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La docente Elena Di Bartolomeo vince lotta contro precariato

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Una lunga battaglia contro il precariato vinta con caparbietà e determinazione. La storia della docente dell’infanzia Elena Di Bartolomeo, sembrava molto simile a quella di tanti precari della pubblica istruzione ed invece, con grandissima tenacia, è riuscita a far valere i suoi diritti e ad ottenere il tanto sospirato incarico a tempo indeterminato.

Un miraggio per molti ragazzi d’oggi ma che in realtà dovrebbe essere un diritto di tutti i lavoratori. Ma andiamo con ordine. Elena è una ragazza del sud Italia, di Pagani, paese in provincia di Salerno, con un sogno nel cassetto: diventare docente. Come capita a molti ragazzi del meridione, finiti gli studi è costretta ad emigrare cercando fortuna e lavoro nel settentrione. La sua lunga gavetta inizia così nel 1997 con un incarico da supplente affidatogli dal provveditorato della provincia di Bolzano. Da lì inizia il girovagare per il Veneto: dopo tre anni, infatti, viene trasferita a Vicenza dove resta fino al 2010, poi a Treviso. Il tempo passa, gli anni di servizio sono oramai ben 13 ma di stabilizzazione manco a parlarne. Quel sogno nel cassetto sembra sempre realizzato a metà fino ad una mattinata di cinque anni orsono quando quasi per caso, Elena legge un trafiletto di giornale che accende in lei una speranza. Nello specifico, apprende di una normativa europea (la nr. 266 del 23 dicembre 2005) secondo la quale un cittadino, una volta maturata un’anzianità di servizio di 36 mesi all’interno della pubblica amministrazione, ha diritto al contratto a tempo indeterminato. Subito Elena decide di rivolgersi al proprio legale di fiducia per presentare ricorso. In molti la prendono per matta ma proprio il suo avvocato, la dott.ssa Antonella Borelli, decide di perorare la sua causa, di studiare per bene la legge, fino alla presentazione del ricorso presentato al foro di Treviso nel marzo del 2012. Una lotta non facile e molto lunga ma che ha visto la sua prima vittoria l’anno seguente con l’ottenimento del tanto sospirato inserimento in ruolo. La causa però è arrivata fino agli uffici di Bruxelles grazie ad un avvocato di Napoli e, il 26 novembre 2014, la sentenza della Corte di Giustizia è stata a favore dei precari ed ha ammonito il Governo italiano. La storia ha però avuto un ulteriore lieto fine il 20 marzo scorso quando il giudice Galli del Tribunale di Treviso ha accolto il ricorso giudicando illegittimo l’utilizzo di contratti a tempo determinato per un’attività permanente e durevole e, pertanto, riconosceva alla sig.ra Di Bartolomeo non soltanto un contratto a tempo indeterminato ma anche la ricostruzione della carriera ed i buchi contributivi oltre che ad uno stipendio adeguato ai colleghi di ruolo sin dal primo giorno di servizio, anche come supplente temporanea e tutti gli scatti stipendiali che avrebbe dovuto avere negli anni. “Ci tengo molto a far conoscere la mia storia – spiega la docente – affinché dia speranza a tante, troppe persone, che da diverso tempo vivono nell’instabilità lavorativa senza prospettive di un futuro certo all’interno della pubblica istruzione. Sono persone che tutti i giorni, tra mille difficoltà, cercano di fare al meglio il loro dovere in un ambiente particolarmente delicato com’è quello dell’educazione scolastica. Vorrei che questa sentenza fosse una svolta per tutti i miei colleghi, specialmente per quelli che come me, pur essendo di origini meridionali vivono lontano dalle loro famiglie proprio per lavoro, dando a loro quella certezza lavorativa necessaria per la serenità della propria vita”.

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