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Intervista in esclusiva a Edoardo Siravo su ‘Aspettando Godot’

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‘Pozzo, un personaggio eccezionale’

Ha debuttato il 14 gennaio presso il Teatro Parioli – Peppino De Filippo di Roma dove sarà rappresentato fino al 24 gennaio ‘Aspettando Godot’ di Samuel Beckett, opera che vede protagonisti i valenti artisti Edoardo Siravo, Antonio Salines, Luciano Virgilio, Enrico Bonavera, Michele Degirolamo, per la regia di Maurizio Scaparro, costumi Lorenzo Cutùli. La tournée farà poi tappa al Teatro Nuovo di Napoli dal 27 al 31 gennaio.

Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Carcano di Milano, nella stagione 2014/15 ha riscosso un successo strepitoso tanto da trovare d’accordo la critica che, all’unisono, lo ha indicato come “umanissimo, tridimensionale, solare” elogiando la maestria dei protagonisti e l’affascinante scenografia.

Si tratta indubbiamente della più celebre opera del drammaturgo irlandese, nobel per la letteratura nel 1969, che come è noto, rappresenta uno dei capisaldi del Teatro dell’Assurdo. Dopo una prima versione in francese del 1947, pubblicata nel 1952, ‘En attendant Godot‘, esce, nel 1954, la riscrittura in inglese ‘Waiting for Godot’.

Ne approfittiamo per chiedere qualche particolare ad uno degli interpreti principali, Edoardo Siravo, che sempre squisito e profondo, ci racconta il prosieguo di questa splendida avventura teatrale, soffermandosi, giustamente, sul personaggio che interpreta, Pozzo, l’uomo crudelmente pietoso, figura imponente e prepotente, caricatura di uno spietato capitalismo. 

‘Aspettando Godot’ è un’opera straordinaria che parla dell’attesa della divinità, di speranza, di angoscia, della ricerca del potere che contraddistinguono la vita di ogni uomo.

Pozzo credo sia un personaggio eccezionale che arriva al potere forse pensando di raggiungere la divinità, ma nel secondo atto diviene un uomo distrutto come tutti gli altri.

C’è chi lo identifica con un personaggio demoniaco, ‘Il Male’, ma dopo averlo studiato attentamente per poterlo recitare ritengo essere questa una definizione riduttiva. Pozzo è piuttosto l’uomo che nei confronti del servitore Lucky esercita il suo potere sugli altri per sentirsi Godot, ma in realtà si accorge che nemmeno in questo modo può diventarlo.

Un personaggio focale, a maggior ragione se rapportato a Lucky. Entrambi vittime e in qualche modo anche carnefici, hanno un legame particolare, asfissiante ed irrinunciabile di padre-padrone. Pozzo, il proprietario terriero, viene generalmente identificato come il capitalista, Lucky, il suo servitore, come l’intellettuale, dato il suo febbricitante ma colto monologo. La corda che li unisce, quasi fosse un cordone ombelicale, simbolo di attaccamento fisico ed emozionale, ma anche di appartenenza, via via si accorcia e li avvicina legandoli indissolubilmente. Senza di essa, i due sarebbero smarriti, perché l’uno è complementare all’altro.

Il profondo mutamento di Pozzo tra un atto e l’altro, ovvero il suo diventar cieco, cosa nasconde veramente, chiediamo. 

Nella pièce c’è un’altra componente importantissima di Beckett, il grande rapporto che ha con il teatro.

Il drammaturgo scrive quest’opera nel momento in cui una sala sta per essere chiusa e, per me, nella cecità di Pozzo, c’è una forte componente edipica. Edipo solo nel momento in cui diventa cieco ‘vede’. Accade lo stesso con Pozzo che raggiunge la cecità proprio quando capisce di non poter diventare Godot.

Le sue ultime parole sono infatti superbe: ‘Partoriscono a cavallo di una tomba, il giorno splende un istante, ed è subito notte’.  

L’attesa, dicevamo, è il tema focale di tutta la pièce, attesa che non sfocerà mai nella realizzazione di alcunché. Quel Signor Godot, che nell’immaginario collettivo dovrebbe essere il protagonista indiscusso dell’opera, non si materializzerà mai sulla scena. Lo stesso Beckett, volutamente, depista spettatore e critica solleticandone la curiosità non svelando il mistero intorno alla sua figura e affermando: ‘se avessi saputo chi è Godot l’avrei scritto nel copione’. Il ventaglio di possibilità si espande: egli è visto come Dio, la Luce, il destino, la morte, la fortuna. È pur sempre emblema di astrattezza, di infiniti significati di attesa estrema, di esistenze vuote. E per Siravo chi o cosa incarna tale personaggio, chiediamo.

Godot è la ricerca dell’attesa, della divinità, della speranza che ci sia qualcosa al di là della vita, oltre o dentro essa. Da quando l’uomo ha la coscienza della morte cerca sempre qualcosa di consolatorio e lo stesso accade anche agli atei e agli agnostici. In fin dei conti poi Beckett dice che solo attraverso il teatro si può raggiungere la Verità.

‘Aspettando Godot’ è un trionfo di nonsensi, controsensi, contraddizioni, ma anche di differenze solo apparenti che esprimono la complessità della condizione umana nella sua esasperazione deformante. L’assurdità dell’esistenza, lo stravolgimento dei canoni drammaturgici, l’incoerenza tra volontà ed azione, i luoghi comuni, la banalità degli argomenti trattati, l’incomunicabilità. Ma si tratta comunque di un’assurdità plausibile, di una storia in cui tutto è, al contempo, straordinariamente reale e meta-reale.

L’uomo non sa nulla della vita, trascorre la sua esistenza solo, senza punti di riferimento, in una dimensione spazio-temporale inconoscibile. Si capisce perfettamente perché sia un testo molto amato e spesso rappresentato. Quale è stata in questo caso la scelta registica fatta e quale l’adattamento teatrale, chiediamo.

La cosa bella di questa versione di ‘Aspettando Godot’ è che è molto fedele al testo originale, non ci sono idee innovative che lo andrebbero in qualche modo a snaturare.

Tale edizione rispetta autore e testo e credo sia per questo che il pubblico l’apprezza così tanto. Dato che Beckett è uno degli esponenti maggiori del Teatro dell’assurdo alcuni pensano di inventare qualcosa seguendo la sua scia, ma forse non sono consapevoli che è la vita stessa ad essere diventata assurda e Beckett, paradossalmente, è diventato ‘normale’. Non si tratta più Teatro dell’assurdo, ma di teatro della normalità.

In attesa che la tournée raggiunga Napoli per poter assistere allo spettacolo, ricordiamo che il prossimo appuntamento con ‘Aspettando Godot’ è quindi dal 15 al 24 Gennaio 2016 al Teatro Parioli – Peppino De Filippo, Via Giosuè Borsi, 20, Roma secondo i seguenti orari:

venerdì 15 e sabato 16 ore 21:00
domenica 17 ore 17:00
martedì 19 e mercoledì 20 ore 10:30
giovedì 21 e venerdì 22 ore 21:00
sabato 23 e domenica 24 ore 17:00.

Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.