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Lombardia, alloggi pubblici: approvato nuovo regolamento

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Consiglio Regionale Lombardia


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Introdotto criterio della residenzialità, a settembre al via sperimentazione per sei mesi

Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Consiglio Regionale della Lombardia.

Parere favorevole a maggioranza in Commissione Territorio, presieduta da Alessandro Sala, Lista Maroni, al nuovo regolamento attuativo per le assegnazioni degli alloggi pubblici e sociali.
Per i punteggi delle graduatorie si calcoleranno tre tipi di disagio: disagio abitativo, disagio famigliare e disagio economico. Quarto criterio sarà l’anzianità di residenza, sia nella Regione che nel Comune, la cui introduzione costituisce una novità rispetto al regolamento precedente.

Altre novità introdotte da questo regolamento sono la sostituzione dei bandi comunali con avvisi pubblici sovracomunali e il fatto che l’assegnazione degli alloggi sociali sarà direttamente a cura dei rispettivi enti proprietari, Comuni e Aler.

Poi, con la piattaforma informatica trasparente, ogni famiglia potrà scegliere l’alloggio più confacente alle proprie esigenze.

Tramite il mix abitativo sono state stabilite le quote per le assegnazioni. Posto che il 20% del totale sarà destinato a persone in stato di povertà assoluta, per il resto il 30% sarà destinato agli anziani, il 20% a famiglie monoparentali, il 15% a disabili, il 20% a famiglie di nuova formazione e il 10% alle forze di polizia.

Un ulteriore 5% verrà destinato ad altre categorie di rilevanza sociale, ad esempio le donne maltrattate: queste categorie saranno definite dai rispettivi Piani di Zona.

Ai Comuni viene lasciato un 5% di flessibilità nella ridefinizione delle percentuali previste per ciascuna categoria, sulla base di specifiche esigenze locali.

A settembre partirà la sperimentazione funzionale per sei mesi, che comincerà in alcune zone della Lombardia che saranno prossimamente individuate dalla Giunta.

Ha spiegato il relatore Roberto Anelli, Lega Nord:

Con questo regolamento approviamo nuove regole in grado di rispondere alle mutate esigenze sociali del territorio lombardo e con l’introduzione del criterio della residenzialità finalmente equipariamo le famiglie lombarde e italiane a quelle straniere, tenendo conto che ad oggi il 70% degli alloggi è assegnato a famiglie di nazionalità diversa da quella italiana.

Con l’introduzione del criterio di residenzialità abbiamo recepito e accolto le richieste emerse da parte di quasi tutti i sindaci e dalle associazioni incontrate anche nelle audizioni.

Per Fabio Altitonante, Forza Italia:

questo regolamento tiene conto dell’aumento della povertà sociale e va incontro alle nuove categorie disagiate presenti sul territorio lombardo, rispondendo in modo efficace alla legittima esigenza di tanti cittadini di poter avere una casa per la propria famiglia.

Ha detto Riccardo De Corato, Fratelli d’Italia:

Prima gli italiani, per questo ci siamo battuti: per il premio di residenzialità e per l’obbligo di presentare un documento che attesti che i cittadini extracomunitari che chiedono la casa Aler non possiedano altri appartamenti nei Paesi d’origine.

Anche Giampiero Reguzzoni, Lega Nord, ha difeso il criterio della residenzialità apprezzando la volontà della Giunta di avviare un percorso di sperimentazione per verificare al meglio l’efficacia delle nuove norme, mentre voto favorevole convinto è stato annunciato da Luca Ferrazzi, Lista Maroni, e Angelo Capelli, Lombardia Popolare.

Voto contrario è giunto invece da parte dei gruppi di minoranza.

Per Carlo Borghett, PD:

questo regolamento non risponde al criterio del bisogno in via prioritaria e principale e discrimina anche le famiglie italiane “normali” senza disabili o anziani, alle quali è riservata la quota minima.

Un concetto ripreso anche da Chiara Cremonesi, SEL, che ha sottolineato come questo regolamento a suo parere:

discrimini proprio le fasce e le categorie di cittadini più povere.

Ha lamentato Silvia Fossati,Patto Civico:

Non c’è stato alcuno spazio per il confronto e per il dialogo e nessuna volontà di trovare compromessi e mediazioni sulle quote e sui criteri.

Ha detto infine Iolanda Nanni, M5Stelle:

Le percentuali introdotte per le quote sono troppo rigide e serviva sicuramente una maggiore flessibilità senza escludere a priori alcune tipologie di famiglie.

Inoltre, il criterio della residenzialità, così come è formulato, ha una chiaro sapore ideologico ed è inaccettabile.

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