

Lorenzo Basile, Graffi
Lorenzo Basile, Graffi

Ogni volta che ho osservato i suoi dipinti ho avvertito l’inequivocabile necessità di slegare la volontà propria dall’individualità, dalla ragione comune, una sorta di smarrimento momentaneo, per elevarsi alla libertà della sua natura, quella avulsa dal principio di oggetti e soggetti, di pensieri abituali o, ancor peggio, di luoghi consueti, che si libera da angosce e dolori per mezzo di cromie, campiture, gesti e segni inconfondibili.

I suoi “effetti pittorici” annientano nell’osservatore forme, dimensioni, canoni ordinari per restituire una visione d’insieme scevra da formalità e ricca di personale interpretazione.

Alberto Sughi sosteneva che la pittura mostra, non argomenta e che il lavoro del pittore non finisce con il suo quadro, bensì negli occhi di chi lo guarda; ecco, credo che sia esattamente questa l’arte di Lorenzo Basile.

Conosciamolo meglio, attraverso uno sguardo intimo e personale, che racconta l’uomo -artista dei nostri tempi, in una società moderna come specchio della stessa, attraverso il suo processo di evoluzione e di analisi introspettiva.

Lorenzo Basile
Lorenzo Basile

Cosa rappresenta per te l’arte?

L’arte è tutto, è una delle ragioni della mia vita. È come l’aria che respiro o l’acqua che bevo, non potrei farne a meno, è linfa vitale.

Una sola parola per definire la tua arte.

La mia arte è catartica, nel senso che attraverso l’arte risorge ogni giorno la parte più dolente della mia anima.

Chi o cosa ti ha ispirato o iniziato alla carriera artistica?

Iniziato all’arte grazie ad un vecchio pittore che aveva uno studio nei pressi della mia abitazione. Da bambino molto curioso quale ero, fui affascinato da quell’uomo intento al cavalletto con tanti colori sparsi sulla tavolozza. Ogni giorno passavo dal suo studio e sbirciavo qualcosa, chiesi pure a mia madre di andare a prendere lezioni, ma le difficoltà economiche del tempo, con mia grande delusione, me lo impedirono.

Solo in seguito, stimolato e indirizzato anche dagli insegnanti delle elementari e delle medie per le mie capacità artistiche che si rivelarono precocemente con il disegno eccellente per la mia età, mi convinsi a seguire la mia velleità artistica.

Durante la creazione delle tue opere, qual è il tuo sentire, quale il messaggio che vuoi comunicare, quali le aspettative?

Nessuna aspettativa in particolare, la mia “vita pittorica” ha attraversato diversi cicli, dal figurativo al surreale, dall’espressionismo all’impressionismo, per poi approdare all’astrattismo e all’informale.

Sono quindi diverse le opere che hanno segnato il mio percorso artistico.

Ne cito qualcuna: ‘Gioia di vivere’, ‘Il musicista’, ‘Via Rampe Terravecchia’ e il ciclo delle nature morte. 

Il mio linguaggio artistico nasce dal colore, con il quale ‘gioco’ a creare diverse modulazioni cromatiche mediante increspature, velature, sgocciolamenti, sovrapposizioni.

Mi interessano due aspetti della comunicazione artistica: la ricerca dell’equilibro cromatico e della luce e le pulsioni che dall’inconscio si dirigono con gesti e segni sulla tela.

In effetti, se dovessi definire le opere del mio ultimo ciclo, direi che sono essenzialmente gestuali. Il mio gesto non è mera ‘casualità’, esiste sempre un nesso tra la mente che memorizza le visioni e la mano che le realizza.

Cosa ti aspetti dall’arte in generale?

Non mi aspetto di essere compreso, apprezzato o elogiato. La pittura appaga abbondantemente la mia autostima. Spero solo di suscitare nell’osservatore domande, piacere o disgusto, oppure anche una semplice emozione estetica.

Con quale artista del passato trascorreresti un’intera giornata e perché?

Sceglierei sicuramente Van Gogh, perché è l’artista a cui ho ‘guardato’ di più. Mi ha interessato non solo la sua ‘percezione del colore’, ma soprattutto il sentire profondo e la sua visione ‘moderna’ dell’arte, che ha indubbiamente ‘rotto’ gli argini del suo tempo.

C’è un fil rouge che accomuna e lega in qualche modo tutte le tue opere?

Sì, è il tentativo di uscire dall’isolamento esistenziale o, per dirla in parole più semplici, esorcizzare il pensiero della morte. L’arte è la più grande bugia dell’uomo.

Quanti sacrifici compie un artista al giorno d’oggi? Secondo te il gioco vale la candela?

Un artista che vive di arte oggi fa tantissimi sacrifici. Le difficoltà economiche pesano sulle dinamiche psicologiche dell’uomo. Comunque, sì, il gioco vale sempre la candela.

L’artista di oggi vive il mondo dell’arte come protagonista e spettatore, nel senso che è abbastanza complesso muoversi in questo ambiente. Qual è il tuo pensiero in merito?

È difficile navigare nel mercato dell’arte, sempre più dominato da interessi fortissimi. È molto complicato muoversi in questo universo, soprattutto nelle relazioni con le gallerie d’arte, che investono poco sugli artisti emergenti. Spesso l’artista diventa uno spettatore di se stesso.

Ti rende felice essere artista?

Sì, mi rende felicissimo. Ho viaggiato poco nella mia vita per diverse cause. Attraverso l’arte viaggio ogni giorno nel mondo fisico, in quello spirituale e nei ‘cunicoli’ più profondi della mia anima.

 Lorenzo Basile, Graffi
Lorenzo Basile, Graffi
Print Friendly, PDF & Email

Autore Cinzia Bisogno

Cinzia Bisogno, nata a Salerno, artista iperrealista, collabora con terronitv.