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L’impeccabile Rovani incarna perfettamente l’Edipo di Cesario

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'Edipo re(o)' ph Nina Borrelli


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L’‘Edipo Re(o)’ in scena al Real Orto Botanico di Napoli

Martedì 3 luglio, ore 21:00, nella suggestiva cornice del Real Orto Botanico di Napoli, nell’ambito della rassegna ‘Brividi d’Estate 2018’, ideata da Annamaria Russo, è andato in scena con successo lo spettacolo ‘Edipo Re(o)’ da Sofocle e Seneca, progetto drammaturgico e regia Gianmarco Cesario, prodotto da Aries Teatro e Teatrodisotto.
L’operazione condotta da Cesario ha il pregio di condensare, in soli 70 minuti, cosa non facile, una molteplicità di significati psicologici, sociologici ed antropologici, lasciando intatto il senso dei copioni originari e facendone emergere tutta la drammaticità.
Anzi, attualizzandola, grazie anche all’ausilio di elementi scenici contemporanei come copricerchi di auto in plastica, una sedia a rotelle moderna su cui è seduto l’indovino orbo Tiresia, il bravo Salvatore Sannino, i suoi occhiali vintage da sidecar che saranno poi indossati anche da Edipo, una volta accecatosi, e un bambolotto di plastica cullato da Giocasta in uno dei momenti più significativi della rappresentazione.

Set design e costumi sono di Melissa De Vincenzo, attenta ad ogni particolare.

Edipo appare quale misero uomo afflitto da quegli stessi mali da cui rifugge perché la sua sventura sia resa nota al mondo, la divinità sia temuta, non ci si arrischi in facili previsioni e, soprattutto, si giudichi il livello di felicità di un essere umano solo dopo il termine della sua esistenza.

Tutto ciò viene ritmato, quasi in forma rap, nell’antefatto in cui troviamo il coro classico, composto dagli abili Denise Capuano, Giuseppe Di Gennaro e Luca Lombardi. I costumi dei tre, almeno nei pantaloni in tessuto mimetico, rimandano alla grinta e all’aggressività proprie di ogni guerra e di ogni periodo di instabilità politica.

Sulla scena anche l’ottima danzatrice e coreografa Rossella Fusco, che, nel suo ultimo ingresso, stavolta nei panni di una delle figlie di Edipo, Antigone, sarà accompagnata dalla piccola e promettente Luna Fusco, allieva del primo livello Movimento Danza, nelle vesti della sorella Ismene.

Sopraggiungono tre novelli Coriferi, i valenti Antonio Gargiulo, Gianluca Masone e Rita Russo, nel doppio ruolo, rispettivamente, del messaggero, del pastore e dell’ancella, abbigliati con tute da laboratorio bianche e provvisti di torce per la testa per far luce sull’oscurità, fino a quel momento incombente nella vita di Edipo, che pur avendo il dono della vista è incapace di vedere la realtà. I tre si spoglieranno delle tute solo una volta entrati nel vivo del racconto. Tutti i personaggi della pièce reciteranno rigorosamente a piedi nudi.

Nel frattempo, le belle musiche eseguite dal vivo da Anthony Della Ragione su percussioni a mano accompagnano opportunamente i momenti più carichi del dramma.

Fin dal titolo, Cesario gioca sul duplice simbolo incarnato da Edipo: re e reo, vincitore e vinto, innocente eppur responsabile designato dal fato, impossibilitato a sfuggire alla sorte malevola, erede, suo malgrado, della colpa del padre Laio, che ha usato violenza su Crisippo, figlio del suo amico Pelope.

Protagonista assoluto nei panni di Edipo, l’eccelso Danilo Rovani si conferma, senz’alcun dubbio, come uno degli artisti più capaci del teatro partenopeo. Riesce ad arrivare al pubblico con una potenza espressiva degna di nota, quella di cui solo i grandi sono dotati naturalmente.

Convincente in movenze, gestualità, timbro vocale, emotività in crescendo dal dubbio ossessivo che si insinua come un tarlo nella sua mente, fino alla presa di coscienza disperata delle sue vere origini, quando, finalmente chiara la gravità delle sue azioni, si cava gli occhi, infliggendosi un’ulteriore tortura, perché la semplice morte, da sola, non è espiatrice dei peccati inconsapevolmente commessi, che appaiono ancora più terribili, impronunciabili.

La storia è nota. Sottratto da neonato alla madre Giocasta e abbandonato su di un monte da Laio, dopo che l’oracolo di Delfi ha predetto che, da adulto, ucciderà il padre e sposerà la madre, Edipo viene salvato ed allevato da Polibo, re di Corinto, e da sua moglie Peribea. Scoperto di non essere il figlio naturale di Polibo e informato dall’oracolo circa la profezia, lascia Corinto alla volta di Tebe, per non macchiarsi di patricidio e di incesto.
Sul suo cammino si imbatte, però, in Laio e, per un violento alterco su chi debba avere la precedenza sulla strada, lo uccide. Nei pressi di Tebe incontra la Sfinge che terrorizza la città uccidendo coloro che non sono in grado di rispondere ai suoi quesiti e, sciolto l’enigma, la vede gettarsi da una rupe. Salutato come eroe, per volere del reggente Creonte diventa sovrano di quel regno che, a ben vedere, gli spetta di diritto essendo legittimo erede del re, e, ignaro del vincolo di parentela, sposa Giocasta. La profezia è compiuta.

E l’azione scenica inizia proprio a questo punto. Sono trascorsi quindici anni, la coppia di sposi ha avuto quattro figli, la città è florida finché una pestilenza induce Edipo ad interrogare l’oracolo per sapere come porre rimedio al contagio. E si dà avvio al “riconoscimento” del patricida e alla scoperta che Giocasta è madre e moglie di Edipo.

Assolutamente perfetta Daniela Cenciotti nel ruolo di protagonista femminile. Sapientemente in grado di mostrare le tante sfaccettature del suo personaggio, entra in scena abbigliata con un sontuoso abito che rende omaggio al suo lignaggio. Regina algida e distaccata con i servi, sposa tenera e innamorata con il suo uomo, sospettosa ma negatrice fino all’ultimo di quella verità troppo crudele da accettare, diviene incredibilmente empatica fugato ogni dubbio che Edipo sia il figlio generato con Laio, che lo abbia ucciso e abbia preso il suo posto sul trono e nel suo cuore. Ormai disonorata e disgustata da loro stessi rientrerà nelle sue stanze per porre fine a quell’onta angosciante impiccandosi. Edipo, raggiuntala, strapperà uno spillone dalle sue vesti e si accecherà trafiggendosi le orbite.

Molto bravo anche Antonio De Rosa nella parte di Creonte, prima quasi succube del volere del sovrano, poi artefice del suo destino.

In definitiva, ‘Edipo Re(o)’ è uno spettacolo che consigliamo vivamente soprattutto a chi ama le rivisitazioni dei classici.

Foto Nina Borrelli

'Edipo re(o)' ph Nina Borrelli

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Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.